In Catalogna si protesta contro gli arresti
Con la simpatia non si governa, né si
ottiene l’indipendenza
Si può fare a meno, in democrazia, dell’uso
della forza? Ed, eventualmente, quando è giusto usarla? E fin dove? E' molto difficile rispondere a queste domande, perché la democrazia è forma, mentre il politico, come vedremo, è sostanza.
Si
pensi all’arresto dei due leader indipendentisti catalani, che, in un paese monarchico, la Spagna , pretendono sia
autorizzata, al suo interno e dallo
stesso re, la nascita di uno
stato indipendente repubblicano. La Repubblica italiana permetterebbe la restaurazione dell’istituto monarchico, un
una Sicilia indipendente e borbonica? Quella tedesca consentirebbe il ritorno degli Hohenzollern in Prussia? E la francese, del Giglio in Vandea?
Dicevamo, sostanza del politico. Infatti, non siamo davanti a un solo problema di
coerenza istituzionale, per così dire formale ( ovvero una monarchia non può essere
repubblicana e viceversa), bensì, il punto fondamentale della questione concerne la coerenza politica. Ci spieghiamo meglio.
Se il politico, a prescindere dalla forma del regime, è basata, tra le altre cose, sulla relazione comando-obbedienza (
ossia dove non c’è obbedienza non c’è
comando, e dove non c’è comando, il
potere è condannato a dissolversi), è
ovvio che chi detiene il potere faccia di tutto per farsi obbedire, anche
usando la forza. Che però nelle democrazie
liberali è ancorata alle regole del
diritto. Di conseguenza l’uso della forza deve sempre rispondere a requisiti di
legittimità e legalità.
Ora,
il punto è che, gli indipendentisti catalani,
non riconoscono lo stato spagnolo sotto il profilo della legittimità. Sicché
la legalità, diviene pura e semplice appendice di ordini emessi da autorità che non si
riconoscono. In uno stato non democratico, la Catalogna sarebbe già stata occupata manu militari, in una democrazia liberale, come sta
avvenendo, invece, si punta sui giudici, sulle leggi, e soprattutto si cerca di trattare - politicamente - tentando
di separare gli estremisti dai moderati.
Tuttavia,
la disobbedienza è di cattivo esempio. I
processi disgregativi del potere hanno carattere cumulativo al contrario:
quanto più cresce il tasso di disobbedienza, tanto più il potere si indebolisce, perché la sua crescente debolezza favorisce i processi emulativi, e questi, a loro volta, producono, diffondendosi, la paralisi del potere, e così via. Ovviamente, oltre una certa soglia, difficile però da
individuare, il potere si dissolve.
La
difficoltà di stabilire il punto preciso di non ritorno, che dipende dalle capacità cognitive e dalla virtù prudenziali possedute della classe politica, rende tutto
più complicato. Soprattutto nelle democrazie liberali, dove l’uso della forza,
sebbene autorizzato dalla legge, non è
ben visto dalla pubblica opinione. Il
che spiega la simpatia, in particolare mediatica, soprattutto all'estero, verso gli indipendentisti catalani, dipinti come vittime di un potere illegittimo e illegale. E, per
contro, la cautela, del governo spagnolo, che finora ha puntato su un uso legalmente mirato della forza, proprio per non attirarsi l’antipatia
della pubblica opinione internazionale
Tuttavia,
con la simpatia non si governa, né si
ottiene l’indipendenza. Quindi, se il braccio di forza proseguirà, uno dei due contendenti, prima o poi, non potrà
non sguainare la spada.
Carlo Gambescia