A proposito dell'articolo di ieri (*), un buon amico mi ha detto in privato che “il [mio] ragionamento sui centomila morti è insostenibile e [che io] , per fortuna, non [sono] Enrico Toti. [E che] I tempi di Enrico Toti sono passati, oggi nessuno potrebbe dire che la guerra è l’igiene del mondo”.
Forse ho esagerato, Enrico Toti, era un ferroviere e bersagliere coraggioso, per alcuni temerario, morto in battaglia, poi strumentalizzato dal fascismo. Toti, non poteva essere fascista, perché le camicie nere non erano ancora nate.
Cosa dire allora? Che alcuni uomini non sono fascisti, comunisti, liberali, socialisti, romanisti, laziali, milanisti, sono eroi. Punto. Esistono gli eroi, a prescindere. Il che spiega perché ieri ho tirato in ballo Toti (tra l’altro romano come me…).
Per contro, gli italiani di oggi, neppure sanno cosa sia una guerra: per carità meglio così… Certo, l’eroismo di oggi consiste nel cambiare il pannolino all’anziano. Ma questa è un’altra storia.
Infine, concedo, che l’epidemia, pardon pandemia, sia una cosa, la Prima guerra mondiale un’altra.
Quel che però non capisco è perché i miei critici, forse per puro amore di polemica, mi releghino tra i “No Vax” e i “No Green Pass”. Chi scrive si è vaccinato, crede fermamente nella scienza. E si interroga sul senso del Green Pass in nome degli stessi principi liberali condivisi da alcuni miei critici.
In realtà, come studioso della società, temo soprattutto i cosiddetti movimenti inerziali.
MI spiego meglio.
Se Giuseppe Verdi parlava di “Forza del Destino”, nel senso che nella sua opera, omonima, tuttora ruotava intorno a un colpo di pistola partito accidentalmente, il sociologo non può non parlare di paradosso delle conseguenze.
Una volta che un processo sociale, accidentale o meno (il colpo di pistola verdiano), si mette in moto resta difficile prevedere le conseguenze e soprattutto arrestare o mutare la sua direzione di marcia, per paradossale che sia ( nel senso di conseguire risultati opposti alle intenzioni di partenza, buone o cattiva che siano).
Che cosa vogliamo dire? Che la valutazione circa la pericolosità ( o meno) di un processo sociale influisce sulle decisioni politiche e queste ultime sulle scelte istituzionali e di rimbalzo sui comportamenti sociali.
Sicché una volta intrapreso un certo percorso, come per forza inerziale, la società persiste nella stessa direzione, come se avesse, per capirsi, il pilota automatico. Ogni discostamento dalla rotta è segnalato, e di conseguenza, tutto procede per inerzia.
Detto in altri termini: sorvolando sulla natura accidentale o meno del colpo di pistola del marzo 2020, l’ overdose di statalismo, che da allora si è abbattuta non solo sull’Italia, rappresenta una rotta difficile da correggere, perché il pilota automatico del conformismo politico e sociale, rende molto difficile e qualche volta impossibile il passo indietro.
E quanto più ci si allontana dalla normalità – quella che era la “normalità” precedente, – tanto più resta complicato, talvolta al limite dell’impossibilità, ritornarvi. Proprio perché, come ho spiegato, le forze inerziali, eccetera, eccetera.
Certo, ci si risponderà che due anni fa la situazione era grave e che quindi non si poteva non intervenire e così via. Concesso.
Però, ecco il punto fondamentale, ora i dati, nudi e crudi ci dicono il contrario: solo per dirne una: i centomila morti dei 2020, nel 2021 (novembre) sono passati a trentamila. Quindi la situazione va migliorando e di molto.
Effetto dei vaccini? Concesso.
Se allora le cose stanno così, perché non fare un passo indietro? Invece si parla di nuove strette, nuovo giro di vite. Si resta in attesa, con il fiato sospeso, del CdM della prossima settimana. Altro che normalità…
Diciamo invece che le forze inerziali sono al lavoro. E quanto più si affonda nella melassa welfarista e statalista, di cui quasi tutti i politici tessono le lodi, tanto più il ritorno alla normalità si allontana.
Si rischia, davvero, di sprofondare, tutti insieme, “No vax” e Pro Vax”, nelle sabbie mobili di una specie di Repubblica Sanitaria, così per inerzia.
Ecco, vorrei che il mio amico di ieri, si sforzasse di capire che quel che sta accadendo. E con lui magari qualche politico intelligente.
Ma dove sono?
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/centomila-morti/
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