I mass media italiani e la questione catalana
Fanatismo democratico
Alcuni si lamentano per l’atteggiamento dei
mass media italiani, politicamente, in larga misura, dalla parte dei
catalani. Una cospirazione? No, crediamo non
ci sia nessun complotto da svelare. Le cose però in realtà,
sono molto più semplici e difficili da spiegare al tempo stesso.
Proviamoci.
Ogni
regime politico ha una sua logica, in democrazia questa logica rinvia alla
regola di maggioranza e più in generale al principio che il popolo è sovrano e perciò ha sempre ragione. Ora, nella questione catalana, balza subito agli occhi, come il "caso", sociologicamente parlando, sia da manuale: qualcuno, un popolo, descritto come amante della libertà, che decide con il voto, da un lato,
e qualcun altro, una élite, dipinta come retriva, che vuole impedirlo, dall’altro. Un inciso: qualsiasi riferimento a Franco è totalmente fuori luogo. Il Caudillo, che sapeva, con Machiavelli, che il male va fatto tutto e subito (riassumiamo), avrebbe immediatamente ordinato di sparare a vista... Altro che proiettili di gomma...
Per la cultura democratica basta
questo romantico contrasto, perché scatti il riflesso condizionato della solidarietà politica. Il fatto che esistano una costituzione spagnola, un parlamento
nazionale, dove tutti sono rappresentati, un sistema giudiziario indipendente, larghe autonomie amministrative è tenuto in non cale. Dal momento che questi istituti - semplificando - possono significare qualcosa, ma solo dal punto di vista dello stato di diritto
liberale. Che però - ecco il punto fondamentale - è altra cosa dallo stato democratico: il liberalismo frena, tendendo a favorire il ragionamento, mentre la democrazia accelera, schierata com'è dalla parte delle passioni.
E più cresce il fanatismo democratico più ci
si allontana dal liberalismo. Per andare dove? Verso quella che Tocqueville
chiama tirannia della maggioranza. Che poi, eventualmente, è sempre tirannide di una minoranza, che, per tornare al grande pensatore francese, veicola certe idee, che fanno opinione, influendo sulle masse, eccetera, eccetera. Quindi, al di là delle piazze pittoresche, si tratta sempre del conflitto tra una
classe politica costituita e una costituente. Dal momento che in scienza politica
(diremmo, metapolitica) non esistono, se non sulla carta, maggioranze votanti. Esistono, anzi persistono, solo minoranze
organizzate che lottano per il potere, imponendosi a maggioranze disorganizzate. Ovviamente, quanto fin qui detto, è totalmente indigeribile dal punto di vista democratico, perché ne mette in discussione i principi.
Concludendo,
diciamo che l’appoggio mediatico agli indipendentisti catalani è frutto di fanatismo democratico. Una specie di riflesso condizionato, molto diffuso, non solo tra i populisti: basta che suoni il campanello del voto è il fanatico democratico comincia a salivare. Mai stanco di invocare sempre più democrazia, il fanatico non capisce che la
logica della democrazia, condotta alle sue estreme conseguenze è rovinosa,
perché può portare direttamente alla guerra civile.
Ed è ciò che rischia di
accadere in Catalogna.
Carlo Gambescia