Una volta, quando era Ministro con Berlusconi, Renato Brunetta, già “tecnico” di area socialista, disse che se non si fosse dedicato alla politica probabilmente avrebbe vinto il Nobel per l’economia.
Perfetto. Esaminiamo allora il comportamento del mancato Nobel a proposito del Reddito di Cittadinanza.
Innanzitutto, ha deciso di lasciare a casa i navigator. Il che, come si dice oggi, ci può stare.
Però qual è la motivazione di Brunetta? Che il lavoro dei duemilacinqucento tutor, tutti con laurea magistrale e vincitori di regolare concorso, verrà svolto da agenzie private, che collaboreranno con gli Uffici Regionali e i rispettivi Centri Pubblici per l’Impiego (CPI), ricevendo per ogni assunzione il 20 per cento dell’incentivo previsto per il datore del lavoro.
Diciamo che la spesa per lo stato dovrebbe diminuire. Quindi per un verso la misura è positiva.Però per l’altro, ritagliando i margini dell’incentivazione per i datori di lavoro, oggettivamente, decrescerà anche l’interesse ad assumere. Quindi con un mano si dà con l’altra si toglie.
Inoltre, come Brunetta dovrebbe ben sapere, la collaborazione tra CPI e Anpal non ha mai funzionato. Di fatto, il lavoro dei navigator, tutti giovani abbastanza motivati, è stato boicottato fin dall'inizio, per una questione di "istinto di territorialità", se non pubblica, di sicuro corporativa. Figurarsi perciò come andrà la collaborazione con agenzie che per giunta sono private...
Ma il vero nodo del problema non è questo. Anche perché alla fin fine, ai CPI ( più o meno i vecchi uffici di collocamento reloaded), si rivolge solo un disoccupato su quattro.
Nel 2019 soltanto il 3,4 per cento dei disoccupati ha trovato un posto di lavoro grazie ai CPI (5,6, attraverso le agenzie private) (*). Roba da ridere. Si è messa su la grande impalcatura del Reddito di Cittadinanza praticamente per nulla o quasi.
Dicevamo del nodo. Il punto è che alla base del Reddito di Cittadinanza c’è un grave errore concettuale. Diciamo concettuale e sociologico. Quale?
Si è fatta una grande confusione - questa sì, a cinque stelle - tra politiche per l ’assistenza e politiche per il lavoro.
Sembra che Brunetta, che per anni ha insegnato Economia del lavoro, si sia dimenticato che sono politiche che si rivolgono “platee” differenti dal punto di vista delle composizione sociale e professionale.
Semplifichiamo, attraverso due figure base.
L’ “assistito”, di regola, è fuori del mercato del lavoro da almeno cinque-dieci anni o addirittura non vi è mai “entrato”. Non ha più precise competenze né qualifiche professionali, spesso manca di rudimenti linguistici ed è privo, nella media, di qualsiasi motivazione.
Il “lavoratore”, licenziato o comunque che ha perso il lavoro, diciamo da un anno, ha qualifiche, competenze, e spesso quella voglia di ricominciare, di cui è in genere privo l’assistito, con una disoccupazione pluriennale alle spalle.
Il Reddito di Cittadinanza ha messo le due figure sullo stesso piano, di qui la scarsa appetibilità, da parte delle imprese, ad assumere assistiti invece di lavoratori.
Problema che si riproporrà anche con le agenzie private. Ciò significa che il problema non sono i navigator o le agenzie private, ma una legge scritta con i piedi (sempre a cinque stelle) che non ha tenuto conto, quantomeno concettualmente, delle “platee” differenti.
Insomma, l’assistenza è una cosa, il lavoro un’altra. Il Reddito di Cittadinanza - ammesso e non concesso, eccetera - ha senso per l’assistito non per il lavoratore, per il quale esistono già altri strumenti di sostegno alla disoccupazione.
Per dirla brutalmente, delle due l’una: o Brunetta sa, e tira a campare. Oppure non sa, e perciò è un inetto.
Innanzitutto, ha deciso di lasciare a casa i navigator. Il che, come si dice oggi, ci può stare.
Però qual è la motivazione di Brunetta? Che il lavoro dei duemilacinqucento tutor, tutti con laurea magistrale e vincitori di regolare concorso, verrà svolto da agenzie private, che collaboreranno con gli Uffici Regionali e i rispettivi Centri Pubblici per l’Impiego (CPI), ricevendo per ogni assunzione il 20 per cento dell’incentivo previsto per il datore del lavoro.
Diciamo che la spesa per lo stato dovrebbe diminuire. Quindi per un verso la misura è positiva.Però per l’altro, ritagliando i margini dell’incentivazione per i datori di lavoro, oggettivamente, decrescerà anche l’interesse ad assumere. Quindi con un mano si dà con l’altra si toglie.
Inoltre, come Brunetta dovrebbe ben sapere, la collaborazione tra CPI e Anpal non ha mai funzionato. Di fatto, il lavoro dei navigator, tutti giovani abbastanza motivati, è stato boicottato fin dall'inizio, per una questione di "istinto di territorialità", se non pubblica, di sicuro corporativa. Figurarsi perciò come andrà la collaborazione con agenzie che per giunta sono private...
Ma il vero nodo del problema non è questo. Anche perché alla fin fine, ai CPI ( più o meno i vecchi uffici di collocamento reloaded), si rivolge solo un disoccupato su quattro.
Nel 2019 soltanto il 3,4 per cento dei disoccupati ha trovato un posto di lavoro grazie ai CPI (5,6, attraverso le agenzie private) (*). Roba da ridere. Si è messa su la grande impalcatura del Reddito di Cittadinanza praticamente per nulla o quasi.
Dicevamo del nodo. Il punto è che alla base del Reddito di Cittadinanza c’è un grave errore concettuale. Diciamo concettuale e sociologico. Quale?
Si è fatta una grande confusione - questa sì, a cinque stelle - tra politiche per l ’assistenza e politiche per il lavoro.
Sembra che Brunetta, che per anni ha insegnato Economia del lavoro, si sia dimenticato che sono politiche che si rivolgono “platee” differenti dal punto di vista delle composizione sociale e professionale.
Semplifichiamo, attraverso due figure base.
L’ “assistito”, di regola, è fuori del mercato del lavoro da almeno cinque-dieci anni o addirittura non vi è mai “entrato”. Non ha più precise competenze né qualifiche professionali, spesso manca di rudimenti linguistici ed è privo, nella media, di qualsiasi motivazione.
Il “lavoratore”, licenziato o comunque che ha perso il lavoro, diciamo da un anno, ha qualifiche, competenze, e spesso quella voglia di ricominciare, di cui è in genere privo l’assistito, con una disoccupazione pluriennale alle spalle.
Il Reddito di Cittadinanza ha messo le due figure sullo stesso piano, di qui la scarsa appetibilità, da parte delle imprese, ad assumere assistiti invece di lavoratori.
Problema che si riproporrà anche con le agenzie private. Ciò significa che il problema non sono i navigator o le agenzie private, ma una legge scritta con i piedi (sempre a cinque stelle) che non ha tenuto conto, quantomeno concettualmente, delle “platee” differenti.
Insomma, l’assistenza è una cosa, il lavoro un’altra. Il Reddito di Cittadinanza - ammesso e non concesso, eccetera - ha senso per l’assistito non per il lavoratore, per il quale esistono già altri strumenti di sostegno alla disoccupazione.
Per dirla brutalmente, delle due l’una: o Brunetta sa, e tira a campare. Oppure non sa, e perciò è un inetto.
Carlo Gambescia
(*) Qui un articolo chiaro, comprensibile anche per i "profani": https://liguria.bizjournal.it/2021/06/riformare-i-centri-per-limpiego-una-sfida-per-attuare-le-indifferibili-politiche-del-lavoro/
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