La fase “post Covid” che rischia di non finire più
Sono mesi che ripetiamo le stesse cose. Il
Covid non è la peste del Terzo Millennio, colpisce al 99 per cento anziani e persone con “patologie pregresse”. Chi
invece ha pagato veramente - notizia di oggi - sono i
malati di tumore al polmone che non
hanno potuto accedere alle terapie intensive , riservate in tutta Italia al diluvio annunciato di casi
di Covid che invece non si è verificato (*).
Sarà
interessante scoprire, in termini di
tassi di mortalità, quel che la pandemia
psichiatrico-politica, reinventata da governi ammalati
o contagiati dal populismo, ha prodotto nell'ambito delle altre patologie. E, crediamo, proprio a causa della riduzione, anche in termini di spazi fisici, dei piani terapeutici
ai casi più gravi. Nonché, altra cosa importante, del conseguente azzeramento delle attività ambulatoriali di rivalutazione
e prevenzione. Per inciso, ecco rivelato l'autentico pericolo del welfare totalmente
dipendente da stato e governo: per condannare a morte un paziente basta un colpo di spugna deciso in alto.
Sotto
i nostri occhi, come ripetiamo da mesi, ciò che
poteva essere l’immaginazione di un disastro si sta tramutando in terribile realtà. L’Italia è paralizzata, in tutti
i settori. Ci si balocca con lo smart working, misura che invece sta falcidiando l’indotto economico e sociale che gravita intorno al mondo del lavoro in presenza: dalla ristorazione ai trasporti. E presto, come osservava ieri il Sindaco
di Milano, l’occupazione nel suo complesso, con imprese a profitto zero, non potrà non risentirne gravemente.
Altro triste esempio. L’Italia
sta andando a fondo e il Ministro dell’Istruzione
vuole passare alla storia promettendo la riapertura delle scuole a settembre “in
totale sicurezza”. Ma dov’è il pericolo? Quando al di sotto dei quindici anni, non ci sono
state praticamente vittime?
Tutto
ciò è folle. E purtroppo i richiami alla
forza della ragione non sembrano assolutamente scuotere i governi populisti, o
contagiati dal populismo che
continuano a imporre divieti e controlli.
Regolarità
metapolitica: il potere una volta che ha saggiato la sua forza - come ha provato il Lockdown - difficilmente
è disposto
a fare un passo indietro. Ovviamente, potere significa burocrazia, e
burocrazia significa caos apparentemente calmo. Cioè, che tutto rischia di sembrare normale, incluse le
inefficienze, le lentezze, le prepotenze (tipiche di ogni burocrazia), perché i cittadini si comportano come spugne: assorbono, adattandosi al peggio. Sicché, a poco a poco, tutto finisce per sembrare normale. Un
caos, quindi, calmo…
L’italiano
sembra subire, serenamente o quasi, tutto… Come
nel film di Moretti, in cui un padre traumatizzato da un lutto familiare, passa le sue giornate seduto su una panchina,
aspettando che la figlioletta esca di scuola, “in sicurezza”, grazie all'incombente figura paterna che domina con lo sguardo i giardinetti di fronte all'edificio scolastico.
Ecco, si sostituisca il governo a quel padre e il gioco è fatto.
Ecco, si sostituisca il governo a quel padre e il gioco è fatto.
Si
potrebbe anche parlare di banalità del
bene. Un bene imposto dall’alto e reputato come frutto di un potere "benevolo" dagli stessi
cittadini, del resto blanditi con promesse di aiuti e minacciati, se disobbedienti,
di pesanti sanzioni.
Un
disastro, innanzitutto morale, perché come ogni tirannia, soprattutto se in nome del “bene comune”
(altra parola magica), l’obbedienza a ciò che viene rappresentato e giudicato come "normale", spezza la spina dorsale degli individui: "Si fa così, perché è giusto fare così". E così via... Si serve il potere volontariamente o quasi.
Insomma, il caos calmo potrebbe durare per anni.
Insomma, il caos calmo potrebbe durare per anni.
Carlo Gambescia