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Caccia all’untore
Il debito pubblico italiano a giugno 2014 era a quota 2.168 miliardi di euro (*), per contro i cosiddetti redditi non dichiarati finiti in Svizzera, sui quali oggi strombazzano i giornali a caccia di untori, ammontano a 741 milioni di euro (**). Il che dovrebbe ristabilire le distanze numeriche, irrisorie, tra gli sprechi italiani, la conseguente emissione di titoli pubblici per ricorrerli e l'entità dei capitali "fuggiti" in Svizzera.
Evidentemente, nei titoloni di oggi c’è dell’altro… Un insieme di luoghi comuni, tutti molto pericolosi per la libertà di un individuo, che, mai dimenticarlo, non viene dopo lo stato, ma prima. Dietro la caccia all’evasore si scorge il rifiuto di un fondamentale principio di libertà: nessuno può essere privato dei suoi beni senza il suo assenso. Detto altrimenti: “Quel che è mio non si tocca senza il mio permesso e ne faccio ciò che voglio”. Difendiamo i ricchi? No, difendiamo - non ci stancheremo mai di ripeterlo - un principio di libertà, valido per tutti, ricchi e poveri. Pre-politico, al di là della destra e della sinistra.
Ma veniamo ai luoghi comuni:
- Giustizialismo: il dare per scontato l’idea che sia giusto pagare le tasse, anche quando raggiungono, come in Italia, livelli insostenibili;
- Statalismo: l’obbligo di pagare le tasse, comunque e sempre, perché lo esige il bene dello Stato e quindi di tutti noi;
- Invidia e odio sociale: i ricchi sono tali perché “non si possono guadagnare tanti (invidia) soldi onestamente (odio)”.
Il mantra che si sente ripetere, come già accennato, è quello che tutto ciò che fa lo Stato viene fatto per il nostro bene. Si tratta di una forma di pericoloso paternalismo statalista. Perché lo stato come entità benefica sovraindividuale non esiste, se non nella fantasia di cattolici, fascisti, nazisti, socialisti, comunisti e altri costruttivisti sociali: esistono solo occhiute, voraci e corrotte burocrazie che divorano i nostri redditi e risparmi, che siano pochi o tanti… Perciò - altro mantra - dire "se tutti pagassero le tasse, pagheremmo meno tutti " è un controsenso: perché se tutti le pagassero, agli attuali livelli impositivi, la pressione, in termini di aliquote, sarebbe comunque insostenibile e garanzia, più che certa, di immiserimento sociale ed economico. Insomma, la riduzione potrebbe avvenire (notare il condizionale), solo successivamente, una volta recuperata - ammesso e non concesso, altra mirabilia - tutta l'evasione fiscale... E come possibile con uno Stato di Polizia che non può diminuire le aliquote? Perché tagliandole, segherebbe il ramo sul quale è comodamente seduto? Di qui, la caccia all’untore dei titoli di oggi, quale naturale pendant di un principio di legittimità fiscale di tipo statalista, che non può non indicare il suo principale nemico interno nell'evasore, ubbidendo, come ogni altra teoria alle costanti del politico. Anzi, del metapolitico.
Carlo Gambescia
(*) Citiamo da “ Il Fatto Quotidiano”, giornale
giusitizialista, sicuramente al di sopra
di ogni sospetto di simpatia verso gli evasori: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/13/debito-pubblico-a-giugno-nuovo-record-su-di-due-miliardi-a-quota-2-168/1089973/
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