sabato 16 settembre 2023

Caro Ferrara, chi mena per primo…

 


Ne scrivevamo proprio ieri (*). Perciò è di conforto che, in questa seria crisi politica, anche Giuliano Ferrara, “ateo devoto”, abbia intuito il potenziale pericolo per la liberal-democrazia del dio, patria e famiglia, evocato a gogò da Giorgia Meloni.

Come pure che fiuti il pericolo degli accoppiamenti poco giudiziosi tra Giovanni Orsina e una destra nazional-cattolica. Del tipo “cura e militar”, come si legge nel terzo volume della tetralogia di José María Gironella, per bocca di Julio, “el policía”, massone e repubblicano. Questa era la ricetta del caudillo Franco, uscito vincitore dalla guerra civile spagnola. Questo era il nazional-cattolicesimo. Con la “guardia civil” sulle spiagge a controllare che i bagnanti, anno di grazia 1940, si togliessero l’accappatoio solo al momento di entrare in acqua, come imponeva la pia chiesa spagnola.

Ferrara riconosce all’avversario (che sarebbe meglio chiamare nemico) una dignità culturale che non possiede, né merita. Mantovano, il “compassato magistrato” scriveva su “Pagine Libere”, rivista della Cisnal, diretta da un colto gentiluomo, Ivo laghi, che, contro i reazionari di destra, con i quali si schierava Mantovano, difendeva la modernità del sindacalismo rivoluzionario. Laghi era decisamente contrario  il ritorno alla società corporativa agognata da Maurras, poi finito nelle braccia di Hitler, potenziale beniamino – Maurras non Hitler – di Mantovano.

Ferrara cita Cantoni, e come al solito da post-gramsciano e post-leniniano scorge raffinate strategie culturali. E si diverte a costruire genealogie, eccetera, eccetera. A volare alto, come sa fare, anche bene.

In realtà, per citare un cattolico liberale vero, Manzoni, invece di cercare lontano si deve scavare vicino. Nell’orto del fascismo dei preti di parrocchia che benedicevano i gagliardetti, nemici della monarchia liberale, perché massonica, disposti a seguire, in nome del dio, patria e famiglia, Mussolini e la “crociata italica” fin dentro Salò.

L’odio verso il mondo moderno si coniuga perfettamente con il fascismo. Che, come scriveva Evola, non era che una dell’incarnazioni, transeunte e rozza, dell’eterna idea di Tradizione (con la maiuscola).

Va anche detto che Evola era fieramente ghibellino, quindi Ferrara nella sua genealogia commette un errore: Cantoni e Mantovano non sono mai stati né evoliani, né evolomani. Antimoderni sì. Ma in chiave “cura e militar”. Nazional-cattolici, come i franchisti della prima ora.

Per tornare a Giovanni Orsina, sul quale Ferrara sembra sospendere il giudizio, va detto che, se esiste “un’operazione… spericolatamente ambiziosa” come scrive Ferrara, Orsina sbaglia due volte, come storico e come liberale. Anche tre, perché firma, seppure di rimbalzo, sul “Giornale”, ormai lontano anni luce dal liberalismo dei Montanelli, dei Zappulli, dei Matteucci, dei Romeo.

Più seriamente. Orsina erra come storico, perché sembra aver dimenticato che il fascismo conquistò il potere grazie alla complicità delle varie istituzioni, chiesa inclusa. Come liberale, perché sembra non aver capito la lezione di quei liberali falliti come Salandra.

Ovviamente, non siamo davanti al tumultoso ritorno delle camicie nere a Montecitorio, però la forma mentis, antiliberale, anticapitalista, antiparlamentare, è la stessa. E come allora si parla di restaurazione dei sacri valori rappresentati da dio, patria e famiglia. Esiste  e torna a galla, più vivo che mai,  il  richiamo a una specie di fascismo da basso continuo,  profondo, populista, da giornata particolare...  Come del resto ha illustrato il "caso"  del libro di Vannacci  in testa alle vendite...   

La china è pericolosa, Ferrara lo ha capito. Però dovrebbe essere più esplicito, più diretto. Meno ghirigori.Soprattutto verso i possibili fiancheggiatori come Orsina e i necrofori della democrazia liberale come Mantovano. Le genealogie deliziano il palato degli intenditori e degli ospiti delle terrazze romane. Però da Scola a Sorrentino, ne è passata tanta di acqua sotto i ponti di Roma.

Caro Ferrara (pardon,  per l’eccesso di confidenza): “Ah ah ah ah… A far l’amore comincia tu.  Ah ah ah ah… A far l’amore comincia tu”. Anzi la guerra. Perché così finirà… E come dicono dalle  parti di Porta Settimiana,  chi mena per primo…

Carlo Gambescia

(*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2023/09/giovanni-orsina-e-la-sindrome-di.html .

Nessun commento: