La manifestazione romana del
Centrodestra
Sotto il tricolore niente…
Centrodestra,
Centro-Destra, Centro Destra… Può sembrare perfino ridicolo ma la presenza-assenza del trattino o dello spazio tra le due
parole, nelle cronache giornalistiche e storiche, riassume gli alti bassi politici di un' alleanza che più o meno dura da ventisei
anni.
Ieri
il Centro ( tradizionalmente rappresentato da Forza Italia) e la Destra ( contraddistinta da
Lega e Fratelli d’Italia) hanno di nuovo manifestato insieme, issando il tricolore ma all’insegna, come sempre, del vuoto politico.
Nulla
di nuovo, insomma. Non c’ è quindi
bisogno di alcun trattino, dal momento che
il vuoto politico sembra unire i tre
partiti.
Cosa vogliamo dire? Che l’assistenzialismo per il “popolo delle
partite Iva” o per il “popolo dei lavoratori e dei pensionati” non è un programma
politico, né di Centro né di Destra: è la
pura continuazione, “tricolorizzata”
della politica "welfarizzante" del Centrosinistra, sotto l’etichetta Centrodestra.
Non
è corretto ricoprire il tutto, anzi il
nulla, con il tricolore, che pure ha una sua gloriosa storia, che passa per il Risorgimento, la Prima Guerra Mondiale (o “Quarta
d’Indipendenza”), la
Resistenza all’oppressore nazifascista. Sotto il tricolore del Centrodestra c'è il nulla programmatico, come nelle testoline delle famose
indossatrici di facili costumi del film dei fratelli Vanzina. Esibire sfacciatamente il tricolore, odora
di truffa politica. Significa offendere i caduti per e dell'Italia liberale. O se ci perdona la caduta di stile: significa
vendere, come Totò, una Fontana di Trevi di cui non si è proprietari.
Altro punto, non secondario: cosa
distingue il Centrodestra dal Centrosinistra? Ripetiamo, nulla. Un nulla, per fare un gioco di parole, rappresentato dal nulla condiviso... Altra
questione: cosa distingue gli elettori
di una parte dagli elettori dell’altra? Insomma,
cosa vogliono gli italiani, tutti?
Sicuramente più libertà. Ma quale
libertà? Quella dal paracadute di un costosissimo assistenzialismo? La libertà
di produrre, lavorare, creare, ideare
senza la rete dello statalismo, soprattutto in ambito sociale ed
economico? Oppure gli italiani aspirano
alla libertà di individualizzare i
profitti e socializzare le perdite? Puntano alla “libertà” delle pensioni più
alte, magari a sessant’anni, pagando meno contributi, come proclama il Centrodestra? Oppure a sessanta milioni di posti letto nei
reparti di intensiva, senza aumentare le tasse, come predica, da par suo, il Centrosinistra?
Come
si può intuire da quel che si legge e si sente in giro tra elettori ed eletti del Centrodestra non c’è poi grande differenza, come non c’è
grande differenza tra gli elettori e gli eletti dell’intero schieramento
politico, dal Centrodestra al Centrosinistra. Il problema, per dirla con il
compianto Sartori, è sistemico
A
dire il vero però, una differenza esiste: quella
dell’atteggiamento verso l’immigrazione. Il Centrodestra nega lo stato
sociale all’immigrato, il Centrosinistra vuole estenderlo a tutti: italiani
o meno. E qui però l’elettore del
Centrosinistra talvolta vacilla, come
del resto ogni tanto cede lo stesso eletto.
In realtà, quel che conta sociologicamente è che ci si divide sui diritti umani, però reinterpretati - attenzione - dal
Centrodestra e dal Centrosinistra come diritti sociali redistribuiti graziosamente dallo
stato. In questo modo si alimenta il comune fondo welfarista del razzismo (Centrodestra) come dell’universalismo (Centrosinistra). Insomma, ci si muove all’interno di
un “patto neocorporativo” tra eletti ed
elettori, di Centrodestra come di Centrosinistra, che di liberale non ha nulla.
Ora, riassumendo, che il Centrosinistra non sia liberale, non è una novità, ma che non lo sia neppure il Centrodestra può provocare tuttora nelle anime belle alcune perplessità.
In realtà, il lato peggiore della cosa, non è rappresentato dalla retorica welfarista sposata dagli eletti, ma dal fatto che in larghissima parte non sono liberali neppure gli elettori del Centrodestra. Tanti italiani, per una consolidata quando immaginaria tradizione orale, rimpiangono ancora lo pseudostato assistenziale di Mussolini.
Come uscirne?
Ora, riassumendo, che il Centrosinistra non sia liberale, non è una novità, ma che non lo sia neppure il Centrodestra può provocare tuttora nelle anime belle alcune perplessità.
In realtà, il lato peggiore della cosa, non è rappresentato dalla retorica welfarista sposata dagli eletti, ma dal fatto che in larghissima parte non sono liberali neppure gli elettori del Centrodestra. Tanti italiani, per una consolidata quando immaginaria tradizione orale, rimpiangono ancora lo pseudostato assistenziale di Mussolini.
Come uscirne?
Carlo Gambescia