La crisi ucraina
Il nemico non è Putin
Parlare
di accerchiamento della Russia è eccessivo, considerate le dimensioni di un
colosso geopolitico che si estende da un continente al’altro. Tuttavia la Cina non è del tutto amica (
o comunque sempre molto cauta nei riguardi degli ex correligionari) mentre in Europa gli equilibri passati (quando a
Mosca governavano gli zar rossi) sono
mutati a favore dell’Occidente. Si pensi solo agli aerei Nato schierati in Polonia e al rovesciamento
di alleanze che ha condotto sotto l’ala
dell’Occidente la totalità degli stati
ex Patto di Varsavia. Di qui, la reazione russa, chiaramente autodifensiva.
C’è
chi ritiene che la “reconquista”
dell’Occidente a Est abbia raggiunto il punto limite. E che perciò sarebbe
saggio sull’Ucraina fare un passo indietro, puntando, per il momento, sulla
cessazione della guerra, sullo status quo e di conseguenza sulla sua divisione in
due sfere d’influenza, cercando di far ragionare i microsciovinismi confliggenti sul campo. Siamo totalmente d'accordo.
Sotto
questo aspetto Francia e Germania (del resto l’Europa, almeno per ora è un
condominio franco-tedesco), sembrano avere le idee più chiare degli Stati Uniti ( difficile dire se ciò sia
frutto di una strategia intenzionale), il cui Presidente Obama, come riconoscono
molti osservatori, è figura politicamente inadeguata alla gestione di crisi del
genere: negli Usa, utilizzando categorie occidentali, si crede ancora che il
popolo russo, messo nell’angolo dalla
crisi economica e politica, si rivolterà come un sol uomo contro il "dittatore" Putin. Ora, a parte la lunghezza dei tempi per un processo del genere, i russi,
privi di tradizioni liberali e democratiche ma fortemente nazionalisti e
anti-occidentali, al contrario, continueranno a stringersi, soprattutto nell’immediato,
intorno all’ex ufficiale del Kgb.
In realtà, l’Occidente
- soprattutto gli Stati Uniti - dovrebbe capire che oggi il nemico principale è altrove
ed è rappresentato dal terrorismo jihadista e dalle
entità politiche in fieri che si
ispirano a tale pericolosa ideologia. Di qui, la necessità di scorgere nella Russia un
potenziale alleato. O comunque - come la vedrebbe il grande Bismarck - un contendente da orientare verso altre direzioni e mai, come alcuni stupidamente sostengono, alla volta di una nuova guerra fredda. Inoltre, cosa fondamentale, in caso di conflitto le forze non vanno mai disperse su più fronti, ma concentrate sul nemico principale. Che, al momento, non è Putin.
In
queste ore di trattative, ovviamente le
voci si vanno facendo grosse, il che però indica che una soluzione diplomatica - proprio
perché la minaccia militare, quando si deve “stringere”, è un’arma rischiosa ma scontata - potrebbe essere vicina. Sempre che Obama, sorta di presidente
travicello, che di politica estera non capisce nulla (ragiona come un sindaco),
sia consigliato per il meglio.
Carlo Gambescia
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