Paolo Villaggio e Giangiacomo Feltrinelli
Chi, dei due, ha fatto più male all'Italia?
La
morte di Paolo Villaggio ha rappresentato, per alcuni imbecilli di destra, una buona occasione per ritornare sul luogo del delitto. Dove si trova? Nel secondo film della saga fantozziana, anno
di grazia 1976, diretto da Luciano Salce, quando Fantozzi-Villaggio dichiara
davanti a tutti i suoi colleghi,
ridotti a spaesate vittime di un
cineforum aziendale, che « per me la "Corazzata Kotionkin [Potëmkin] è
una cagata pazzesca!».
Ma perché “luogo del delitto”? Perché per l’imbecille di destra, in genere il solito post-fascistello stralunato, Villaggio, con quella battuta avrebbe addirittura sferrato il primo colpo all’ “egemonia culturale della sinistra”. Va ammesso in tutta sincerità, come naturale corollario (la stupidità, si sa, è contagiosa), che qualche imbecille di sinistra, il solito post-maoista del pelo nell'uovo, se la prende tuttora con Villaggio per aver criticato un “capolavoro del cinema e della lotta di classe”.
Ma perché “luogo del delitto”? Perché per l’imbecille di destra, in genere il solito post-fascistello stralunato, Villaggio, con quella battuta avrebbe addirittura sferrato il primo colpo all’ “egemonia culturale della sinistra”. Va ammesso in tutta sincerità, come naturale corollario (la stupidità, si sa, è contagiosa), che qualche imbecille di sinistra, il solito post-maoista del pelo nell'uovo, se la prende tuttora con Villaggio per aver criticato un “capolavoro del cinema e della lotta di classe”.
Più che altro, parleremmo di egemonia dell’imbecillità immensa e
rossa, e pure nera. Perché il filo
conduttore dell’intero corpus fantozziano è l’anticapitalismo. Una poltiglia saccarifera che ha
attirato, attira, e continuerà ad attirare
come mosche, fascisti e comunisti, mai pentiti. Nonché tutti gli italiani piccoli piccoli, furbi o quasi, che amano socializzare le perdite e privatizzare i profitti: ridono di Fantozzi, condividono il disprezzo di Villaggio per il capitalismo, ma sognano di vivere da direttori mega-galattici, a spese di qualcun altro.
La vera questione è che Villaggio, come tanti altri intellettuali di sinistra (la lista è
lunga, non comincia con Pasolini), non ha mai accettato il capitalismo, e di
riflesso - perché le due cose vanno
insieme - il riformismo, peggio, ancora
se di sinistra. Non per niente Villaggio, politicamente parlando, non
nascondeva, già ai tempi di Salce, le sue simpatie per l’estrema
sinistra. Amava presentarsi come vero
comunista e rivoluzionario. Andando ben
oltre lo stesso Pci, partito giudicato addirittura fin troppo riformista e compromesso con il “sistema”. Invecchiando, Villaggio si fa più cinico, ma la sostanza delle critiche "anti-sistema" non cambia. Infatti, qualche anno prima di morire, dichiara di votare Cinque Stelle...
Nel famigerato episodio, della “Cagata pazzesca”, viene malmenato, il direttore del Cineforum, ma
aziendale, quindi dei “padroni”. Ci si ribella, enfatizzandone gli
aspetti negativi, a un tentativo di acculturare i
lavoratori, solo perché il tentativo proviene dal “padrone” e da un “loro
schiavo”, un professore di storia del cinema, ma riformista. Siamo davanti ad autentiche prove tecniche di fascio-comunismo: la violenza diffusa, seppure sublimata dalla vis comica di Villaggio (innegabile), non indica la fine di nessuna egemonia, ma
soltanto il rifiuto della società aperta, ridotta, cinematograficamente, a efficace macchietta burocratica. Si celebra, il rigetto del riformismo, del dialogo,
della tolleranza, anzi di quella
che viene giudicata la “finta tolleranza” del capitalismo, se non
addirittura del totalitarismo
capitalista, al quale si imputa la responsabilità della reazione violenta del (quasi) collettivo (impiegatizio). Una pseudo-etica giustificazionista che circola tuttora non solo sulle pagine di riviste ideologiche marginali ma in quelle di autorevoli pubblicazioni accademiche.
Alcuni hanno avvicinato Fantozzi ai burocrati gogoliani. Diciamo che Gogol criticava una società arcaica, immobile, quella zarista, mentre Villaggio, una società moderna, mobile, quella del neo-capitalismo italiano. Il primo era dalla parte della storia liberale del XIX secolo, il secondo di un' utopia che nel XX tramuta la Russia in caserma. Villaggio, insomma, nega o nasconde - e forse per questo non sarebbe piaciuto al Gramsci fordista - gli aspetti dinamici e creativi, quindi anti-burocratici, del capitalismo. Ma questa è un'altra storia...
Alcuni hanno avvicinato Fantozzi ai burocrati gogoliani. Diciamo che Gogol criticava una società arcaica, immobile, quella zarista, mentre Villaggio, una società moderna, mobile, quella del neo-capitalismo italiano. Il primo era dalla parte della storia liberale del XIX secolo, il secondo di un' utopia che nel XX tramuta la Russia in caserma. Villaggio, insomma, nega o nasconde - e forse per questo non sarebbe piaciuto al Gramsci fordista - gli aspetti dinamici e creativi, quindi anti-burocratici, del capitalismo. Ma questa è un'altra storia...
Il Fantozzi di Paolo
Villaggio, miliardario rosso del cinema, morto a ottantaquattro anni, sta a
un altro Fantozzi, morto quarantenne, anno di grazia 1972, su un traliccio, ma altrettanto rosso e
miliardario, Giangiacomo Feltrinelli.
Chi, dei due, ha fatto più male all’Italia?
Carlo Gambescia