Il libro della settimana: John Médaille, Distributismo, Edizioni Lindau,
Torino 2013, pp, 352, euro 27,00 (recensione a cura di Giuliano
Borghi).
http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1471 |
Ho
ritrovato incidentalmente, mentre leggevo Sottomissione
di Michel Houellebecq, una conoscenza perduta:
Distributismo. Si tratta di
quella teoria filosofica ed economica, alternativa al capitalismo e al
socialismo, sapidamente definita da G.B. Shaw ChesterBelloc pensiero, messa a punto da H. Belloc nel 1912 nel suo Stato servile e nel 1925 da G.K.
Chesterton nel suo Il profilo della
ragionevolezza (*), dove appare evidente la lezione bene appresa dalla Rerum Novarum di Leone III
Ad
esso è dedicato lo studio di John Médaille (**) , autorevole docente di
Teologia ed Economia presso l’università di Dallas, Distributismo, disponibile in Italia dal 2013 per le edizioni
Lindau,Torino, nel quale con meritevole chiarezza
l’autore riflette criticamente, lungo una prospettiva interdisciplinare, sugli
attuali sistemi economici e mette a fuoco uno sguardo diverso sulla teoria economica
finora dominante.
Mèdaille
sa bene che al momento attuale manca una elaborazione della teoria economica
del distributismo, capace di fissare una pratica economica alternativa, ma si
impegna brillantemente a tracciare la strada, nel capitolo18, che il
distributismo suggerisce. Scrive, infatti: da
qualche parte il Saggio ha affermato”la filosofia è facile, è l’impianto
idraulico che è difficile. Il saggio ha ragione: dobbiamo diffidare dei sistemi
che esistono solo nella mente, ma che non si sperimentano mai sul campo. E’
solo nel mondo reale che possono esse testati e solo sulla base di questi
risultati dovremo prendere una posizione... quindi solo la pratica rappresenta
l’unico criterio di giudizio dei sistemi sociali.
In
coerenza con questo, nel suo libro, Médaille mette in luce, in un complesso di
analisi critiche dei problemi fondamentali che intristiscono l’attuale
situazione politica, economica e culturale, quattro principi che sono
sicuramente suscettibili di una pratica, purché lo si voglia.
- Capitale e lavoro devono essere riuniti, determinando le condizioni che
consentano a chi lavora di farsi padrone dei mezzi di produzione. Tale riunione
può propiziare una più alta qualità del lavoro, una partecipazione più sentita
e più efficace all' impresa lavorativa, una distribuzione più equa delle
risorse e delle ricchezze, così da mettere in un più stabile equilibrio il
gioco della domanda e della offerta. La pietra angolare del distributismo è che
un sempre più grande numero di piccole imprese di proprietà privata giovi alla
società, per quello che consente una maggiore libertà economica, e quindi
politica, per il cittadino. Non è più accettabile che il momento della
produzione della ricchezza sia separato da quello della sua distribuzione. In
altre parole, efficienza e giustizia distributiva devono procedere assieme,
scrive Médaille con decisione nel cap.6, facendo rievocare nel lettore la suggestiva metafora dei due cavalli
tratteggiata da Platone nel Fedro.
- Ri-formazione del sistema bancario, sovranità monetaria a titolarità esclusiva
dei cittadini, rigetto dell’usura, rifiuto dei monopoli, della spesa
anticoncorrenziale e delle transazioni nelle quali solo una parte è tutelata.
- Potere decisionale delle singole categorie del lavoro in materia della
tassazione, del sistema previdenziale e pensionistico e della formazione.
Partecipazione diretta delle persone alle decisioni pubbliche vitali per la
loro esistenza.
- Tutela dell’autonomia politica ed economica delle famiglie mediante
l’istituzione del reddito di cittadinanza.
Quello
che tiene tutto assieme è il principio di sussidiarietà, sottolinea Médaille
nel cap.13, per il quale l’organizzazione
del livello più alto può giustificare la sua esistenza solo in funzione del
sostegno necessario che essa dà a quella di livello più basso. E più avanti
… un punto importante che deve essere
chiarito circa la sussidiarietà è che non solo il controllo dovrebbe essere il
più locale possibile,ma pure i finanziamenti. Complementare alla
sussidiarietà va compresa la solidarietà. La
sussidiarietà dà la dimensione verticale della vita, mentre la solidarietà
fornisce la dimensione orizzontale, che ci collega con il bene comune e ci
spinge ad agire per il bene di tutti.
Appare
evidente, allora, la necessità di una filosofia pratica che combini sia la giustizia che la libertà... riformulando l’economia
come la scienza della economia
politica…e la reintroduzione della questione della giustizia in questa
scienza.
Tanto
basta, queste note avendo la mera funzione di trailer alla visione e alla
lettura di un libro che obbliga a pensare e nel quale ci sono ben più cose di
quante ne contenga la rapsodica presentazione.
Efficienti
almeno, si spera, a stimolare la consapevolezza che le questioni economiche
coinvolgono tutti, o come attori, o come succubi delle azioni altrui.
E
ad aprire, di conseguenza un più ampio dibattito.
Buona
Lettura!
Giuliano
Borghi
(*) Recensito da Carlo Gambescia: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2011/10/gilbert-k.html .
(**) Si veda l’interessante intervista al
professor Médaille: http://lavocedilazzaro.blogspot.it/2012/09/uneconomia-diversa-e-possibile.html .
Giuliano Borghi, docente di filosofia politica nelle università di Roma e Teramo. Ha pubblicato studi su Evola, Platone, Nietzsche, il pensiero tragico e la filosofia della crisi. Si occupa in particolare dei rapporti tra pensiero politico ed economico dal punto di vista dell'antropologia filosofica.
Grazie! Ho messo un link in questa pagina: https://initaliano.wordpress.com/distributismo/
RispondiEliminaSpero non Le dispiaccia.
Buona domenica. Umberta Mesina
Grazie (anche a nome dell'amico Giuliano). Anche a lei!
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