Un articolo di Alberto Bagnai
Problemi di metodo
Di Alberto Bagnai ci siamo già
occupati (*), evidenziando i limiti di un approccio, per dirla con i professori
di una volta, precipuamente economico. Allora, qualcuno penserà, perché accanirsi, visto che Bagnai è un
economista, e in quanto tale… Giusto, però quel che stupisce è che il Nostro si lasci tentare, ormai sempre più spesso, da analisi storiche e sociologiche alla Toynbee sul destino
del capitalismo. Il che comprova, dispiace dirlo, un uso improprio della scienza economica… E di questo desideriamo parlare. Perciò, a proposito di un suo recente articolo (**), avanzeremo solo alcune osservazioni di metodo (e non di merito).
Un passo indietro: compito
dell’economista, come scienziato, è quello di risparmiarsi voli pindarici (cosa che invece si rimprovera a storici e sociologi), dal momento che più i tempi previsionali si
allungano, più si rischia di entrare nell’ambito della meteorologia economica. Sicché, punto uno, mai violare la regola del ceteris paribus ( date certe
condizioni e non altre…) ; punto due, mai commettere l'errore pars pro toto, usando dati statistici limitati, imprecisi e non confrontabili per trarre conclusioni generali; punto tre, mai confondere piano cognitivo interno (le cose come sono
per l’osservato) e piano cognitivo esterno (le cose come sono per
l’osservatore), ignorando il necessario fundamentum divisionis di qualsiasi
corretta analisi conoscitiva.
Ora, nell'articolo citato: la parità di condizioni cognitive non è osservata,
perché si confrontano due “tipi” differenti di capitalismo, produttivista e
finanziario (punto uno); i dati statistici usati, per costruire gli effetti di ricaduta delle due tipologie, riguardano, rispetto all’intera storia del
capitalismo, un ridotto arco temporale, poco per giungere a conclusioni generali (punto due); non si evade dal piano cognitivo interno,
perché l’analisi sposa una “derivazione” welfarista del capitalismo, tesa a razionalizzare, ad usum delphini, il produttivismo rispetto alla finanziarizzazione
(punto tre).
Concludendo, troviamo lecito che
uno scienziato come Bagnai debba avere le sue opinioni sul destino del capitalismo, quel che contestiamo è il tentativo di
presentarle come scientifiche.
Carlo Gambescia
Ho letto, signor Armando, grazie. Ma risponderò solo a commenti formulati dal professor Bagnai in persona: al Messia non al suo profeta :-) Passo e chiudo.
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