mercoledì 3 giugno 2020

La manifestazione romana del Centrodestra
Sotto il tricolore niente…


Centrodestra, Centro-Destra, Centro Destra… Può sembrare perfino  ridicolo ma la presenza-assenza del  trattino o dello spazio tra le due parole, nelle cronache giornalistiche e storiche,  riassume  gli alti bassi  politici  di un' alleanza che più o meno dura  da  ventisei anni.
Ieri il Centro ( tradizionalmente rappresentato da Forza Italia) e la Destra ( contraddistinta da Lega  e  Fratelli d’Italia)  hanno di nuovo manifestato insieme, issando  il tricolore ma  all’insegna, come sempre,  del vuoto politico. 
Nulla di nuovo, insomma.  Non c’ è  quindi bisogno di alcun trattino,  dal momento che  il vuoto politico  sembra unire i tre partiti. 
Cosa vogliamo dire?  Che  l’assistenzialismo per il “popolo delle partite Iva” o per il “popolo dei lavoratori e dei pensionati”  non è un programma politico,   né di Centro né di Destra:  è la pura  continuazione, “tricolorizzata” della politica "welfarizzante"  del  Centrosinistra,  sotto  l’etichetta Centrodestra. 
Non è corretto  ricoprire il tutto,  anzi il nulla, con il tricolore, che pure ha una sua gloriosa  storia, che passa per il Risorgimento, la Prima Guerra Mondiale (o “Quarta d’Indipendenza”), la Resistenza all’oppressore nazifascista.  Sotto il tricolore del Centrodestra c'è il nulla programmatico,  come nelle testoline delle  famose indossatrici di facili costumi del film dei fratelli Vanzina.  Esibire sfacciatamente il tricolore, odora di truffa politica. Significa offendere i caduti per e dell'Italia liberale.  O se ci perdona  la caduta di stile:   significa vendere,  come Totò,   una  Fontana di Trevi di cui non si è proprietari.   
Altro punto, non secondario:  cosa distingue il Centrodestra dal Centrosinistra? Ripetiamo,  nulla.  Un nulla, per fare un gioco di parole,  rappresentato dal nulla condiviso...  Altra questione:  cosa distingue gli elettori di una parte dagli elettori dell’altra?  Insomma, cosa vogliono gli italiani, tutti?  Sicuramente più libertà.  Ma quale libertà? Quella dal paracadute di un costosissimo assistenzialismo? La libertà di produrre, lavorare, creare, ideare  senza la rete dello statalismo, soprattutto in ambito sociale ed economico?  Oppure gli italiani aspirano alla libertà  di individualizzare i profitti  e socializzare le perdite?  Puntano alla “libertà” delle pensioni più alte, magari a sessant’anni, pagando meno contributi, come  proclama il Centrodestra?  Oppure a sessanta milioni di posti letto nei reparti di intensiva, senza aumentare le tasse, come predica, da par suo,  il Centrosinistra?

Come si può intuire da quel che si legge e si sente in giro tra elettori ed eletti del Centrodestra  non c’è poi grande differenza, come non c’è grande differenza tra gli elettori e gli eletti dell’intero schieramento politico, dal Centrodestra al Centrosinistra. Il problema, per dirla con il compianto Sartori, è sistemico
A dire il vero però, una differenza  esiste: quella  dell’atteggiamento verso l’immigrazione. Il Centrodestra nega lo stato sociale all’immigrato, il Centrosinistra vuole estenderlo a tutti:  italiani  o meno.  E qui però l’elettore del  Centrosinistra talvolta vacilla, come del resto  ogni tanto  cede lo stesso eletto.  
In realtà,  quel che conta sociologicamente è che ci si  divide  sui diritti umani,  però reinterpretati  - attenzione -  dal Centrodestra e dal Centrosinistra come diritti sociali redistribuiti graziosamente dallo stato. In questo modo  si alimenta  il comune fondo welfarista del razzismo (Centrodestra) come dell’universalismo (Centrosinistra). Insomma, ci si muove all’interno di un “patto neocorporativo”  tra eletti ed elettori,  di Centrodestra come di Centrosinistra,  che di liberale  non ha nulla.
Ora, riassumendo,  che il  Centrosinistra  non sia liberale, non è una novità, ma che non lo sia neppure il Centrodestra può  provocare tuttora   nelle anime belle  alcune  perplessità.
In realtà, il lato peggiore della cosa, non è rappresentato dalla retorica welfarista sposata dagli eletti, ma dal fatto che in larghissima parte non sono liberali neppure gli elettori del Centrodestra. Tanti italiani, per una consolidata quando immaginaria tradizione orale, rimpiangono ancora lo pseudostato assistenziale di   Mussolini.
Come uscirne?

Carlo Gambescia