giovedì 6 luglio 2017

Paolo Villaggio e Giangiacomo Feltrinelli
 Chi, dei due, ha fatto più male all'Italia?


La morte di Paolo Villaggio ha rappresentato, per alcuni imbecilli di destra,  una buona occasione per ritornare sul  luogo del delitto.  Dove si trova?  Nel  secondo film della saga fantozziana, anno di grazia 1976, diretto da Luciano Salce, quando  Fantozzi-Villaggio dichiara davanti a tutti i suoi colleghi,  ridotti  a spaesate vittime di un cineforum aziendale,  che « per me la "Corazzata Kotionkin [Potëmkin] è una cagata pazzesca!».
Ma perché “luogo del  delitto”? Perché per l’imbecille di destra, in genere il solito post-fascistello stralunato, Villaggio, con quella battuta avrebbe addirittura  sferrato il primo  colpo  all’ “egemonia culturale della sinistra”.   Va ammesso in tutta sincerità, come naturale corollario (la stupidità, si sa, è contagiosa),  che qualche imbecille di sinistra, il solito  post-maoista del pelo nell'uovo,  se la prende tuttora  con Villaggio per aver criticato un “capolavoro del cinema e della lotta di classe”.
Più che altro, parleremmo di egemonia dell’imbecillità immensa e rossa, e pure nera.   Perché il filo conduttore dell’intero corpus fantozziano è l’anticapitalismo. Una poltiglia saccarifera  che  ha attirato, attira, e continuerà ad attirare come mosche, fascisti e comunisti, mai pentiti. Nonché  tutti gli  italiani piccoli piccoli, furbi o quasi, che amano socializzare le perdite e  privatizzare i profitti: ridono di Fantozzi, condividono il disprezzo di Villaggio per il capitalismo, ma sognano di vivere da direttori mega-galattici,  a spese di qualcun  altro.       
La vera questione è che Villaggio, come tanti altri intellettuali di sinistra (la lista è lunga,  non comincia con Pasolini),  non ha mai accettato il capitalismo,   e di riflesso -  perché le due cose vanno insieme -   il riformismo, peggio, ancora se di sinistra.  Non per niente  Villaggio, politicamente parlando,  non nascondeva, già ai tempi di Salce, le sue simpatie per l’estrema sinistra.  Amava  presentarsi come vero comunista e rivoluzionario. Andando  ben oltre lo stesso Pci,  partito  giudicato addirittura fin troppo riformista e compromesso con il  “sistema”.  Invecchiando, Villaggio si fa più cinico,  ma la sostanza delle  critiche "anti-sistema"  non  cambia.  Infatti,  qualche anno prima di morire,  dichiara di  votare Cinque Stelle... 
Nel famigerato episodio, della “Cagata pazzesca”, viene malmenato, il direttore del Cineforum, ma aziendale, quindi dei “padroni”. Ci si ribella, enfatizzandone gli aspetti negativi,  a un tentativo di acculturare i lavoratori, solo perché il tentativo proviene dal “padrone” e da un “loro schiavo”, un professore di storia del cinema, ma riformista. Siamo davanti ad autentiche  prove tecniche di fascio-comunismo:  la violenza diffusa, seppure sublimata dalla vis comica di Villaggio (innegabile),  non indica la fine di nessuna egemonia,  ma  soltanto  il rifiuto  della società aperta, ridotta, cinematograficamente,  a efficace macchietta burocratica.  Si celebra,  il rigetto del riformismo, del dialogo,  della tolleranza, anzi  di quella che viene giudicata la  “finta tolleranza” del capitalismo, se non addirittura  del totalitarismo capitalista, al quale si imputa la responsabilità della reazione violenta del (quasi) collettivo (impiegatizio). Una pseudo-etica  giustificazionista che circola tuttora non solo sulle pagine di  riviste ideologiche marginali  ma  in quelle di autorevoli pubblicazioni accademiche.
Alcuni hanno avvicinato Fantozzi ai burocrati gogoliani. Diciamo che Gogol criticava una società arcaica, immobile, quella zarista, mentre  Villaggio, una società moderna,  mobile,  quella del neo-capitalismo italiano. Il primo era dalla parte della storia liberale del XIX secolo, il secondo di un' utopia  che nel XX   tramuta  la Russia  in caserma. Villaggio, insomma,   nega o nasconde - e forse per questo  non sarebbe piaciuto al Gramsci fordista -  gli aspetti dinamici e creativi, quindi anti-burocratici,  del capitalismo.  Ma questa è un'altra storia...  
Il Fantozzi di  Paolo Villaggio, miliardario rosso del cinema, morto a ottantaquattro anni,   sta a un altro Fantozzi,  morto quarantenne,  anno di grazia 1972,  su un traliccio,  ma altrettanto rosso e miliardario, Giangiacomo Feltrinelli. 
Chi, dei due,  ha fatto più male all’Italia?   

Carlo Gambescia