Il libro della settimana: Pablo Sánchez Garrido (Dir.), Consuelo Martínez-Sicluna
(Ed.), Miradas liberales. Análisis
polìtico en la Europa
del siglo XX, Biblioteca Nueva –
Grupo Editorial Siglo Veintiuno, Madrid
2014, pp. 232.
http://www.bibliotecanueva.es/ |
Ortega di lassù sorride. E per
una semplice motivo: il lavoro curato a
quattro mani da Pablo Sánchez Garrido e Consuelo
Martínez-Sicluna (Miradas liberales. Análisis polìtico en la Europa del siglo XX, Biblioteca Nueva – Grupo Editorial Siglo
Veintiuno ) si muove nell’alveo della classica
distinzione orteghiana, tra idee e credenze, riveduta e corretta, per
ammissione degli stessi curatori, alla luce delle intuizioni teoriche della
Scuola di Cambridge (Quentin Skinner e dintorni), nonché del “realismo histórico-político” di matrice
ispanica (Díez del Corral, Maravall,
García-Pelayo, Conde e altri): il tutto, declinato nei termini di una storia dell’analisi politica (historia
del análisis político) del pensiero
liberale novecentesco nelle sue voci più intriganti e (perché no?) dissonanti.
Ci spieghiamo, usando una
terminologia meno criptica. Per Ortega,
le idee vanno e vengono, le credenze
restano, perché hanno un fondamento storico profondo (la famosa
“circostanza”). Infatti, “ esse [le
credenze] non sono le idee che siamo ma le idee che abbiamo” (Un capitulo sobre come muore una creencia, “Obras Completas”, IX, 707-725).
Quindi applicare la distinzione orteghiana
alla storia dell’analisi politica, significa studiare, collegandole, due cose: sia come un pensatore espone le sue idee sulla realtà in cui si trova
immerso, sia come analizza le credenze
dominanti, sottoponendole alla sua visione critica, ossia alle sue idee. Perciò, in questo caso, si tratta di “sguardi” liberali” (miradas liberales) - le
idee - che vanno a illuminare una certa
realtà storica - le credenze
- ma anche sguardi
di altro tipo - quelle idee che interagiscono,
talvolta contrastandolo, con il
liberalismo (quando diventa a sua volta una credenza?) . Tutti spunti, ben
messi a fuoco, nella densa introduzione
di Pablo Sánchez Garrido. Ma procediamo
per gradi.
Nel primo capitolo (Contextualización generale y metodológica
), Anna Jellamo, ricostruisce la
filosofia politica del XX secolo intorno
ai concetti di limite ( rappresentato dal riconoscimento dell’Altro, su un
piede di parità) e dominazione ( costituita dalla subordinazione dell’Altro,
come diverso, in senso peggiorativo, e
inferiore): conflitto sempre
pronto a riesplodere, da un lato i liberali dall’altro i nemici della
libertà. Non c’è ponte. Questa la
dialettica.
Invece, Dalmacio Negro Pavón delinea intorno all’eterno conflitto tra metafora organicista e meccanicista, il
moderno svilupparsi di una
pericolosa tendenza al costruttivismo
sociale, sorta di teologia laica che trasforma lo stato in pericoloso dio mortale e l'individuo in superstizioso credente nei miracoli sociali. Un bel saggio: il monito Negro è quello di un liberale, erudito, pacato e
riflessivo, monito che andrebbe attentamente ascoltato.
Nel secondo capitolo, (Algunas
variantes de análisis político europeo en el siglo XX) Paola B. Helzel, affronta la famosa analisi di Hannah Arendt della personalità, anti-filosofica, di Eichmann, l'aguzzino nazista, quale vivente summa burocratica di un pensiero, quello totalitario, grigiamente incapace di pensare se stesso: quella
banalità del male, come ogni liberale dovrebbe sapere, sempre in agguato,
soprattutto quando l’uomo qualunque smette di pensare, trovando appagamento nell’esecuzione di ordini e
regolamenti solo perché tali.
Montserrat Herrero offre una finissima ricostruzione del liberalismo di Isaiah
Berlin, sionista per caso, romantico, pluralista,
ma non per questo nemico dell’
agonalità, anche più dura. L’uomo sceglie, la Forza dispone. E non sempre si tratta della forza
della ragione, come accade nella
parabola militare del sionismo, intuita da Berlin. Un liberalismo, il suo, da riscoprire e valorizzare perché segnato da
un profondo senso della realtà. E ovviamente, anche da alcune contraddizioni,
in particolare una, ben illuminata dalla Herrero: come conciliare il
liberalismo, quale posizione politica
tra le altre, con il liberalismo, come
metro politico-morale di giudizio e sistema istituzionale? Questione ancora in attesa di risposte esaustive, ammesso che esistano...
Jerónimo Molina Cano, con
erudizione non comune, si occupa di
Gaston Bouthoul, padre delle moderna
polemologia: altro liberale capace di guardare in viso la guerra come forma ineliminabile di
conflitto. Grande maestro di realismo
prima che politico, esistenziale e
vitale nel senso più materiale possibile, dal momento che Bouthoul, come spiega Molina, scorge nella guerra il manifestarsi di un implacabile meccanismo di riequilibrio
demografico: dura lex (sociologica) sed lex (sociologica).
Juan C. Valderrama Abenza si confronta con l’opera di Julien Freund,
anch’egli liberale realista ( triste o archico, per un usare termini a noi
cari), perché consapevole che la politica passa, il politico resta, e solo ubbidendo al politico (come terreno
teatro di conflitti e del ripetersi di
altre “essenziali” regolarità politiche, Miglio docet) si può
comandare alla politica. Eccellente lezione, che molti sognatori della politica, soprattutto quella
politicante o avvelenata dall’ ideologia
continuano a ignorare. Purtroppo.
José Ortega y Gasset (1883-1955) |
Infine, Pablo Sánchez Garrido indaga le contraddizioni politiche di pensieri ricchi, suggestivi e complessi come quelli di Ramiro de Maetzu e António Sardinha ambedue capaci di confrontarsi, e creativamente, con il tradizionalismo, il liberalismo e il nazionalismo. E (perché no?) con l'antica ma non superata grandezza della cultura politica ispanica (il primo) e lusitana (il secondo). Di qui, una loro unità di intenti ma non di risultati concreti, complici i tempi e la brevità delle vite.
Concludendo un eccellente volume,
organico, ben costruito, in linea con le necessità teoriche della ricerca più avanzata, degno di figurare nella biblioteca di studiosi e
lettori curiosi di capire il ruolo del liberalismo novecentesco come forma
di analisi politica, non priva di contrasti e contraddizioni , ma sempre dalla parte della libertà. Dell'individuo.
Carlo Gambescia
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