mercoledì 25 ottobre 2017

 Tifo estremo
I nuovi uomini delle caverne




«Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, definisce "sconvolgenti, miserevoli, ripugnanti" gli insulti antisemiti da parte degli ultrà laziali. "Non ci sono parole per condannare un gesto così vergognoso. Si banalizza la Shoah, si trasforma un'immane tragedia in una semplice bega fra tifoserie". Zuroff, pur comprendendo "l'impatto simbolico" di giocare con la Stella Gialla sulle maglie,come proposto da Renzi,ha detto: "non aggiunge conoscenza:meglio far visitare Auschwitz ai giocatori"».


Concordo. Je suis Anna Frank.  Tra l’altro si parla anche di far leggere in campo il suo bellissimo Diario.  Perché no?   Però credo che il  vero pericolo sia un altro. E che i fatti dell’Olimpico,   vadano ben oltre  la negazione della Shoah e  la banalizzazione stessa del male.   Il  nodo è  importante.  E spieghiamo perché.
La  Shoah, ormai,  non è negata neppure dagli stessi gruppi antisemiti. Per fare un esempio, gli adesivi, indicano, per dirla brutalmente,  che  il tifo estremo della Lazio, riserverebbe ai tifosi romanisti la stessa sorte  degli ebrei nei campi di sterminio.  Il tifo estremo quindi accetta la Shoah, come se però fosse normale  "gasare" i nemici.  
Si pensi, tuttavia,  alle dichiarazioni degli Irriducibili, da dove sembra provengano  i colpevoli:

«"Si tratta di scherno e sfottò da parte di qualche ragazzo forse, perché in questo ambito dovrebbe essere collocata questa cosa, anche in virtù del fatto che, come da sentenza di tribunale (qui la decisione dello scorso 2 febbraio 2017), non è reato apostrofare un tifoso avversario accusandolo di appartenere ad altra religione".Così in una nota il direttivo degli Irriducibili della Lazio. "Ma evidentemente nemmeno la Figc se ne ricorda se è vero che hanno aperto un'inchiesta"».   (http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/10/23/comunita-ebraica-di-roma-fuori-gli-antisemiti-dagli-stadi_a4c141e1-8029-47bc-b8a0-059d4b242ab7.html )

Certo, che sarà mai…  Una goliardata…  Sulla pelle di un intero popolo che ha rischiato di essere sterminato.
All’epoca del processo Eichmann a Gerusalmme, Hannah Arendt,  parlò, a proposito di  un personaggio dal grigiore di un burocrate, di "banalità del male",  nel senso che  l’ex  funzionario nazista  applicava il diritto positivo (leggi, normative, regolamenti). Insomma, “si  faceva quel che andava fatto”  a norma di legge, in un clima sociale di consenso (tacito e/o esplicito) alla legislazione nazista contro gli ebrei.     
Oggi  siamo ben oltre la banalità del male. E probabilmente, in particolare,  oltre la "banalità degli esecutori nazisti", scorta giustamente dalla Arendt.   Certo, come nel caso di Eichmann e di altri nazisti, anche gli Irriducibili evocano a discarico l'articoletto di  legge.  In  realtà,  siamo davanti alla barbarica riduzione del nemico, come spiegavamo ieri, a  puro e semplice ostacolo materiale  al perseguimento di risorse. Quel che separa dalla conquista dal cibo...  Qualcosa di pre-cognitivo, ordalico,  che va distinto dall’antisemitismo degli intellettuali e dei  burocrati alla Eichmann.
Mi spiego meglio: parlo di  antisemitismo inconsapevole (non meno ripugnante di quello consapevole),  quale frutto velenoso  di una  regressione alla dinamica dell’orda: condizione, questa, che rappresenta il grado zero del conflitto politico.
Un passo indietro.  Di regola,  il nemico può essere sublimato, trasformato in avversario, banalizzato e distrutto. La sublimazione, riguarda le grandi religioni, in particolare i monoteismi; la trasformazione in avversari, le liberal-democrazie; la banalizzazione i totalitarismi;  la distruzione materiale pura e semplice, l’orda. Parliamo, in quest'ultimo caso,  di  quasi-gruppi sociali,  che si contendono risorse fisiche  a colpi di clava.  Pertanto, nel caso del tifo estremo, più che di banalizzazione del male, parleremmo della sua naturalizzazione.
Ripeto, dietro il tifo estremo, non c’è Eichmann, ma l’uomo di Neanderthal: il grado zero del conflitto politico.
Ecco perché ritengo -  anche se importanti sotto il profilo simbolico e di un sacrosanto risarcimento morale -  inutili i tentativi di far ragionare gli uomini di Neanderthal.   Il vero punto fondamentale non è ( o comunque non solo) individuare e punire dieci-venti cavernicoli, bensì  quello  di far uscire, con essi, il conflitto politico naturalizzato, dagli stadi,  restituendoli  ai tifosi  “normali”. Potremmo parlare di una necessaria "ri-parlamentarizzazione" del tifo, capace di  trasformare il nemico in leale avversario; di sostituzione del "voto" alle "pallottole", anche ideologiche.  Come del resto era un tempo, quando si andava allo stadio, come al cinema, con famiglie al seguito, mescolandosi  tra  tifosi. Idealizzo? Si leggano le cronache sportive, grosso modo, fino alla metà degli anni Settanta del Novecento.  Ma questa è un'altra  storia...  
Comunque sia, rinviamo il lettore alle proposte contenute nel  post di ieri (http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2017/10/gli-adesivi-antisemiti-dei-laziali.html ).  
Concludendo, siamo davanti, piaccia o meno,  ai nuovi uomini delle caverne. E come tali vanno trattati. 

Carlo Gambescia