Il cosiddetto Quartiere a Luci Rosse di Roma: chi paga?
La solita sinistra che si vuole fare
bella a spese dei cittadini…
Nell’ immaginario della sinistra
romana - da Marino al minisindaco dell’Eur
che ha avuto la bella l’idea
- il Quartiere
a Luci Rosse ha un solo significato:
poter annunciare in pompa magna al mondo che anche Roma ne ha uno. E che
quindi - udite, udite! - l’
ex Città Santa è veramente moderna come Amsterdam (*).
Quando però si va a leggere in
che cosa consiste, si scopre la fregatura: una strada dedicata fuori Eur, con
qualche palo della luce in più, un pugno di madri badesse in divisa (loro malgrado s'intende...) e alcuni operatori sociali che invece di coperte distribuiscono condom e consigli (sai che risate i papponi…).
Una presa in giro, perché, come si legge, nei veri
Quartieri a Luci Rosse i comfort sono ben altri... E poi ad Amsterdam il
sesso-pay paga le tasse. Mentre in Italia, se il "modello" romano
dovesse prendere piede, sarà a
spese di tutti, anche dei non
frequentanti. Chi pagherà i vigili? E le unità di
strada addette al “monitoraggio”? Noi cittadini, of course.
Che dire? Ennesimo caso di individualismo assistito made in Italy, a spese dei contribuenti. A prescindere dall' "utilizzazione finale" o meno del servizio... E solo perché la sinistra possa farsi bella. A parole, ovviamente. Ma vaf…
Carlo Gambescia
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