Sondaggi
L’insostenibile pesantezza del populismo
Montagne
di studi sul comportamento elettorale, eppure "di doman" ne sappiamo meno di prima. Perché? tecnicamente parlando, si sonda ciò che c’è
di più volatile: opinioni formatesi, visto che il voto ideologico è
sparito da un pezzo, sull’ultimo telegiornale. Per capirsi: chi viene
intervistato ripete a pappagallo le parole di chi abbia "parlato" per ultimo: un
titolo di giornale, una notizia alla televisione, uno scambio di idee con la zia, eccetera,
eccetera. I sondaggi, insomma, non sono
molto attendibili, se non quelli - ma anche in questo caso con larghi margini - effettuati a pochissime ore dalle elezioni. Quindi va sempre fatta la tara.
Un
sondaggio del Barometro (*),
uscito sulla Stampa, dà in
vantaggio Pd (29%) e M5S (28 %). Mentre,
il Centrodestra, assai
frazionato, potrebbe perseguire, se sommati, la maggioranza dei voti ( 33,5/34 %), ma, allo "scomputo" non quella dei seggi. Se non interverranno precisi accordi tra i partiti, da veicolare abilmente agli elettori, il Centrodestra dove si vota con l’uninominale, andrà a fondo, rischiando di perdere, come potrebbe accadere ai pentastellati (anch'essi bisognosi di accordi), fino a un terzo dei seggi.
In
realtà, il Pd, soprattutto se si presentasse compatto, potrebbe ottenere la maggioranza
relativa dei seggi, stravincendo la battaglia dell'uninominale. Mentre Centrodestra
e Cinque Stelle, come in un sistema di vasi comunicanti, potrebbero perdere o
guadagnare seggi ai danni dell’uno e
dell’altro.
Altro dato che emerge è che gli italiani sarebbero scontenti del Rosatellum, non tanto in sé, quanto perché percepito come una riforma approvata in favore di alcuni partiti contro altri. In realtà, non si intuisce il vero motivo di debolezza della legge: con il Rosatellum, non ci sarà alcun vero vincitore, capace di governare da solo dopo elezioni. Infatti, il disegno complessivo della nuova legge è proporzionalista, non maggioritario.
Altro dato che emerge è che gli italiani sarebbero scontenti del Rosatellum, non tanto in sé, quanto perché percepito come una riforma approvata in favore di alcuni partiti contro altri. In realtà, non si intuisce il vero motivo di debolezza della legge: con il Rosatellum, non ci sarà alcun vero vincitore, capace di governare da solo dopo elezioni. Infatti, il disegno complessivo della nuova legge è proporzionalista, non maggioritario.
Si è invece accreditata, la versione anti-renziana della legge. Evidentemente “passata” nel Paese negli ultimi giorni. Che l’elettore “sondaggiato” ripete a pappagallo. Il che però spiega due cose, che i mass media e i social sono
largamente anti-renziani, danneggiando però con Renzi, anche l’ipotesi riformista. Portando, di
conseguenza, acqua avvelenata al mulino populista. Insomma, i sondaggi, possono assumere forza propria, e se ripetuti e diffusi capillarmente, influenzare, anche se in misura non sempre determinante, il voto. Quello vero.
Ovviamente, ripetiamo, sono sondaggi: riflettono l’opinione - ci scusiamo per la brutale semplificazione - del cretino che ha parlato per ultimo, e
possono perciò mutare rapidamente. Del
resto non si dice la mamma dei cretini, eccetera, eccetera?
Rimane però un dato di fondo, strutturale, pesante: gli
italiani non sembrano ravvisare nel
populismo un pericolo. Anzi incoraggiano. Come a suo tempo - allora i sondaggi non esistevano -
incoraggiarono il fascismo, variante
armata di un populismo che torna regolarmente ad affacciarsi nella storia d’Italia.
Dopo di che, però, il "popolo sovrano" la pagò cara.
Eppure sembra che la lezione non sia servita.
Eppure sembra che la lezione non sia servita.
Carlo Gambescia