Sono o non sono i migranti un problema sociale? Dalla risposta a questa domanda dipende l’atteggiamento della politica e dei cittadini nei riguardi del migrante. Però sotto c’è dell’altro. Se il lettore avrà la pazienza di seguire il nostro ragionamento lo scoprirà.
Un passo indietro. Con il termine migrante si usa indicare chiunque si sposti, e per qualsiasi ragione, verso nuove sedi, di regola da un paese all’altro. Parliamo di movimenti collettivi, di natura mimetica, sociologicamente rilevanti, sebbene le motivazioni siano di natura individuale.
Il termine richiama giustamente quei fenomeni migratori che osserviamo in natura, ad esempio la migrazione stagionale di alcune specie di volatili verso lidi più caldi. Su quest’ultimo fenomeno, in linea di principio nessuno ha nulla da ridire. Anzi, spesso nelle città, ad esempio all’inizio dell’autunno, si osservano con piacere le fantastiche evoluzioni che compiono nel cielo queste magnifiche schiere alate. Meno graditi sono gli escrementi che piovono sulle strade. Ne segue, quasi sempre invocato-evocato dai cittadini, l’ intervento delle autorità pubbliche che provvedono alla pulizia delle strade e all’allontanamento dei volatili, dai centri storici, ricorrendo a varie tecnologie.
Qualche lettore penserà che siamo impazziti. In realtà l’atteggiamento umano verso le migrazioni dei volatili riflette l’atteggiamento culturale dell’uomo verso ciò che è fuori di sé e che non può controllare direttamente, in particolare il “diverso”. Parliamo di reazioni, altrettanto mimetiche, contrastanti che vanno dall’ammirazione al fastidio.
Quindi un nesso tra uomini e uccelli esiste. Però – ecco il punto qualificante del nostro ragionamento – il migrante umano, proprio perché tale, dovrebbe vedersi attribuito un rispetto maggiore. E invece no. Se ne chiede, così ripete questa destra che oggi governa, l’allontanamento ancora prima che si alzi in volo, per così dire. Per la destra, che si dice interprete di un comune sentire, il migrante è perciò un problema sociale. Bisogna impedire al migrante di “deiettare” sull’Italia. Di qui quell'arcaica mitologia, a scopo propagandistico, per amplificare il pericolo delle “deiezioni”
Quanto alla sinistra, va detto che è giustamente affascinata dal volo degli uccelli… In altri termini, dal volo verso l’Italia del migrante. Non nega i pericoli di “deiezione”, quindi non nega l’esistenza del problema sociale, ma al tempo stesso ritiene che sia possibile gestirlo, anche perché, come si ripete altrettanto giustamente, non è possibile impedire un fenomeno fisiologico come il “volo”. Che viene giustamente visto come il prolungamento ideale della libertà umana: qualcosa di consustanziale all’essere umano, anche quando si trovi, per disgrazia o colpa, rinchiuso in una prigione.
Riassumendo: la destra, che si comporta contro natura – la natura sociale e migratoria dell’uomo – teme e rifiuta le migrazioni; la sinistra invece, dal momento che accetta la natura in quanto tale, ammira in particolare le magnifiche evoluzioni in cielo, per così dire, dei migranti.
Per dirla in chiave metapolitica: la destra esclude, la sinistra include. La destra amplifica le “deiezioni”, la sinistra minimizza. Si badi bene: i fenomeni dell’esclusione e dell’inclusione sono altrettanto naturali, come il “volo” del migrante umano. Sono dinamiche presenti in ogni società storica negli ultimi cinquemila anni. Certo, sono dinamiche non prive di conseguenze sociali. Che però non si possono ignorare né cancellare.
Bisogna invece prenderne atto. Ecco il punto fondamentale: la consapevolezza di questa dinamica metapolitica (inclusione ed esclusione) come pure della naturalezza dei fenomeni migratori (necessità di “volare”). Si chiama realismo politico.
Cosa vogliamo dire? Che una classe politica che si rispetti (discorso però da estendere all’intera classe dirigente) davanti a questi fenomeni, proprio perché insopprimibili (inclusione, esclusione, migrazione) deve sapere che ogni decisione in un senso o nell’altro avrà precise conseguenze: una politica esclusiva, o “securitaria” come si dice, si appoggia su una pericolosa retorica del capro espiatorio, vede solo “deiezioni”, per contro un politica inclusiva, li ignora quasi del tutto, e designa come capro espiatorio la destra, vista come nemica.
Qualunque politica si scelga, se ci si perdona l’espressione, non sarà mai una passeggiata di salute. In realtà, non esistono politiche inclusive ed esclusive prive di costi sociali. Diciamo che la posizione della sinistra è più in linea con il fenomeno naturale delle migrazioni, rifiutato invece a priori dalla destra.
Però, al di là delle scelte morali che tanto appassionano (forse troppo), si evidenzia – ecco il fatto grave – sia a destra che a sinistra una mancanza totale di realismo politico. Anzi, diremmo metapolitico.
Quel che sta accadendo in questi giorni, è ciò che è sempre accaduto nei mesi estivi, quando le condizioni climatiche si fanno più propizie per traversate e sbarchi. Enfatizzare tutto questo, come se dovesse durare anche nei prossimi mesi, quando le condizioni climatiche si faranno avverse, significa favorire, a destra come a sinistra, una specie di conflitto politico e sociale per impedire o favorire che ogni giorno il sole sorga e tramonti.
Dal punto di vista dell’analisi metapolitica tutto ciò è ridicolo. Eppure…
Carlo Gambescia
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