L’articolo di Riccardo Ficini
A proposito di metapolitica…
Ringrazio,
innanzitutto, il dottor Riccardo Ficini, studioso di filosofia politica, della citazione nel succoso profilo dedicato
alla “metapolitica” (*).
Ovviamente
riconosco l’importanza del taglio metodologico del suo articolo, teso a
ricondurre il concetto di metapolitica nell’alveo della filosofia politica. In
particolare ho apprezzato la giustificata attenzione verso una filosofia concreta
del lessico concettuale: quel lessico che innerva, talvolta pregiudicandole,
talaltra no, la cognizione e l'azione politiche.
Tuttavia,
l’ambito in cui si muove la mia ricerca è metodologicamente diverso, non dico sia migliore, però, di sicuro diverso da quello del dottor Fucini. A
ciascuno il suo, ci mancherebbe altro.
Io
intendo la metapolitica quale studio delle regolarità politiche e sociologiche che caratterizzano l’azione politica, ossia dell’uomo in situazione: regolarità
che non possono essere ignorate da chiunque si ponga seriamente il problema dello studio teorico dell’uomo in ambito politico. Si pensi, ad
esempio, quanto a regolarità, al
conflitto amico-nemico, alla struttura
elitaria ed egemonica del potere, alle dinamiche protezione-obbedienza, movimento-istituzione, nonché al ruolo della "tradizionalità" secondo i diversi tipi sociali, eccetera, eccetera.
Insomma,
la metapolitica come studio di ciò che non è transeunte, ma persiste, pur nella diversità dei contenuti storici. Penso
quindi a una disciplina di taglio
scientifico, che pur partendo dalla
politica, sia capace di andare oltre, senza però mai perderla di vista nelle sue forme o regolarità metapolitiche, scientificamente acclarate, ovviamente fino a prova contraria. Quindi, per capirsi, popperianamente, falsificabili.
Di
conseguenza, come ha ben rilevato il dottor Fucini, uso distinguere tra una teoria metapolitica (come studio delle regolarità) e
un’azione metapolitica (che rimanda all’attore sociale e alle sue pratiche situazionali): a un uomo, in questo secondo caso, che spesso
inconsapevolmente, anche constrastandola, parla in prosa metapolitica senza neppure saperlo...
Diciamo
che - semplificando al massimo, quasi
banalizzando - la metapolitica à la Carlo Gambescia è una specie di sociologia-politologia storica che si articola intorno all’uso euristico di alcune regolarità, storicamente
osservate (almeno finora).
In sintesi, la metapolitica - certo, dal mio punto di vista - non deve occuparsi dello “stato ottimo”, come dovrebbe essere sotto l'aspetto etico-politico, ma dello stato, o meglio della politica, anzi del "politico", di cui lo stato
è una delle incarnazioni storiche, come è.
Carlo Gambescia