martedì 26 settembre 2023

Sinistra. L’errore delle concessioni argomentative al governo di destra

 


Il titolo è lungo e   complicato lo ammettiamo, però tocca una questione fondamentale. Quale? Quella dell’errore della sinistra di sposare le tesi del governo di destra. Per dire meglio: di accettare i presupposti argomentativi di Giorgia Meloni.

Che cos’è un presupposto argomentativo? È una premessa: una definizione da accettare in modo preliminare come base, diciamo teorica, per il successivo svolgimento di una certa azione.

In sociologia si parla di pre-assunto. Cioè di una visione dell’uomo ( lato antropologico), che rinvia a una definizione di ciò che accade, e di riflesso di ciò che può accadere. Visione che precede, dettandole, le decisioni, condizionando così la pratica sociale e politica (lato sociologico).

A questo pensavamo, leggendo su “Domani” un interessante articolo in cui si prova, dati alla mano, che, a differenza di quanto sostiene il governo di destra, non vi è alcun rapporto tra presenza in mare delle Ong e aumento degli sbarchi, il cosiddetto pull factor, evocato di Giorgia Meloni (*).

Ovviamente l’articolo smaschera l’inutile polemica della destra italiana con la Germania, sui finanziamenti di quest’ultima, proprio alle Ong. Il che va benissimo, però non è sufficiente.

Qual è il pre-assunto del Governo Meloni in argomento: che il diverso è pericoloso (concezione antropologica), e che il migrante di conseguenza, in quanto diverso, rappresenta un pericolo (concezione sociologica). Di qui la necessità, secondo il governo, di contrastare i migranti che rappresentano un pericolo per gli italiani.

Questo pre-assunto porta  con sé l’ inevitabile  insorgenza  di discussioni di pura lana caprina che vanno dalla distinzione tra migrante regolare e irregolare alla discussione sul pull factor.

Perciò, per la sinistra, accettare di scendere su questo terreno argomentativo significa aderire al pre-assunto della destra del migrante come un pericolo, sempre incombente, per gli italiani. Si fa, ripetiamo, un’importante concessione argomentativa al governo di destra.

Perché accade questo? Per la semplice ragione che la sinistra, al di là degli interessi elettorali (che in democrazia sono gli stessi per tutti i partiti), è profondamente divisa sul piano culturale, come prova in modo esemplare l’articolo uscito su “Domani”, tra libertarismo e solidarismo.

Ci spieghiamo meglio.

Essere libertari significa non porre limiti alla libertà di movimento degli esseri umani. Quindi il migrante, per il libertario, non è pericoloso né innocuo. Il migrante è un essere umano, portatore di un diritto alla felicità, che può intendere come meglio crede. Di conseguenza Ubi bene, ibi patria.

Essere solidarista significa invece sostituire al valore della libertà quello della solidarietà. Quindi il migrante, per il solidarista, va aiutato a realizzare il suo diritto alla felicità. Se per il libertario i costi della realizzazione della felicità ricadono sull’individuo, per il solidarista devono ricadere sulla società. Ubi societas, ibi patria.

Ora poiché la destra è radicalmente antilibertaria, soprattutto dove persiste ancora una tradizione conservatrice, per non dire fascista, ma altrettanto radicalmente solidarista in base però a principi nazionalisti – per capirsi Ubi patria, ibi societas -, la sinistra, che non è antilibertaria per principio, ma che al tempo stesso è solidarista, trova un fertile terreno comune con la destra sul piano della solidarietà, che però diventa fonte di continue e inutili divisioni.

Per quale ragione? Perché il solidarista di sinistra vuole estendere la solidarietà a tutta l’umanità mentre il solidarista di destra solo alla propria nazione. Qui il conflitto. Il che però diventa immediatamente un problema di costi e di istituzioni redistributive, lo stato in primis, ma anche di tipo internazionale. Il che, ripetiamo, genera conflitti – semplificando – tra liberal-socialisti e nazional-socialisti.

Questo atteggiamento solidarista della sinistra, che si potrebbe ricondurre a un’ idea di welfare state universale, la conduce a scendere sullo stesso piano argomentativo della destra, che invece guarda esclusivamente al welfare state nazionale. Tuttavia, una volta presa questa strada si finisce per discutere solo di mezzi e non di fini: l’individuo sparisce soppiantato dalla società. Al centro del dibattito spicca la distinzione tra società nazionale e società universale, l’una contro l’altra armata. Il che in concreto vede da un lato gli stati nazionali e dall’altro le istituzioni sovranazionali ( o comunque le grandi potenze che si arrogano, eccetera, eccetera). Purtroppo, Tertium non datur.

Pertanto cedere al solidarismo significa mettere in soffitta il libertarismo e spostare inevitabilmente la discussione sul piano dei costi. In fondo cosa rimprovera l’Italia alla Germania? Di finanziare le Ong. E la Germania all’Italia? Di non essere solidale con i migranti. E come risponde l’Italia? Chiedendo più finanziamenti europei. E così via lungo i tortuosi sentieri in salita del conflitto tra liberal-socialisti e nazional-socialisti.

Come può uscire la sinistra da questa spirale welfarista? Rifiutando di scendere sul terreno argomentativo della destra. Come? Recuperando la sua tradizione libertaria. Scegliendo, come dicevamo, l’ubertosa pianura della libertà individuale, dell’ Ubi bene, ibi patria.


Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/politica/italia/meloni-rilancia-la-solita-fake-news-del-pull-factor-ma-e-il-viminale-stesso-a-smentire-il-legame-tra-ong-e-sbarchi-wosi8yss .

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