venerdì 6 ottobre 2017

   Il Ministro delle Infrastrutture a  "Porta a Porta":
“Sì allo sciopero della fame per lo ius soli”
Delrio, il catto-comunista



« Ieri anche il ministro dell'Infrastrutture Graziano Delrio ha aderito allo sciopero [della fame]:  “ Il parlamentare risponde alla nazione, non alla disciplina di partito. Sui diritti civili non ci si astiene (…)  Non dobbiamo avere paura dei bambini. Bisogna aiutare l'integrazione. Questo voto è di coscienza individuale dei parlamentari. Non so se ci sarà la maggioranza o meno. Se non ce la facciamo, amen. Ma mi interessa fare un dibattito ragionato, tranquillo, ragionevole. Dimostriamo di essere un grande Paese". (http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/10/05/ius-soli-70-parlamentari-in-sciopero-della-fame.-boldrini-ci-sto-pensando_087027d7-8a3e-45f8-800e-d8755ed4e91f.html )

Così  il ministro Graziano Delrio parlando della legge sullo  ius soli  a "Porta a Porta". Che dire? 
Del Rio parla di dibattito  “ragionato, tranquillo, ragionevole”, poi però aderisce allo sciopero della fame, che è una forma di resistenza passiva,  formalmente, come si dice, non violenta… Certo,  non verso gli altri. Ma, ecco il punto  verso se stessi. Perché, per ipotesi, se portata alle estreme conseguenze, il digiuno può  provocare la morte dello “scioperante”.  Pertanto, il messaggio rivolto alle autorità non è meno violento:  “Se non fate quel che noi, a dispetto di qualsiasi regola democratica,  vogliamo imporre, vi lorderete le mani con il nostro sangue”. 
Insomma, le solite ipocrisie pacifiste, evocate,  non davanti alle mitragliatrici delle truppe coloniali britanniche,  ma  dinanzi agli ascari  disarmati del governo  Renzi. Insomma, senza rischiare un cazzo, (pardon).  Roba soft,  con  staff medico al seguito.  E diciamola tutta:  come giorni fa con le misure economiche,  per infastidire Gentiloni e di riflesso l’ex sindaco di  Firenze, strizzando  l’occhio alla sinistra interna-esterna al Pd.   
Come definire questo  mix di alti sentimenti e bassi servizi di cucina?   Tipico di certo mondo politico, come nel caso del cattolico di sinistra Delrio, a mezzo servizio tra Dio e  gli orfani di Marx? Bastano due parole: irresponsabilità politica.  Perché, ammesso e non concesso che lo ius soli sia giusto in sé, con l'aria che tira in Italia,   non è certamente questo il  momento giusto per proporlo: la legge se approvata,  porterebbe altra acqua al  mulino della propaganda  razzista e  molti  voti   alla destra, subito pronta a cogliere l’occasione per accusare la sinistra, tutta la sinistra, anche quella renziana, di essere dalla parte degli immigrati contro gli italiani. Sono cazzate (pardon). Che però  rischiano di  far perdere voti al Pd riformista.   
Delrio,  catto-comunista di confessione lapiriana (certo, più moderato di Rosy Bindi, ma di poco), mostra di non capire, o di non voler capire le ragioni, per così dire,  dell'opportunità politica. Mentre, da furbetto del quartierino Pd,  sembra  cogliere  bene quelle dell' opportunismo politico. In che modo? Cercando di salvare, con lo sciopero della fame soft,  capra e cavoli:  i grandi ideali e il seggio, comunque  dovessero andare le cose:  o con Renzi o contro Renzi…
Al posto dell’ ex Novello Magnifico -  che però, triste dirlo, si è laureato con  una tesi su Giorgio La Pira... -    alle prossime, lo lasceremmo a casa. Con il fantasma di La Pira.

Carlo Gambescia