sabato 7 ottobre 2017

Rosatellum bis
Un’opportunità (anti-cinquestelle) da cogliere…





Il Rosatellum bis è giustamente temuto dai cinquestellati.  Si legge, infatti,   nella relazione tecnica che accompagna il testo: “La proposta di testo base delinea un sistema elettorale misto, in cui l'assegnazione di 231 seggi alla Camera su 620  e 102   su 320 seggi al Senato è effettuata in collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui vince il candidato più votato, mentre l'assegnazione dei restanti seggi avviene con metodo proporzionale, nell'ambito di collegi plurinominali”.
Facciamo qualche calcolo.  L’ attuale numero dei parlamentari  cinquestelle, inclusivo dei parlamentari perduti (colonna destra  passati al gruppo misto, eccetera),  è il seguente:


88   +  21   =  Camera    101   (n. deputati M5S)                                         
35 + 19   =  Senato    54 (n. senatori M5S)

Con il  Rosatellum  bis,   il numero dei parlamentari eletti con l'uninominale e il proporzionale sarebbe il seguente:


620 – 231 (q.u.)   =   389 (deputati totali  eletti  in q.p.)        
320 – 102 (q.u)  =  218  (senatori totali  eletti in q.p)

Quelli  che ora  seguono  sono calcoli piuttosto elementari, se si vuole, sommari.  Ma crediamo che rendano ben l’idea. 
Attenzione, il nostro discorso concerne il meccanismo di  trasformazione dei voti in seggi, non i voti ricevuti nelle urne. Ora, con la quota uninominale prevista dal Rosatellum bis,  il  M5S, sulla base dello stesso numero di seggi guadagnato  nelle  precedenti elezioni,  perderebbe    più di 1/3  dei seggi alla Camera   (ottenendo una sessantina di deputati, forse anche di meno)   e al Senato  1/3 voti,  ottenendo una trentina di senatori.   Sono, cifre approssimative. E condizionate, dalla sempre possibile, ma non auspicabile,  crescita del consenso elettorale del Movimento Cinque Stelle.   
Sicché il risultato, post Rosatellum bis,  sarebbe il seguente:

Camera   101 -   1/3 ( forse anche di più)   =  67 (n. deputati M5S)     
Senato   54  - 1/3   =   36 (n. senatori  M5S)        


Ovviamente, quanto più crescesse l’ampiezza della quota uninominale  tanto più  decrescerebbe il numero dei parlamentari a cinque stelle. 
Però,  per ottenere l’azzeramento del voto pentastellato in termini di seggi,  nei collegi uninominali, centrodestra e centrosinistra dovrebbero fare accordi anti-cinquestelle,  chiaramente  veicolati  agli elettori.   Ovvero, far circolare il messaggio di non   votare il candidato del M5S, per privilegiare, secondo la situazione un candidato di centrodestra o di centrosinistra.
Ne saranno capaci? Si capirà  l’importanza di cogliere una grande opportunità politica? Di ridurre la consistenza, salvaguardando il diritto di tribuna, di un partito, potenzialmente eversivo delle istituzioni democratiche?  

Carlo Gambescia