sabato 21 febbraio 2015

Un articolo di Alberto Bagnai
Problemi di metodo



Di Alberto Bagnai ci siamo già occupati (*),  evidenziando i limiti di un approccio, per dirla con i professori di una  volta,  precipuamente economico.  Allora, qualcuno penserà,  perché accanirsi, visto che Bagnai è un economista, e in quanto tale…   Giusto, però quel che stupisce  è che il Nostro si lasci tentare,  ormai sempre più spesso,  da  analisi storiche e sociologiche alla Toynbee sul destino del capitalismo. Il che comprova, dispiace dirlo, un uso improprio della scienza economica…  E di questo desideriamo parlare. Perciò, a proposito di un suo recente articolo (**),   avanzeremo solo alcune  osservazioni di metodo (e  non di merito).
Un passo indietro: compito dell’economista, come scienziato,  è  quello di risparmiarsi  voli pindarici (cosa che invece  si rimprovera  a storici e sociologi),  dal momento che più i tempi previsionali si allungano, più si rischia di entrare nell’ambito della meteorologia economica.  Sicché,  punto uno, mai  violare  la  regola  del ceteris paribus  ( date certe condizioni e non altre…) ; punto due, mai commettere l'errore  pars pro toto, usando dati statistici limitati, imprecisi e non confrontabili per trarre conclusioni generali; punto tre,  mai confondere  piano cognitivo interno (le cose come sono per l’osservato) e piano cognitivo esterno (le cose come sono per l’osservatore), ignorando il  necessario fundamentum divisionis  di qualsiasi  corretta analisi conoscitiva.    
Ora, nell'articolo citato:  la parità di condizioni cognitive non è osservata, perché si confrontano due “tipi” differenti di capitalismo, produttivista e finanziario (punto uno);  i dati  statistici usati, per costruire gli effetti di ricaduta delle due tipologie, riguardano, rispetto all’intera storia del capitalismo, un ridotto arco  temporale, poco per giungere a conclusioni generali (punto due); non si evade dal  piano cognitivo interno, perché  l’analisi sposa una  “derivazione”  welfarista del capitalismo,  tesa a  razionalizzare, ad usum delphini,  il  produttivismo rispetto alla finanziarizzazione  (punto tre).
Concludendo, troviamo lecito  che uno scienziato come Bagnai  debba avere le sue opinioni sul destino del capitalismo,  quel che contestiamo è il tentativo di presentarle come scientifiche.

Carlo Gambescia

  

1 commento:

  1. Ho letto, signor Armando, grazie. Ma risponderò solo a commenti formulati dal professor Bagnai in persona: al Messia non al suo profeta :-) Passo e chiudo.

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