Il discorso di insediamento di Sergio Mattarella
Più a sinistra di Giovanni Leone
Non c’è stata una sola parola sui gay né sull’armamentario laico d’assalto. Qualcuno da destra, dirà
meglio così. Risponderemo più avanti. Mattarella, tuttavia, non ha parlato neppure di
privatizzazioni, di tasse elevate da tagliare, della necessità di ridurre il ruolo dello stato,
scontentando così i (rari) modernizzatori. Nel suo discorso d’insediamento ha semplicemente riproposto la minestrina riscaldata della centralità della Costituzione, del Parlamento, dell’Europa... E dell'immancabile Cittadino. Per il quale “ il volto della
Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale,
il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici
pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli
italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi”. Sembra di risentire il Giovanni
Leone dei discorsi di fine anno... E poi: chi ha
detto che la scuola, il museo, l’ospedale e perfino il municipio (si pensi solo
agli sprechi e ruberie delle partecipate) debbano essere pubblici? I sindacati, la sinistra, i burocrati dello stato e delle regioni... Insomma, quei parassiti che continuano a dominare , anche retoricamente, un discorso pubblico, paternalistico nella forma e corporativo nella
sostanza, perché teso a difendere posizioni acquisite.
Ma cosa è stato fatto negli
ultimi venti anni per cambiare i termini del discorso pubblico? Le
responsabilità della destra, colpevole
di aver continuato a parlare lo stesso
linguaggio paternalistico della sinistra, sono gigantesche e imperdonabili. Non si è fatto nulla per veicolare valori liberali
puntando sulle riforme radicali della Costituzione, del mercato, della pubblica
amministrazione, della sanità, della
magistratura, nel campo dei diritti civili
( così rispondiamo…). Alla questione del lavoro ha dovuto mettere mano Renzi. Incredibile. Eppure i voti c’erano, ed erano anche tanti...
Forse troppi per un pugno di rissosi imbecilli politici: la pavidità, la cupidigia, la stupidità hanno impedito qualsiasi spinta innovatrice. E dal momento che la politica non conosce il vuoto, al
Quirinale ora è salito un nipotino di Giovanni Leone, però spostato a sinistra come impongono i nuovi
equilibri politici imposti da Renzi.
E tutti giù ad applaudire.
Carlo Gambescia
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