Guido Vitiello e la storia "controfattuale"
E se Evola fosse morto nel 1919?
Julius Evola, “Mazzo di fiori” - ca. 1918 (Fonte: http://www.fondazionejuliusevola.it/Quadri/MazzodiFiori.htm ) |
Ieri sul Foglio Guido Vitiello, fantasista delle idee, si è prodotto più per i grandi che per i piccoli, in
un divertente esperimento
di prestidigistoria della filosofia, per la precisione di storia “contro fattuale”, tipo, se il tale pensatore fosse morto ancora giovane, allora eccetera, eccetera.
Scrive il buon Vitiello: “ Per esempio: il viaggiatore nel
tempo con la sua
ventiquattrore si presenta a Basilea intorno
al 1870 e bussa alla porta del
giovane filologo Friedrich
Nietzsche. In una mano tiene una capsula di cianuro, nell’altra una foto di
Massimo Fini in Ray-Ban. Scrivi pure
“la nascita della tragedia”, gli dice, guarda che tragedie ne nasceranno: ecce
homo. Siamo certi che il filosofo dell’amor fati ripeterebbe il suo grande sì ?”:
Estendiamo l'esperimento alla cultura
della destra post-fascista.
Intanto,
quanto a Nietzsche, non ci saremmo cuccati neppure l’iperattivo Buttafuoco, ora spin doctor di Salvini ( ognuno, ovviamente, ha
il superuomo che si merita). Mentre se
Evola fosse morto sotto il famoso bombardamento
alleato viennese, 12 maggio 1945, passeggiando per la
Schwarzenbergplatz non
ci saremmo risparmiati Marcello Veneziani, tronfio consigliere
amministrazione Rai con Rivolta
contro il mondo moderno sottobraccio, scritto dal Barone,
purtroppo, nel 1934. Quando
far morire Evola, allora? Diciamo, nel suo periodo pittorico? Durante
la grande Esposizione
futurista di Palazzo Cova, Milano 1919? “Lei è giovane ma così bravo. Prego,
venga a prendere un caffè da noi”. Lunga
vita invece a Carl Schmitt: Gennaro Malgieri non ha mai capito un cazzo del suo
pensiero.
Tutto
qui? Ci sarebbe
Cardini. Non che abbia
figliato chissà quali
allievi: se la canta e se
la suona in compagnia di se stesso. Ma
se l’Arno nel 1966, straripando - molto prima del suo ego - lo avesse sorpreso, mentre si attardava sotto
la pioggia, tutto bagnato, con
due borse gonfie di vecchi libri ( "i suoi tesori"), sul
Lungarno degli Acciaiuoli…
Carlo Gambescia
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