Post Covid e Tribunali
In attesa della "sospensione feriale"…
Ieri
sera ho avuto la possibilità di toccare
con mano tutta la gravità della crisi
della giustizia post Covid. Come? Andando
a cena
con alcuni amici avvocati, cena in principio organizzata
per ragioni strettamente goliardiche, che però si è trasformata in una specie di psicodramma
professionale collettivo, con il sottoscritto come confessore sociologico.
In
pratica, al di là delle dichiarazioni di circostanza di Ministri e Procure, i tribunali non funzionano più: le cause in remoto via collegamento internet o tramite invio di testi scritti sono una specie di punto di interrogativo e soprattutto
dipendono, per l’iter, dall’auto-organizzazione delle varie procure e sezioni,
che però gestiscono la situazione con criteri degni della casta dei bramini indiani.
Di
qui lentezza, incertezza, errori. Salvo che sulle prossime vacanze estive, che molte
Procure sembra vogliano comunque godersi in turnazione.
E
gli avvocati? Quelli seri, che sono
la stragrande maggioranza, sono preoccupatissimi, e non solo dal punto di vista deontologico.
E
qui vengo al terribile sfogo degli amici legali, sfogo che ha tramutato
una serata goliardica in una specie di funerale. Perché? Per la semplice ragione, che gli avvocati - a
cena, erano presenti solo amici civilisti - sono costretti a perorare presso gli
assistiti per i procedimenti in corso,
fin dove possibile, la
composizione extragiudiziale. Insomma, si consiglia di chiudere, e in fretta, anche a costo di rimetterci tutti, avvocati e assistiti, come per le cause in
riassunzione. Una prosecuzione che nelle condizioni attuali imporrebbe una durata
processuale lunghissima dai costi proibitivi, non sopportabili da una
“clientela media”, né ricca né povera, quella che le statistiche, indicano come
la più reattiva, anch’essa ora
attanagliata dalla crisi post Covid. E,
tra l’altro, sembra che già fiocchino le insolvenze, ancora più dolorose per gli studi con l'Imu alle porte.
In
pratica, gli avvocati che hanno a cuore
la giustizia, sono costretti a optare per l’ingiustizia e gli assistiti ad
adeguarsi, anche perché vittime della stessa pesante stretta economica,
provocata dall’indecente Governo populista, presieduto, colmo dei colmi, da un
Avvocato del Popolo, secondo la nota autodefinizione di Giuseppe Conte.
Si
dirà che si tratta di storia antica. Certamente. Però l’emergenza Covid ha tremendamente moltiplicato i tempi per
avere una giustizia giusta. È anche vero - cosa che a tavola è venuta
fuori -
che paradossalmente, alla lunga, la situazione di stallo potrebbe influire positivamente sui tassi di
litigiosità… Resta però il fatto che al momento la crisi si traduce in una situazione a dir poco incresciosa per gli
avvocati seri come per i cittadini onesti.
Ieri
ho raccolto mio malgrado le confidenze di amici civilisti, molto amareggiati, per se stessi e per gli assistiti. Ma nel penale sembra
che le cose vadano persino peggio: il che
è gravissimo, soprattutto quando sia in gioco la libertà delle
persone.
E
i giudici? Come detto, pensano alla “sospensione feriale”…
Carlo Gambescia
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