Falcone e Borsellino
Come Stanlio e Ollio?
Il
titolo può sembrare irriverente, addirittura offensivo. In realtà, il
riferimento alla coppia di comici americani, che, dopo anni di successi
cinematografici, scomparve nel nulla, tra l’indifferenza generale, rinvia al mito politico, caro soprattutto alla
sinistra, costruito a tavolino intorno
ai due magistrati siciliani. Dopo morti, ovviamente.
Oggi,
Falcone e Borsellino, come Stanlio e Ollio, vivono gli anni di un successo, però postumo, usati in chiave complottista per
tratteggiare quel ritratto dell’Italia in nero che piace ai professionisti
dell’antimafia, tutti rigorosamente di sinistra, di regola, post-comunisti. E qui va ricordato che in vita, Falcone, venne duramente contestato perché vicino a
Martelli, e Borsellino, perché "reo" di simpatie destrorse. Criticati, insomma, dagli stessi che ora sono in prima fila, pronti ad applaudire due coscienziosi magistrati, che erano tali prima e dopo la tragica morte. Quindi non a comando.
Al
professionista dell’antimafia ( magistrato,
uomo politico, giornalista) non
interessava e interessa la mafia in quando tale, ma solo la mafia-leva politica, lungo un immaginifico percorso che va da Portella della
Ginestra a Berlusconi. Roba da fumetti per decerebrati, tesa però a provare quel
teorema politico filosovietico, impostato sul gelatinoso connubio mafia-politica-servizi segreti italiani e americani. Un accoppiamento poco giudizioso, il cui scopo, secondo una leggenda condivisa anche dai Tafazzi neo-fascisti, era quello di contrastare l’ascesa
del Pci e “delle forze popolari e di sinistra”. Ascesa, in realtà, respinta al mittente, con il libero voto degli elettori, di tutti gli elettori italiani, non solo dei siciliani: particolare non da poco.
Tutto bene allora? No. L'Unione Sovietica è morta e sepolta, eppure il teorema vive e lotta insieme a noi: come la goccia d’acqua che insiste sulla roccia, è penetrato nell’immaginario italiano, molto meno resistente della pietra e, cosa più grave, non insensibile, da sempre, al fascino perverso della logica complottista.
Tutto bene allora? No. L'Unione Sovietica è morta e sepolta, eppure il teorema vive e lotta insieme a noi: come la goccia d’acqua che insiste sulla roccia, è penetrato nell’immaginario italiano, molto meno resistente della pietra e, cosa più grave, non insensibile, da sempre, al fascino perverso della logica complottista.
Sicché, la politica, quella della destra, democratica, moderata, conservatrice, anticomunista, si è dovuta adeguare, anche a colpi di commissari Cattani, romanzi criminali, padrini e Montalbani, eccetera, eccetera, all’istituzionalizzazione di un teorema
politico complottista, tutto di sinistra, mai provato.
Si assiste così,
nel corso delle celebrazioni pubbliche, "istituzionali", anche di questi di giorni, al trionfo della retorica sulle forze oscure, “del male”, in primis la Democrazia Cristiana, forze che avrebbero sviato la storia della Repubblica, dal suo radioso futuro, impersonato dalle solari forze "del bene", magnificamente rappresentate dall’ asse politico Togliatti-Berlinguer. Purtroppo, nonostante la storia abbia tagliato la testa alla serpe comunista, il maledetto rettile continua a mordere al cinema e
nei media. E i professionisti dell'antimafia, pur non riuscendo a convincere del tutto gli italiani (fortunatamente), continuano a inquinare le menti.
Il
che spiega la retorica complottista,
come dire bipartisan, subita dagli stessi post-democristiani, che pur lividi continuano a farsi sputare in faccia dai post-comunisti, invece più raggianti che mai. Nonché, spiega la vigliacca necessità politica di celebrare, applaudire, mettersi in fila per
andare al cinema a vedere il nuovo
duo Falcone e Borsellino. Perché, "chi non salta davanti al botteghino mafioso è".
La "festa del cinema" durerà fino a quando i due magistrati, caduti nella guerra contro la mafia, quella vera che uccide, spietatamente, senza prendere ordini se non da se stessa, saranno utili. Fino a quando la sete di
vendetta dei post-comunisti non si sarà placata. Fino a quando l'ultimo democristiano non sarà "processato" a fil di spada. Fino quando l'ultimo cretino complottista crederà nelle "cupole".
Dopo di che, come per Stanlio e
Ollio, nessuno parlerà più di Falcone e Borsellino.
Carlo Gambescia