giovedì 11 giugno 2020

Post Covid e  Tribunali
In attesa della "sospensione feriale"…

Ieri sera ho avuto la possibilità  di toccare con mano tutta la gravità della  crisi della  giustizia post Covid.  Come?  Andando   a cena  con alcuni amici avvocati, cena in principio  organizzata  per ragioni strettamente goliardiche, che però si  è trasformata in una specie di psicodramma professionale collettivo, con il sottoscritto come confessore sociologico.
In pratica, al di là delle dichiarazioni  di circostanza di Ministri e Procure,  i tribunali non funzionano più:  le cause in remoto via collegamento  internet o tramite invio di testi scritti  sono una specie di  punto di interrogativo e soprattutto dipendono, per l’iter, dall’auto-organizzazione delle varie procure e sezioni, che però  gestiscono  la situazione con criteri degni della casta dei bramini indiani.
Di qui lentezza, incertezza, errori.  Salvo  che sulle prossime vacanze estive, che molte Procure sembra vogliano comunque godersi in turnazione. 
E gli avvocati?  Quelli seri, che sono la  stragrande maggioranza, sono preoccupatissimi, e  non solo dal punto di vista deontologico.  
E qui vengo al terribile  sfogo  degli amici legali,  sfogo che ha tramutato una serata goliardica in una specie di funerale. Perché?  Per la semplice ragione, che gli avvocati   -   a cena, erano presenti solo  amici civilisti -   sono costretti a perorare presso gli assistiti per i procedimenti in corso,  fin dove possibile,  la composizione extragiudiziale.  Insomma,  si consiglia di  chiudere, e in fretta, anche  a costo di rimetterci tutti, avvocati e assistiti,  come per le cause in riassunzione.  Una prosecuzione che nelle condizioni attuali imporrebbe una durata processuale lunghissima dai costi proibitivi, non sopportabili da una “clientela media”, né ricca né povera, quella che le statistiche, indicano come la più reattiva,  anch’essa ora attanagliata dalla crisi post Covid.  E, tra l’altro, sembra  che già fiocchino  le insolvenze, ancora più dolorose per gli studi con l'Imu alle porte.
In pratica,  gli avvocati che hanno a cuore la giustizia, sono costretti a optare per l’ingiustizia e gli assistiti ad adeguarsi, anche perché vittime della stessa pesante stretta economica, provocata dall’indecente Governo populista, presieduto, colmo dei colmi, da un Avvocato del Popolo, secondo la nota autodefinizione di Giuseppe Conte.      
Si dirà che si tratta di storia antica. Certamente. Però  l’emergenza Covid ha tremendamente moltiplicato i tempi per avere  una  giustizia giusta.  È anche vero - cosa che a tavola è venuta fuori  -  che paradossalmente,  alla lunga,  la situazione di stallo  potrebbe influire positivamente sui tassi di litigiosità…  Resta però il fatto che al momento la crisi  si traduce in una  situazione a dir poco incresciosa per gli avvocati seri come per i cittadini onesti.    
Ieri ho raccolto mio malgrado le confidenze di amici civilisti, molto amareggiati, per se stessi e per gli assistiti.  Ma nel penale sembra che  le  cose  vadano persino peggio: il che è  gravissimo, soprattutto quando   sia  in gioco la libertà delle persone.
E i giudici? Come detto, pensano alla “sospensione feriale”…

Carlo Gambescia  

            

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