domenica 17 settembre 2023

Intelligenza artificiale e democrazia dei ciucci

 


E così Salvini parla  in francese meglio di chiunque lo abbia studiato fin dalle scuole medie e poi approfondito da adulto, leggendo, giornali, libri, eccetera. Miracoli dell’intelligenza artificiale. Todos Caballeros.

Però prima la notizia.

«Salvini poliglotta, dal francese fluente, si rivolge in un video diffuso attraverso i social ai cugini d’oltralpe per invitarli al raduno di Pontida. Ma il leader della Lega si mette al riparo dalle tempeste che il popolo della rete ha riservato a suoi colleghi, al primo accento sbagliato. E sfrutta l’intelligenza artificiale per un francese impeccabile, senza ricorrere a interpreti, ma con la sua voce naturale, ricreata dall’intelligenza artificiale. Utilizzando l’innovativa piattaforma IA HeyGen, Matteo Salvini ha registrato il video in italiano, ma il bot ha tradotto e doppiato all’impronta il testo, con una perfetta corrispondenza tra il labiale e il discorso» (*).

Non si capisce se questo programma potrà essere applicato alla parte colloquiale dell’incontro. Nel senso di un “doppiaggio” automatico, in tempo reale, senza la mediazione di un interprete umano. Al momento, crediamo non sia ancora possibile. Ma in futuro, anche prossimo, chissà.

Se sarà così, lo studio delle lingue, che implica soprattutto la conoscenza della cultura, della storia, del costume, il tocco magico dell’uomo, si tramuterà in qualcosa di funzionale. Ci spieghiamo meglio.

Cosa può accadere ? Che uno strumento, quindi un mezzo, come l’intelligenza artificiale, frutto della cultura umana, rischia di trasformarsi, in termini di fini, in un nemico della stessa cultura umana che lo ha inventato. Per farla breve: la funzione (il mezzo) ha la meglio sul fine (la cultura)

Crediamo che l’intelligenza artificiale offra un ottimo esempio di due fenomeni che i sociologi conoscono bene: 1) dell’ambiguità dei mezzi, cioè, come detto, della tecnica, come scienza applicata ( quindi un mezzo), che si sostituisce alla conoscenza autentica di una lingua ( il fine); 2) degli effetti imprevisti delle azioni sociali: tanti scienziati che operano in sedi diverse, che credendo di perseguire il bene per se stessi e/o per gli altri, traducono in realtà il male per tutti (o quasi).

Il punto però non quello di imitare i tradizionalisti di ogni risma per prendere posizione contro la scienza e la tecnica. Perché coloro che amano sul serio la cultura, e sono sempre stati pochi, continueranno a studiare seriamente  la lingua francese. Quindi la “fiaccola” resterà comunque accesa. E in questo si deve trovare la forza  morale  per andare avanti.

Anche perché, da un punto di vista funzionale, occorrerà sempre chi conosca – stiamo semplificando – quel “doppio senso” o “sottotesto” racchiuso nelle lingue, conoscenza  profonda che nasce dall’intuizione che può avere solo il singolo studioso – l’essere umano non una "macchina"  – della storia e del costume della lingua studiata e parlata.

Pensiamo a un “approccio” umanistico, che, come ci dicono, basicamente inibito all’intelligenza artificiale che, al momento, assembla il già conosciuto. Detto altrimenti, almeno per ora,  l'intelligenza artificiale  continuerà  a  privilegiare il noto all’ignoto.

Però non si possono escludere sviluppi di tipo funzionale e afinalistico, quindi imprevisti se non addirittura perversi (si vuole il bene si ottiene il male). Ai quali sarà difficile porre rimedio. Dal momento che la scienza è anche istituzione, quindi tecnica, e di conseguenza potenza e politica. In una parola, risorsa politica, al servizio di un gruppo sociale (politici, scienziati, uomini d’affari, eccetera),  risorsa da usare per conquistare e mantenere il potere. Insomma sarà difficile porre paletti.  E pensiamo a tutti i campi, non solo alle lingue straniere. Si rischia la cultura del pappagallo che ripete sempre le stesse cose, cultura  funzionale alle istituzioni.

Al momento però, se ci si passa l’espressione, Salvini resta un ciuccio. Presuntuoso ma ciuccio,  perché così sono tutti capaci di parlare una lingua straniera.

E qui va fatta un’ ultima riflessione, diciamo velenosa: un’applicazione come l’intelligenza artificiale che consente di promuovere a professore il ciuccio, per intendersi, quel “così tutti sono capaci”, rappresenta la naturale continuazione della democrazia con altri mezzi.  Quelli della tecnica.

Democrazia dei ciucci ovviamente. Esiste però una democrazia che non sia dei ciucci? La risposta ai lettori.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/politica/news/2023-09-17/lega-salvini-intelligenza-artificiale-video-francese-invito-pontida-23067752/ .

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