Ci sono libri che riconciliano con la storia. Soprattutto quando il lettore è un sociologo, come chi scrive, che tenta da decenni, di trovare vitali punti di raccordo tra le costanti della sociologia e l’unicità politica dell’evento storico. Forse una “mission impossible”… A Max Weber venne addirittura un esaurimento nervoso.
Facili battute a parte, nell’epoca dell’iperspecializzazione, in cui gli studiosi delle più pittoresche microdiscipline, non comunicano più, anzi si guardano in cagnesco, gelosi del proprio "osso" da rosicchiare, una raccolta dedicata ai Maestri, cioè agli storici senza frontiere ma non senza patria, non può non colpire l’attenzione, e piacevolmente.
Curiosi, coltissimi, intuitivi, refrattari non alla politica ma alla politica di partito, nemici degli steccati disciplinari, ma non per questo dediti al vagabondaggio intellettuale di corto respiro, attenti alle scienze sociali senza lasciarsi imbrigliare da qualche teologia sociale a scartamento ridotto. Ecco i Maestri.
Parliamo di un volume fresco di stampa, curato da Carlo Fumian, Attraverso le età della storia. Le lezioni dei Maestri, pubblicato da Franco Angeli, nella prestigiosa collana della Fondazione di studi storici Filippo Turati (*). Fumian è docente di Storia contemporanea e Storia globale presso l’Università di Padova, già allievo di uno dei Maestri, protagonisti della raccolta, Angelo Ventura.
Ma quali sono i nomi e i cognomi dei Maestri? Nell’ ordine (tra parentesi gli autori dei contributi): Marino Berengo (Mario Infelise), Innocenzo Cervelli (Vincenzo Lavenia), Federico Chabod (Margherita Angelini), Ennio Di Nolfo ( Antonio Varsori), Gino Luzzatto ( Giovanni Luigi Fontana), Rosario Romeo (Guido Pescosolido) Gaetano Salvemini (Maurizio Degl’Innocenti), Angelo Ventura (Carlo Fumian), Franco Venturi (Adriano Viarengo), Pasquale Villani (Paolo Macry).
Dicevamo dell’approccio sociologico. Anzi, della trasmissione di un metodo capace di coniugare scienze sociali e storia sul piano della concreta spiegazione. Ovviamente, si tratta di un’ influenza metodologica per temperie, anche se talvolta diretta, come si legge nella raccolta, che rimanda all’Otto-Novecento, anche inoltrato.
Per approfondire il punto, ci riferiamo in particolare alla storiografia economico-giuridica non priva di radici più o meno salde nella reazione, spesso selettiva ma cooptativa, al materialismo storico.
Un filone di studi vivace, talvolta in conflitto perfino con se stesso, che può essere ricondotto alla lezione intergenerazionale di giganti come Antonio Labriola e Gioacchino Volpe, nonché a un battitore libero come Corrado Barbagallo, la cui Storia universale, dagli spiccati tratti economico-sociali, ancora merita. E che dire di Guglielmo Ferrero? Storico e sociologo promiscuo. Nonché amico e corrispondente di Gaetano Mosca, due positivisti di genio, mai pentiti.
Un mondo, a metà strada sta storia e sociologia (certo, sociologia d’antan, ma molto simile al marsalato raffinato, buonissimo). Un mondo, dicevamo, che andrebbe studiato, anche per contrasti: si pensi al Croce che ironizzava su Achille Loria . Oppure a Gaetano Salvemini, storico e politico incontentabile e incontenibile. Che negli Stati Uniti si occupò addirittura di decadenza sociologica dell’Impero romano, recensendo le bizzarre tesi di un naturalista americano, storico per caso.
O ancora, per fare un altro nome, a Gino Luzzatto, che invece con Loria si laureò. Per inciso, di Luzzatto, nel profilo che si legge, sembra sottovalutata la sua pregnante Storia economica dell’età moderna e contemporanea. Opera che merita una ristampa, opportunamente introdotta e contestualizzata. Parliamo di un affresco rigoroso, probabilmente superiore alle sagre primaverili di Stravinskij reinventate sul piano storiografico da Braudel…
Come si scopre, grazie alla raccolta, siamo davanti a un impianto solidamente socio-economico che ritroviamo, con i necessari aggiornamenti euristici, in storici di sponde differenti anche alla luce delle giuste polemiche: come ad esempio quelle di Berengo e Romeo contro le rotonde sul mare della storia sociale francese, serate di gran moda negli anni Sessanta-Settanta nei circoli più esclusivi dei playboys italo-francesi della storiografia.
Ferma però restando l’istanza politica come chiave di tutte chiavi: in primis in Chabod ( crociano sì, ma “con juicio”); poi in Cervelli (di cui forse andava approfondito meglio l’importante libro su Volpe ); Di Nolfo (in pratica il rifondatore della storia diplomatica italiana, tradotta in una più larga e sociologicamente appetibile storia della relazioni internazionali); Franco Venturi (che da par suo ha rifondato la storia delle idee articolandola sui fatti sociali e politici e non su improvvisate genealogie all’acqua di rose, oggi così di moda); Pasquale Villani (attento ai grandi flussi economici e sociali, a partire dai prezzi e dalle aristocrazie, fino al punto di scorgere un Ottocento lunghissimo, ma sempre alla luce dell’istanza politica trasformatrice).
Ultimo ma non ultimo, Angelo Ventura, nel quale il forte realismo storico-sociologico, si fa istanza politica, anche sul piano esistenziale ed etico, come conferma la sua coraggiosa resistenza ai diciannovisti rossi nella Padova studentesca, ipnotizzata da Toni Negri.
Su Ventura, va ricordato un passaggio, ben evidenziato da Fumian. Una citazione preziosa che costituisce la chiave interpretativa della raccolta, perché esemplifica bene, per ricaduta, la larghezza di cultura e di vedute metodologiche che caratterizzava i Maestri.
Scrive Fumian, a proposito della prosa di Ventura “sorvegliatissima, limpida, essenziale”. Un giorno gli domandai “ a chi si ispirasse, e in un soffio, sorridendo mi rispose: ‘Guicciardini’. Li percepii il vantaggio, non colmabile, di cui godeva chi era in grado di controllare una arco temporale ampio nei secoli, rispetto alle vocazioni ultraspecialistiche tipiche non solo della generazione a lui successiva ma anche della propria”. (p. 150). C’è poco da aggiungere: solo il silenzio, come davanti a un tramonto sull’oceano.
Infine, fa piacere, sebbene fugace, la citazione (solo il nome, p. 209) di Luigi Dal Pane. Autore di una classica biografia, ancora oggi commovente nelle sue ultime pagine, di un Antonio Labriola, che gravemente infermo, studia, privo di voce, con la gola chirurgicamente dilacerata, nella sua stanzetta dell’Ospedale Germanico, che un tempo dominava sul Colle Capitolino.
Perché non considerare Antonio Labriola, per tornare a un gigante, un pensatore alle origini culturali di un certo modo di fare storia, tra scienza della società, etica e politica? Come del resto mostrano le acute pagine di Michels sul movimento socialista, ben prefate da Giovanni Sabbatucci?
Certo, classica figura di profeta inascoltato, per dire una banalità. Tuttavia si registra in Labriola un nobilissimo respiro esistenziale e cognitivo che ritroviamo, al di là delle inevitabili metamorfosi generazionali, nei Maestri così ben ricordati nell’ottimo libro curato da Carlo Fumian.
Carlo Gambescia
(*) Carlo Fumian (a cura di), Attraverso le età della storia, Le lezioni dei Maestri, Franco Angeli, Milano 2021, pp. 214, euro 26.00. Qui: https://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?id=26938 .
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