La “crisi idrica” di Roma e la forza devastante dell’isteria ecologista,
assecondata dall’opportunismo dei politici
Finiremo male
Perché farsi male da soli? Ormai, qualsiasi evento si trasforma in dramma.
L’isteria collettiva dilaga. E la politica invece di porre dei paletti, sembra seguire la corrente, mettendoci addirittura del
proprio.
Si
pensi all' "ultima venuta": la cosiddetta “crisi idrica” di Roma. Esito, in realtà, di una guerra locale a colpi di rappresaglie,
tra la Regione ,
a guida Pd e l’Acea e il Comune,
“comandati” a bacchetta dal M5S. Ritenevamo Zingaretti,
Presidente della Regione Lazio, un politico responsabile. E invece
pare proprio che non lo sia. Pur di
danneggiare politicamente, colpendo via Acea (occupata in chiave militare, da Cinque Stelle) il Comune di Roma targato Grillo, Zingarelli si è inventato la storiella del Lago di
Bracciano, il cui apporto al sistema idrico della Capitale è minimo, come
subito hanno sottolineato i vertici della partecipata. Evocando però -
ecco il punto - il razionamento, come rappresaglia politica contro Zingaretti e il Pd. Si chiama guerra per bande. E se razionamento sarà, al momento del voto, i romani, gli unici danneggiati da questa
insensata lotta politica, scatenata da Zingaretti, si ricorderanno di lui. Anche perché la "sindaca" Raggi, nelle ultime ore, cogliendo la palla al balzo ("gentilmente" offerta da Zingaretti), furbescamente, si sta auto-presentando, come l'unico politico "capace" di preoccuparsi dei romani... A tal punto siamo.
Comunque sia, la
sola parola razionamento, che tra
l’altro è la scelta più imbecille che ci
sia, perché provoca accaparramento, mercato
nero, crescita dei prezzi, ha scatenato
un putiferio mediatico, che di rimbalzo, terrorizzando i
cittadini, ha contribuito a dilatare i confini
dell’isteria collettiva.
Invece
di parlare di cose serie - possibilmente non in estate, quando Roma si svuota ( o forse proprio perché si svuota...) - come liberalizzazioni e investimenti privati per evitare gli sprechi sugli impianti, che si fa? Si chiudono le fontanelle (Raggi) e si
insulta Trump (Zingaretti). Quando, come noto, la chiusura dei “nasoni” è a risparmio zero e le dichiarazioni di Trump
sull’accordo di Parigi, per ora sono tali. Non solo: ci si mette anche il Vaticano che dichiara di voler chiudere la fontane di Piazza San Pietro. Secoli di sapienza politica buttati a mare... Per inseguire i miti (tra l'altro paganeggianti) della pseudo-fede ecologista. Inoltre, l'atteggiamento "secchione" del Vaticano ricorda quel commercialista, che per farsi dire bravo dal Ministero delle Finanze, insomma per eccesso di zelo, fa dichiarare al suo assistito più del dovuto (tipo: “Siamo nel 2017, caro cliente perché non versa
anche l’acconto per il 2019? Così ci portiamo avanti...).
Roma
ha sempre abbondato di acqua, nei secoli. È la città degli acquedotti e dell’acqua zampillante per eccellenza. Discorso che si potrebbe estendere all’Italia, terra delle Alpi e degli Appennini.
E invece no: vince la vulgata ecologista,
priva di qualsiasi fondamento scientifico, ma abilissima nel guadagnare il
cuore degli anticapitalisti delle diverse fedi, annidati soprattutto nei media:
gente che punta tutto sull’allarmismo e sul terrorismo informativo.
Insomma, la vulgata ecologista sembra avere un potenziale enorme. Parliamo dell' assoluta capacità di provocare stati isterici di massa, evocando un inesistente Sahel appenninico. Mentre basterebbe intervenire sulle
perdite legate alle cattive condizioni degli impianti. Il che - ecco il punto - implicherebbe quelle privatizzazioni, odiate però dallo statalismo ecologista. E da buona
parte degli italiani ,
da secoli abituati a socializzare le perdite e privatizzare i profitti.
Gli italiani non hanno ancora capito che senza privatizzazioni, il costo dell'acqua pubblica, così amata (come ha mostrato il referendum sulla liberalizzazione, che tra l'altro proponeva una modestissima apertura ai privati), arriverà alle stelle. Perché i soldi per evitare gli sprechi, intervenendo sugli impianti, si dovranno sborsare due volte: in bolletta (uno) e in occasione (due) della denuncia dei redditi. Quindi, pre-pa-rar-si, chi è causa del suo mal, eccetera, eccetera.
Ora, che
il popolo, in fondo, sia bue, con
evidenti tratti isterici, non è una
grande scoperta. Ma che pure i politici
seguano a ruota incoraggiando l’isteria, per puro opportunismo… E qui pensiamo
ai partiti di tradizione riformista e
moderata che invece di reagire, smorzando i toni, strumentalizzano.
In che modo? È sotto gli occhi di tutti.
Utilizzando come risorsa politica contro gli avversari,
all’insegna del tanto peggio tanto meglio, il “potenziale isterico ecologista”, come a
proposito della presunta “crisi idrica”
di Roma. Un comportamento che non riguarda solo il Pd, ma anche Forza
Italia, Lega & Company, che, da perfetti
incoscienti, soffiano sul fuoco.
Finiremo
male.
Carlo Gambescia