venerdì 13 ottobre 2017

La Camera approva il Rosatellum
Legge fascista? 
Ma mi faccia il piacere...



Che osservatori, attori politici e mass media vedano le cose secondo prospettive differenti è nell’ordine naturale della democrazia liberale,  fondata sulla discussione.  Quindi  ben vengano manifestazioni, prese di posizioni,  dibattiti  e  stronzate (pardon).  
Il Rosatellum (semplifichiamo) passato ieri alla Camera, per alcuni sarebbe addirittura  una legge fascista perché maggioritaria, e maggioritaria perché fascista. Si è perfino evocata  la Legge Acerbo.  Per altri, più  moderati,  si tratterebbe invece di  un tentativo, seppure parziale, di conciliare, come capita nei Parlamenti,  i seguaci del proporzionale con quelli del maggioritario.
Per contro,  è rimasta  fuori la vera questione: quella della governabilità.  In realtà, non da oggi. Perché, a dire il vero,  mai  presa in  considerazione da tutte, e diciamo tutte,  le leggi elettorali italiane, a partire dal 1946.
La governabilità  non rinvia alle alleanze politiche occasionali  e  alle leggi elettorali (o comunque non solo), bensì  ai poteri, soprattutto di scioglimento,  attribuiti al Capo dell’Esecutivo  (Presidente del Consiglio o della Repubblica). Pertanto non basta una “leggina” elettorale e tante pacche sulle spalle (magari dove  nessuno vede).  Servono le riforme costituzionali, ma per fare che cosa? Ripetiamo: per introdurre la prevalenza dell’Esecutivo sul Legislativo, Una opzione   che la  “Costituzione più bella del mondo” ha sempre escluso tassativamente, fin dalla nascita,  in nome della famigerata paura dell’uomo solo al comando, da Mussolini a Renzi, passando per Berlusconi e Craxi.
L’ultimo tentativo di riforma costituzionale, timidamente teso a rafforzare i poteri del Governo su quelli del Parlamento, sappiamo tutti che triste fine  abbia fatto. Inoltre,  le cazzate (pardon) dette, ultimamente,  sul modello tedesco, come “occasione perduta”, riguardavano la parziale  versione italiana (molto all’amatriciana) della legge elettorale tedesca, ma non,  ad esempio   dell’istituto, sempre teutonico, della cosiddetta sfiducia costruttiva (non si fa cadere il governo senza una maggioranza alternativa).
Pertanto, con  il  Rosatellum, che rispetto all’Italicum (2015, nato morto)  e al Porcellum (2005, dichiarato incostituzionale con sentenza a orologeria nel 2103), basati entrambi su proporzionale e premio di maggioranza,   si torna invece all'uninominale, ma solo in parte: 1/3 dei seggi. Per contro, il Mattarellum  (1993) estendeva  l'applicazione del maggioritario  a 2/3 dei seggi.
Quanto allo soglia di sbarramento  il Rosatellum conferma  il 3 %  (il 4% nel Mattarellum). Ovviamente, per ragioni  di sintesi,  abbiamo semplificato le complesse normative  delle diverse leggi.
L’unica nota di consolazione è che il ritorno (parziale) all’uninominale potrebbe ridurre (a parità di consensi, rispetto alle precedenti elezioni) di un terzo il numero dei parlamentari pentastellati, forza chiaramente eversiva.  Il che è una buona notizia.  Sempre che, nei diversi collegi uninominali, le forze riformiste  non si facciano la guerra tra di loro, facilitando  le stesse  catastrofi politiche  delle  ultime comunali  a  Roma e Torino. Dove,  tra i due litiganti, eccetera, eccetera.  La grande coalizione, per capirsi, andrebbe fatta nelle urne, permettendo, con il voto saggiamente incrociato, a una delle due possibili coalizioni costituzionali (non eversive, anti-grilline) di avere i voti per governare, ma una alla volta. Si chiama maturità liberal-democratica. Chi perde oggi, governerà domani.  E così via. E gli altri, gli "esclusi"? Diritto di tribuna, in attesa che imbocchino la via del riformismo. infra-sistemico.
Un’ultima cosa, anzi due, a proposito dei  paragoni giornalistici con la Acerbo (1923).  Uno, quella legge assegnava un premio di maggioranza, a prescindere dalle sue dimensioni,  che  il Rosatellum non prevede assolutamente.  Due, i voti  ricevuti dai vincitori  superarono  largamente, non solo il 25 % stabilito da quella legge (per accedere al premio di maggioranza),  ma andarono  oltre, e non di poco,  il 51 per cento dei voti.  Quindi la vittoria del Listone non fu risicata.
Al di là dei brogli e delle violenze, che pure ci furono nelle  elezioni dell'aprile 1924, agli italiani piaceva Mussolini.  E tanto. Anzi, "da matti", direbbe un mio caro amico ferrarese. Questo era il vero problema.  Come, oggi, piace Grillo.
Però, per fortuna (pare),   noi andremo  a votare con il Rosatellum.

Carlo Gambescia
     

        

Nessun commento: