Il vero punto della questione, almeno per ora, non è aprire o chiudere tutto, come alcuni propongono. Ma di non fare passi indietro. Perciò di favorire la normalizzazione, graduale quanto si voglia, ma normalizzazione.
Il che non è facile, soprattutto quando si è sposata fin dall’inizio la linea dura, la cosiddetta linea cinese (per esemplificare). Che, ovviamente, poiché siamo in Europa e in Italia, dove esiste una tradizione di libertà, non poteva e non può incontrare difficoltà organizzative e più che giustificate opposizioni sociali.
Di qui, il “grande pasticcio”: quello di voler lottare contro l’epidemia, pardon pandemia, e al tempo stesso, salvaguardare le storiche libertà dei cittadini. Una questione che per la Cina non si è mai posta.
Ne sono seguite misure cervellotiche, ridicole, contraddizioni, e quel che è peggio, la progressiva delegittimazione di ogni voce contraria, dal momento che una volta entrati nel tunnel dell’autoritarismo – o del disciplinamento sociale (se non è zuppa è pan bagnato) – resta difficile tornare indietro.
Ora, il rischio è che alla delegittimazione segua la criminalizzazione del dissenziente. L’atteggiamento verso “No Vax” e “No Green Pass”, per quanto siano “lunatici”, come scrivevamo ieri (*), è di una pericolosità assoluta per la libertà di tutti.
Sotto questo aspetto, fanno veramente paura le prime pagine di due giornali a grande tiratura come “Libero” e “Repubblica”: come noto il primo è di destra il secondo di sinistra, quindi dovrebbe essere “diversificate”… Giudichi il lettore.
A nostro modesto avviso, si respira veramente un’aria da caserma ideologica.
Ciò accade, sullo sfondo, di un’ Italia che tutto sommato nella sua maggioranza si è vaccinata e che si sta comportando in modo fin troppo disciplinato, addirittura passivo su una questione fondamentale, visto che non siamo in Cina, come quella della libertà individuale.
Tutto questo non può non preoccupare chiunque abbia a cuore, e sembra non siano molti tra i politici e gli intellettuali, la grande questione della libertà.
Non si tratta della pura difesa di astratti sistemi filosofici, ma di impedire il progressivo deterioramento del sistema economico sotto pressione da due anni. Si sbandierano, proprio in questi giorni, i dati sulla ripresa, ma si evita di dire che qualsiasi passo indietro sarebbe esiziale per l’intera economia.
Ne deriva, a livello politico, un atteggiamento schizofrenico, che si divide tra il terrorismo psicologico nei riguardi dei cittadini, tra l’altro fin troppo consenzienti, e l’ eccessiva fiducia mostrata nella ripresa. Fiducia che rischia però di essere messa in crisi, proprio da quel terrorismo psicologico, che, di fatto, favorisce misure, tra l’altro di natura automatica (indici, colori, tassi), che vanno a influire sul pieno ritorno alla normalità sociale ed economica.
Come si può intuire un circolo vizioso. Dal quale si può fuoriuscire solo proseguendo sulla strada della normalizzazione, costi quel che costi.
Un percorso coraggioso, che però, stando a quel che si legge oggi, non sembra quello preferito dal governo Draghi. Si continua infatti ad affermare che queste politiche sono per il nostro bene, e che hanno funzionato. Quindi, si perdoni la facile battuta, “credere, obbedire, combattere”.
Purtroppo non è possibile fornire alcuna prova contraria. Rimane però il fatto, molto concreto, che il debito pubblico ha assunto dimensioni esplosive (qualcuno primo o poi dovrà pagarlo), e che la ripresa economica è appena agli inizi. Ciò significa, che qualsiasi ostacolo posto sulla strada della timida ripartenza tramuterebbe il debito in una specie di condanna a vita: un vero e proprio ergastolo economico.
Come si può capire, il dilemma è tra proseguire nella normalizzazione o fare un passo indietro se non due. Il governo sembra tentennare. Perché, per un verso confida nel modello cinese, però per l’altro ne teme le devastanti conseguenze economiche (anche perché l’Italia non è la Cina). Quindi si prende tempo. II che spiega sia le ventilate, ridicole mezze misure (come quella delle due persone per taxi), sia l’atteggiamento che si sta facendo sempre più persecutorio verso “No Vax” e “No Green Pass”.
Una miscela di autoritarismo e di ridicolo che non giova a niente e nessuno. Di cui Draghi, una sorta di Fabio Massimo, “il temporeggiatore”, candidato prediletto della tradizionale nobilitas, rischia di farsi carico.
Il nostro consiglio, come anticipato, è quello di proseguire senza indugio nell’opera di normalizzazione. Draghi ha studiato economia, quindi dovrebbe conoscere certi gravi pericoli…
In sintesi, andare avanti. Per dirla con un grande economista del Novecento, Antonio Guardalevecchia: “Chi si ferma è perduto”.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/sociologia-del-no-vax-di-massa/
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