Stati Uniti e Iran
Donald Trump, per dirla fuori dai denti, finora non
ne ha azzeccata una. Probabilmente, parla troppo, anzi twitta (o
twittava) troppo: voleva costruire un muro con il Messico e i
muratori, in loco, si girano ancora i pollici; voleva abolire la riforma
sanitaria, e tutto è come prima, forse peggio di prima; voleva
distruggere Kim Jong-un, e il dittatore nordcoreano continua
a divertirsi come un matto con il subbuteo atomico.
Ora, Trump vuole liquidare l’accordo sul nucleare con
l’Iran... Probabilmente, a Teheran si sta ridendo, come davanti a quei personaggi stralunati interpretati dal grande Mel Brooks. Eppure, il principio
di non permettere ai nemici dell’Occidente di
costruirsi armi atomiche, è assolutamente corretto dal punto
di vista polemologico e geopolitico. Soprattutto, quando per dirla con
Kissinger, sono in contrasto due opposte idee
di “ordine internazionale”: da un lato l’Iran, una
teocrazia, che continua a vedere nell’Occidente il principale
discepolo di satana, dall’altro un mondo, quello Occidentale, che ha
relegato il diavolo in soffitta da un bel pezzo.
L’Iran, vuole convertire, l’Occidente fare buoni affari e turismo. Probabilmente, semplifichiamo troppo, ma come
rappresentare meglio due idee, così contrastanti, dell’ordine internazionale?
Pertanto, Trump ha ragione nella sostanza: mai
permettere a un nemico, per giunta assoluto, di armarsi più di te. La
democrazia atomica - a ciascuno la sua bombetta, nell’impossibilità di
escluderle per tutti - è un inganno democraticista, pari a quello di
permettere a un partito antidemocratico di vincere democraticamente
le elezioni. I nemici, che possono diventare pericolosi, vanno
eliminati "da piccoli": senza pietà. Come sosteneva
Machiavelli, ogni vero principe, quando occorre, il male deve
farlo tutto e subito, guai concedere spazio al nemico (*).
Per tornare alla questione iraniana, stupisce che
russi ed europei, che tutto sommato condividono con gli Stati Uniti la
stessa idea laica di ordine internazionale, se vogliamo economico-turistica ( insomma, non si vuole convertire nessuno), non facciano fronte unico
contro l’Iran.
Senza dubbio, l’arroganza e il nazionalismo di
Trump non aiutano. Senza dimenticare le tradizionali alleanze
regionali, a cominciare da quella con Israele, che condizionano e
dividono un ipotetico schieramento russo-europeo-americano. Ma Israele è un bastione
dell’Occidente, non si può buttarlo a mare. Checché ne pensi Putin.
Però, forse, il problema è più profondo. La verità scomoda
di Trump mette in discussione l’idea pacifista, oggi dominante, di
un ordine internazionale democratico, consensuale, che ha
rinunciato alla guerra per darsi al turismo e ai buoni affari (può
sembrare una banalità, ma l’Italia è piena di turisti e imprenditori
russi…).
Idea, dura da rifiutare per le nostre classi
politiche, imbevute di socialismo, umanitarismo e pseudo-cristianesimo.
Così stupide da credere, che l’Iran, portatore di un’
idea di ordine internazionale anti-occidentale, farà un uso pacifico del
nucleare.
Sì, lo stesso uso che Hitler fece della democrazia…
Carlo Gambescia
(*) «Di fare tutte le crudeltà in una volta per non avere a ritornare ogni dì e per potere non le rinnovando assicurare gli uomini e guadagnarseli con beneficarli» (Principe, VIII).
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