Il libro
della settimana: George Macaulay Trevelyan, Scene della guerra d’Italia, Edizioni di
Storia e Letteratura, Roma 2014, pp. 178, Euro 24,00 ( recensione a cura di
Teodoro Klitsche de la Grange ).
http://storiaeletteratura.it/scene-della-guerra-ditalia/ |
La mancanza di consapevolezza storica e la
critica ad un’Italietta considerata di “classe”, fanno sì che oggigiorno non
sia neanche sospettato che l’esito favorevole all’Intesa della I guerra
mondiale fosse ritenuto, da tanti contemporanei, determinato dall’intervento
italiano.
A ciò ha contribuito anche la propaganda e la
storiografia francese e inglese (nonché americana) portata a ritenere decisivo
il fronte occidentale e l’intervento U.S.A.
(il cui effetto fu sul piano politico importante, ma su quello militare di
scarso rilievo). Diversamente pensavano Pareto, buona parte del Quartier
generale tedesco e altri: tra questi Trevelyan, che durante la guerra comandò un
reparto inglese di autoambulanze operante sull’Isonzo.
Scrive Trevelyan che già la proclamazione della
neutralità italiana nel 1914 “salvò la Francia sulla Marna, permettendole di sguarnire
la frontiera alpina”.
L’intervento a fianco dell’Intesa secondo lo
storico inglese fu la logica conclusione del Risorgimento: gli idealisti (cioè gli
interventisti) “videro nella guerra contro le Potenze Centrali l’unica via per
salvare l’indipendenza, le tradizioni, l’anima della Patria”. Essi erano “il
partito dell’idealismo, del governo democratico e libero, e dell’unità
nazionale – tre principi che in Italia sono legati l’uno all’altro, perché
erano stati i tre principi del Risorgimento che aveva creato lo Stato”.
Nelle giornate di maggio la decisione d’intervenire
fu presa per le manifestazioni popolari “Il popolo d’Italia, quando si desta, è
assai più formidabile del Parlamento. In tempi ordinari, il Parlamento
amministra il paese; ma i suoi atti non suscitano quell’interesse costante e
appassionato che gli affari parlamentari destano in Inghilterra. L’Italia non è
una grande nazione parlamentare, ma una grande nazione democratica”. Quanto a
Caporetto scrive Trevelyan “Il cataclisma scoppiò come un fulmine a ciel
sereno. Rovinò quasi l’Italia e per poco non compromise la causa degli Alleati,
ma finì per dare alla prima rinnovati propositi e una nuova disciplina
nazionale, ai secondi una più stretta unità”; e addebita la disfatta di
Caporetto (in un certo modo, come Cadorna) agli “elementi inesperti e non
lodevoli mandati in quell’autunno, per trascuratezza, a Caporetto… È noto che
questi erano composti, in buona parte, da parecchie migliaia di operai dei
proiettifici, che avevano preso parte alla sommossa di Torino, di poco
precedente. Radunare questi uomini a Caporetto, per punizione, non fu certo
un’idea molto felice”. Tuttavia la durezza della guerra era tale che “non il
fatto che la ritirata avvenne richiede per me una spiegazione, quanto il fatto
che non avvenne prima, e che l’esercito e il popolo d’Italia si ripresero e
ricostruirono il proprio «morale» imponendo a se stessi una disciplina nuova e
migliore”.
A ciò contribuì la nuova direzione politica
(Vittorio Emanuele Orlando) e militare (Diaz): un grande successo fu la
battaglia del Solstizio in cui fu respinta l’ultima offensiva austriaca. E che
fu il prologo di Vittorio Veneto.
Al di là di come oggigiorno possono valutarsi
quegli avvenimenti e le conseguenze che ne sono derivate (l’inizio della
decadenza dell’Europa, la disastrosa pace di Versailles, il “secolo breve”)
queste pagine di Trevelyan servono a ricostruire una verità dimenticata, anche
per l’orgoglio francese ed inglese: che il fronte italiano non fu teatro di una
guerra secondaria, che non fu una guerra “da poco” e, soprattutto l’intervento
italiano fu decisivo per la vittoria degli alleati.
Teodoro Klitsche de la Grange
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del
trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2014).
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