lunedì 23 febbraio 2015

Un anno di Renzi
"Matteo il magnifico"...



Al Senato, il 24 febbraio 2014,  nel suo discorso di insediamento,  Renzi promise una svolta.  Un anno dopo, a parte il job act,  tutto è ancora in alto mare. Per ora,  nonostante i proclami (ieri ha nuovamente tuonato sulla riforma della scuola), l’ex Sindaco di  Firenze  rischia di essere ricordato solo  per i famigerati  80 euro:  misura che non ha prodotto alcun effetto sulla domanda. Un fallimento...  Anche se  - va riconosciuto -   gli annunci sono consustanziali alla politica,  di sinistra come di destra.  È la retorica democratica, bellezza.
Invece, dal punto di vista  politico la situazione è diversa.  Qui,  rispetto alle elezioni  2013, qualcosa è cambiato e d’importante: l'orografia  del potere nel Pd e in Parlamento.  Renzi, da consumato maestro  del divide et impera (a Firenze ne sanno qualcosa), ha provocato un terremoto: il Pdl è a pezzi, Sel pure,  i pentastellati hanno ceduto 36 ostaggi, pardon deputati,  Scelta civica ha subito la sorte del Costa Concordia,  la minoranza del Pd assomiglia sempre più a un pullman  di  stralunati  pensionati  costretti  a subire una promozione di pentole e piatti.
A voler utilizzare il metro dello storico attento ai processi politici di conquista, gestione e perdita del potere,  si potrebbe ritenere  che Renzi,  se le sue riforme andranno in porto (in particolare quella  istituzionale), stia ponendo le basi per costruirsi, alle prossime elezioni, una solida maggioranza parlamentare, composta di fedelissimi,  per  governare l’Italia a suo piacimento,  almeno per un una legislatura,  con un’opzione per la successiva:  il potere è un potente moltiplicatore di se stesso, soprattutto quando al comando  ci sono uomini ancora giovani, vigorosi, decisi ( se serve spregiudicati), bravi  accentratori e comunicatori.  Tutte doti che  non difettano a Renzi.  Riformerà la sinistra?  Terrà a bada i sindacati?  Riuscirà a non scontentare  Confindustria e banche?  Farà ripartire l'Italia? Si farà rispettare in Europa?  È presto per dirlo. Per ora, ripetiamo, "Matteo il  Magnifico", come talvolta si legge, sta prendendo le misure, fa esperienza, si rafforza, imponendo, come provano alcuni retroscenisti, uomini di sua fiducia  (o comunque manovrabili)  nelle istituzioni.  Siamo ancora nella fase  magmatica (un insieme di ambizioni, idee brillanti e apparentemente folli)  dell’ascesa del giovane Luigi XIV... L'état c'est moi... Altro che Lorenzo il Magnifico, quello Del doman non c'è certezza...
Insomma,  è presto per dare giudizi definitivi. Crocianamente, la storia è un cosa, la cronaca un'altra. E la parola storia  non è  fuori posto, perché per un verso è un invito a guardare le cose dall'alto, con  obiettività, per l'altro, si parla  di un (appena) quarantenne, molto ambizioso che potrebbe arrivare lontano. Perché finire intrappolati - giorni addietro è capitato anche a noi - nel  pro  o contro del discorso pubblico, fazioso e contingente? Perché finire prigionieri di un discorso politico occasionalista, per dirla con Schmitt?   Certo, se la si mette sull'empatico...  Renzi, a  un uomo di destra può risultare simpatico solo quando prende a calci nelle gengive i sindacati.   E a sinistra?  Qui  i giudizi si dividono: per gli avversari Renzi  è l'ennesimo furbo pulcinella ingarofanato, per i seguaci, un serio riformatore assediato da nemici provenienti dal paleolitico socialcomunista. Tuttavia, se ci limitiamo ai duri fatti, in un anno il governo ha prodotto poco.  E gli elettori?  Finora, nonostante la mancata incoronazione politica, lo hanno premiato alle europee e alle amministrative. Popolo bue? Dipende. Da come finirà.
In realtà,  "Matteo il Magnifico", furbo lo è senz’altro, quanto ai nemici,  crediamo che nell’Italia delle procure l’unico  vero ostacolo  alla sua  ascesa  sia rappresentato, nell'immediato, dai giudici.  Di conseguenza,  gli  atteggiamenti che  Renzi assumerà verso la riforma della magistratura, più volte annunciata, e verso la scelta di collaboratori, come egli ama sottolineare, al di sopra di qualsiasi sospetto morale, potrebbero trasformarsi in punti di forza o di debolezza.  Giudiziari.  

  Carlo Gambescia                                

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