A proposito di inno nazionale “storpiato”
Il Covid razzista
Non ho visto la finale di Coppa Italia. Troppo triste lo stadio vuoto a causa di un’ ingiusta
emergenza politica che non sembra finire più.
Ma
ancora più triste è quel che si legge oggi sulla “Verità” a proposito dell’ inno d’Italia “storpiato” da un cantante “nero”. Che per giunta avrebbe
pure salutato il non pubblico con il
pugno chiuso...
Il
quotidiano diretto da Belpietro fa veramente del suo meglio (si fa per dire)
per alimentare un insalubre clima razzista. Se il cantante fosse stato “bianco”, si sarebbe
accettata la scusa dell’emozione o al limite della ridotta professionalità. E invece, ecco spuntare, neppure tra le righe, la classica tesi della provocazione, immagine usata a scopo retorico dai nazisti nei riguardi degli ebrei: il
“nero” come l’ “ebreo”, provoca perché
tale. Al “bianco” si perdona tutto al “nero” no.
Si
rifletta bene su questa pericolosa
deriva mediatica, che distingue anche altri giornali di destra (per non parlare
dei siti neofascisti…). Un atteggiamento odioso sempre più socialmente pervasivo che si ciba dei maleodoranti stereotipi del razzismo classico: il nero che provoca, il complotto dei bianchi traditori contro i
bianchi veri patrioti, eccetera,
eccetera.
Un'ultima cosa. Come ho scritto di recente è certamente vero che anche l'antirazzismo rischia di tramutarsi in una risorsa politica di natura demagogica: in strumento per chiudere la bocca agli avversari tramutandoli in appestati politici. Però una cosa è l'onorevole Boldrini che platealmente, neppure l'Italia fosse l'Alabama, si inginocchia in Parlamento (*), un'altra trasformare artatamente un cantante stonato nella longa manus del nuovo Protocollo dei Savi di una Sion nera...
Il primo atteggiamento è patetico, al limite si commenta da sé, fa quasi sorridere, il secondo invece fa paura, perché rimanda agli anni più bui del Novecento, a quel complottismo che nutrì il delirio nazista.
Altro che Covid-19. Oggi il vero pericolo è la pandemia razzista.
Altro che Covid-19. Oggi il vero pericolo è la pandemia razzista.
Carlo Gambescia
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