Perché in
Italia è così complicato creare un "fronte" politico moderato?
Perché
Macron, Rajoy, Angela Merkel, per citare i casi più eclatanti, riescono a
raccogliere intorno alle loro figure un "fronte" politico moderato? E perché la stessa cosa
non riesce Renzi? Per non parlare del variopinto centrodestra italiano ?
Probabilmente,
innanzitutto, esiste un problema di
capacità individuali: Renzi non ha la visione di Macron, il sedere di pietra di
Rajoy, l’intuito politico della Merkel. Renzi, dopo un luminoso decollo iniziale, si è sgonfiato e spento, come capitava ai volatili lampioncini
colorati che punteggiavano le vie fiorentine durante la storica festa della Rificolona. A dire il vero, spesso colpiti da bucce di cocomero, lanciate a tradimento da finestre, preventivamente oscurate. Comunque sia, scorze giudiziarie o meno, Renzi sembra incapace di andare oltre le battute, più o meno salaci,
come si usava tra i portatori di
lanterne: “La mia l’è co' fiocchi e la tua l’è co'
pidocchi. E l‘è più bella la mia di quella della zia...”. E così via…
Dopo
di che, secondo fattore, in Spagna,
Francia, Germania il ceto medio sembra essere
meno sensibile alle sirene del populismo. Per quale ragione? Forse perché la democrazia rappresentativa e
l’economia di mercato sono stati metabolizzati meglio. Di qui, la piena consapevolezza,
che Parlamento e Mercato sono
l’orizzonte politico-economico, dal quale
potrebbe essere pericoloso fuoriuscire. Di qui, l’accettazione delle
riforme economiche, riforme che si stanno dimostrando fruttuose: la Francia corre meno (del resto Macron, da poco, ha afferrato
il potere), ma Spagna e Germania sono in fuga.
Va
onestamente ricordato che la
Spagna è passata attraverso una guerra civile (seguita da una dittatura via via fattasi più blanda); che la
Francia rimane la terra per eccellenza della rivoluzione; che
la Germania ha dato i natali politici a Hitler. Eppure i
ceti medi spagnoli, francesi tedeschi hanno
metabolizzato la democrazia liberale meglio degli italiani.
Per contro, in
Italia, paese che ha “inventato” il fascismo per poi liberarsene con una scrollata di spalle, il ceto medio sembra tuttora affascinato dalle sirene dell’antipolitica e
del populismo, per non parlare della nostalgia del duce. Riuscirà
il ceto medio italiano, per usare la classica metafora di Grass, a gettare alle ortiche il suo puerile tamburo di latta? Dando prova, finalmente, di maturità politica ?
Va
detto che un Renzi "appiccicato" alle terga di Grillo, con Gentiloni a ruota, non aiuta: si pensi solo alla legge, di filiazione ideologica grillina, sui vitalizi parlamentari, con il
Pd portabandiera in Parlamento. Come non aiuta, un Berlusconi, vecchio mago della pioggia, che dichiara ai quattro venti di
voler diminuire le tasse e aumentare le pensioni.
Diciamo
che in Italia, a differenza di Spagna, Francia, Germania, si è sviluppato un pericoloso circolo vizioso tra classe politica e ceto medio: ci si sfida sul chi sia capace a
spararla più grossa. E a berla ancora più grossa.
Come ne usciremo?
Come ne usciremo?
Carlo Gambescia