Non c’è alcun fatto personale. Neppure la conosciamo. Forse incrociata, ma come studentessa tra tante altre, chissà, alla Biblioteca Gambalunga in età preistorica.
Parliamo di Nadia Urbinati, da Rimini, professoressa di scienze politiche alla Columbia University. Che negli editoriali per “Domani” si lascia andare, forse troppo. Un professore universitario, per dirla con Croce, che cattedre non aveva (e neppure lauree), dovrebbe invece “invigilare se stesso”. Disciplinarsi insomma.
Va però osservato che scrivere per i giornali, significa anche attagliare la penna al pubblico della testata che ospita. Il che non significa tramutarsi in Zelig nel senso di una tragicomica e mimetica dipendenza ambientale (si ricordi il film di Woody Allen). Tuttavia, piaccia o meno – ci siamo passati tutti – il giornalismo, soprattutto quando militante (poco vigilato…) genera un rapporto di sottotesto con il lettore: chi scrive dà impliciti alcuni presupposti che si presumono condivisi. Sicché si finisce sempre vivere tutti felici e contenti.
Ad esempio, il lettore “medio” del “Domani", dà per scontato, ma proprio nel senso del regime, che Giorgia Meloni sia fascista. Il che in parte è vero. Però, ecco, equiparare, quasi a livello di fotocopia, regime fascista e governo Meloni è un’esagerazione, che se ha un ruolo mitologico sul piano della propaganda politica, fa sorridere su quello dell’analisi critica: il piano più elevato al quale deve situarsi un professore quando scrive un editoriale.
Si prenda quello di oggi: ” Il governo thatcheriano per mero opportunismo”(*).
La professoressa Urbinati introduce la categoria dell’opportunismo politico per liquidare la politica economica del governo Meloni, che viene definita thatcheriana.
Come però? Dando per scontata la natura negativa delle politiche economiche “liberiste” (primo tacito presupposto condiviso con i lettori). Dopo di che non potendo fare marcia indietro sull’accusa di fascismo (secondo tacito presupposto condiviso con i lettori), si parla di thatcherismo di tipo opportunistico, perché il fascismo, (terzo tacito presupposto condiviso con i lettori), pur cambiando politica economica, sarebbe sempre al soldo dei ricchi. Sicché il cerchio argomentativo si chiude.
Si legga qui:
«Opportunismo è il termine chiave. Ci dice che la destra sociale o stato-centrica è figlia prima di tutto della contingenza. Se negli anni Trenta serviva lo stato dirigista oggi serve uno stato latitante e lassista. L’obiettivo è lo stesso: fare prima di tutto gli interessi di chi “crea ricchezza”».
Più avanti, irridendo al “malcelato pudore” dei ministri (“chi crea ricchezza”), la professoressa Urbinati si lascia andare e parla senza mezzi termini di “filosofia primitiva” e di “una rapace classe socio-politica”. Ovviamente evoca Gramsci.
Citazione, questa sì, opportuna: perché un’analisi del genere è roba da Komintern, ancora fresco di “Guardia Bianca”, non da professore universitario. Non c’è altro da aggiungere.
Perciò delle due l’una. O la professoressa Urbinati crede in quello che scrive, o attaglia la penna al pubblico di “Domani”, come detto, lasciandosi andare.
Nel primo caso, dispiace dirlo, rientra nella tipologia dei cattivi maestri. Nel secondo in quello della romagnola sanguigna. Benito Mussolini e Raul Casadei lo erano. Perciò anche la professoressa Urbinati avrebbe sempre voglia di discutere. Come si dice da quelle parti, in particolare a Rimini e dintorni: “Te te propri voia ad zuca zala!”…
In tutti e due i casi, da un professore universitario ci si aspetterebbe qualche cosina di più… O no?
Carlo Gambescia
Qui: https://www.editorialedomani.it/politica/italia/governo-thatcheriano-opportunita-h9sluzsj .
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