A Carlo Lottieri, con le mie scuse e
auguri
Stimo
Carlo Lottieri come studioso. Molti anni fa,
credo, fui tra i primi a intuirne
le potenzialità: gli proposi, come direttore di collana, un libro-intervista
sul libertarismo, lui, molto
disponibile, accettò. La conversazione condotta da un giovane giornalista, all’epoca coordinatore redazionale di “Linea”,
riuscì molto bene.
Giorni fa, scoprendo Pagina e Manifesto per la Nuova Costituente , ho buttato
giù alcune righe al riguardo (*). Con grande cortesia Lottieri ha ripreso le mie note
sulla Pagina Fb del movimento. Che ne è
stato però? Alcuni “mi piace”, un “commento” di un giovane
iscritto (interessante), poi più nulla.
Cosa
dire? Innanzitutto, per quel che concerne il "silenzio" del padrone di casa, che esiste una
differenza di approccio: Lottieri è un filosofo, chi scrive un umile sociologo. C’è giustamente distanza
cognitiva. Tralasciando, ovviamente, le
fisiologiche differenze interpretative
sulla storia e sui contenuti del liberalismo. Quindi, ripeto, approcci cognitivi differenti, anche in termini, credo, di giudizio sulla gerarchia delle fonti del sapere.
Però in realtà il punto è un altro. L’iniziativa, da quel che ho capito, è di tipo politico, ed è giusto che sia così (per carità…): quindi molto distante - ecco il punto - dai miei interessi, per così dire, “puri”, di studioso. Del resto, a suo tempo, politicamente parlando, ho già dato. Purtroppo.
Voglio dire, insomma, che un movimento politico, per giunta allo stato nascente, non può occuparsi - per specifiche ragione intrasistemiche - di approfondimenti teorici. Recluta, ammonisce, ribadisce. Così impone la sua natura sociologica. Ciò però significa, per dirla brutalmente, che dovevo farmi i fatti miei…
Ritenevo, tuttavia, che nel mondo liberale, politico-liberale diciamo (quindi non parlo del Lottieri fine filosofo politico), lo spazio critico fosse maggiore, o se si preferisce il riguardo verso l’euristica sociologica, o comunque “altra”, cognitivamente parlando.
Ritenevo, tuttavia, che nel mondo liberale, politico-liberale diciamo (quindi non parlo del Lottieri fine filosofo politico), lo spazio critico fosse maggiore, o se si preferisce il riguardo verso l’euristica sociologica, o comunque “altra”, cognitivamente parlando.
Evidentemente, mi sbagliavo. E addirittura come sociologo: perché ho ignorato, come appena ricordato, l’ inesorabile logica sociale di ogni "movimento", che pure dovrei conoscere bene, tra l’altro amplificata dalle dinamiche del giornalismo stereotipato della comunicazione “social”.
Pertanto mi scuso, prendo atto e auguro, di cuore, ogni bene a Carlo Lottieri e al movimento Nuova Costituente.
Carlo Gambescia