La crisi europea e italiana... secondo William Shakespeare
Il Re e il suo Matto
di Roberto Buffagni
Why, ‘some are born great, some
achieve greatness,
and some have greatness thrown upon them.
(il Matto Feste, Twelfth Night, Atto V, Scena 1)
and some have greatness thrown upon them.
(il Matto Feste, Twelfth Night, Atto V, Scena 1)
Winning will put any man into courage.
(il Matto Cloten, Cymbeline, Atto II, Scena 3)
(il Matto Cloten, Cymbeline, Atto II, Scena 3)
In questo inverno del nostro scontento (59,11% di NO nel referendum appena votato), nella situazione politica italiana non si capisce niente, tranne una cosa: che dopo questo terremoto, tra le rovine dei partiti di maggioranza e opposizione, resta in piedi ed anzi si consolida un solo partito, o meglio un solo Coso: il Movimento 5 Stelle. Il problema è che non si sa che cosa sia il M5S, questo Buco Nero. Populista, si dice. Sì, è populista: ma il populismo è uno stile, non un’identità politica, e neanche un contenuto programmatico. Insomma: che cos’è questo Coso?
Come faccio sempre quando non ci capisco niente, ho
consultato il Bardo, che di politica e d’altro se ne intende assai; e come
sempre il Bardo mi ha cortesemente risposto la verità, raccomandandomi però di
dirla in fretta, perché “La verità è simile ad un cane/che deve restar chiuso
in un canile;/va ricacciato lì dentro a frustate.” (il Matto, Re Lear, Atto I Scena 4).
Obbedisco, e ve la dico subito: il M5S è il Matto che
rivela la verità sul Re.
Il Bardo, però, ama la sintesi estrema, perché è un grande
poeta amico dei simboli e degli enigmi, e un grande uomo di teatro nemico delle
lungaggini e della noia. A me, tocca spiegare. Spiego, scusandomi sin d’ora se
dovrò esser lungo.
Chi è il Re? Il Re è l’Unione Europea. E qual è la verità
che rivela il Matto sul Re? Che il Re è un usurpatore, un falso Re.
Facciamo un passo indietro, come nei romanzi d’appendice, e vediamo
un po’ che cos’è quest’altro Coso o Buco Nero: l’Unione Europea, il Mostro Buono, come lo chiamava H.M. Enzensberger.
Nella grammatica politica, esistono soltanto gli Stati
nazionali, che possono in varia forma e misura confederarsi, cioè unirsi in
modo revocabile: v. il progetto gaulliano di “Europa delle nazioni”; e
gli Imperi, in cui l’unità è federale, cioè irrevocabile: v. per
antifrasi la guerra di secessione USA tra Nord federale e Sud confederale.
L’Europa non può essere o diventare uno Stato nazionale, perché se esiste una civiltà
europea, non esiste una nazione europea. L’UE non è una confederazione:
se lo fosse, il quadro giuridico dei rispettivi poteri e competenze di Stati
nazionali e istituzioni confederali sarebbe chiaro e politicamente legittimato,
e l’unione revocabile.
Dunque, l’UE è un progetto federale imperiale (in corso
d’opera). Per federare un insieme di Stati in un organismo istituzionale
maggiore, Stato-nazione o Impero che sia, ci vuole un federatore (v. il ruolo
di Piemonte e Prussia nelle unificazioni italiana, nazionale, e tedesca,
imperiale, del XIX sec.). I requisiti essenziali del federatore sono
l’indipendenza politica e la forza egemonica (senz’altro militare, nel caso
migliore anche economica e culturale). Nel progetto di federazione imperiale UE,
invece, non c’è un federatore: lo Stato più forte, la Germania , difetta di
entrambi i requisiti (ospita sul proprio territorio basi militari non europee,
è economicamente ma non culturalmente egemone).
In realtà, il progetto federale imperiale UE ha due federatori
a metà: un federatore politico (gli USA, che hanno l’indipendenza politica,
della forza militare, e in certa misura dell’egemonia culturale in Europa) e un
federatore economico (la
Germania ). Nessuno dei due “federatori a metà”, né il
politico né l’economico, può/vuole portare a compimento la sua opera. Gli Stati
europei non possono federarsi politicamente con gli USA, diventando il
cinquantunesimo, cinquantaduesimo, settantottesimo, etc., Stato della
federazione nordamericana. Né gli Stati europei possono federarsi intorno
all’egemonia economica tedesca, perché il vantaggio economico del “federatore a
metà” tedesco implica lo svantaggio economico senza contropartita politica
della maggior parte dei federandi, che com’è logico alla fine si ribellano: ma
né gli USA per evidente assenza di legittimazione, né la Germania per evidente
difetto di mezzi atti allo scopo, possono far uso della forza per ricondurli
all’unità.
Ora, nessun federatore agisce gratis et amore Dei nell’unica preoccupazione dell’interesse dei
federati; ma perché l’operazione sia politicamente vitale, tra federatore e
federati deve sempre avvenire uno scambio, più o meno equo e immediato, di
reciproci vantaggi: anche quando la federazione avvenga per conquista sul campo
di battaglia. Ad esempio, nell’unificazione italiana, allo svantaggio economico
patito dal Meridione – sconfitto con le armi in due campagne militari, la
seconda delle quali, la “guerra al brigantaggio”, particolarmente crudele -
corrispondono i vantaggi politici dell’accrescimento di potenza dello Stato,
così liberato dalle ingerenze straniere, dell’integrazione tra territori
culturalmente e linguisticamente affini, e, seppur tardivamente e
imperfettamente, un riequilibrio/compensazione delle disparità economiche e
sociali tra Nord e Sud, aggravate o almeno non appianate dall’unificazione.
Nel caso dell’UE, invece, la federazione non può essere
portata a compimento né dal “federatore a metà” politico, gli USA, né dal
“federatore a metà” economico, la Germania. Ne risulta non solo un impaludamento
del processo di federazione, ma:
a) un grave danno politico per tutte le nazioni europee: l’UE
risulta in un dispositivo di neutralizzazione politica dell’Europa nel suo
complesso, del quale si avvantaggia il “federatore a metà” statunitense
b) un grave danno economico per tutte le nazioni europee
tranne la Germania
e i suoi satelliti, che invece si avvantaggiano del danno altrui.
La contropartita di questi due danni, politico ed economico,
è zero. Ripeto e sottolineo due volte: zero.
Per l’Italia – Stato, nazione, popolo italiani – la
contropartita di questi due danni, politico ed economico, è meglio esprimibile
con un valore algebrico negativo. Esempio politico. Regnante la UE , per due volte l’Italia ha
fatto uso della forza contro uno Stato straniero, su indicazione del
“federatore a metà” USA e contro il proprio manifesto interesse nazionale:
contro la Jugoslavia
e contro la Libia
(nel caso jugoslavo, l’Italia già che c’era ha fatto anche l’interesse
economico della Germania). Esempio economico. Dall’ingresso nell’euro, che è
una macchina per svalutare il marco e favorire il mercantilismo tedesco ai
danni anzitutto dell’Italia, che della Germania è tuttora il principale
concorrente economico europeo, l’Italia ha perso il 25% della sua base
industriale, con la disoccupazione di massa che ne consegue.
Quanto all’Unione Europea in generale, poi, lo squilibrio tra
intenzioni (almeno esplicitamente dichiarate) e risultati effettuali dell’UE è
talmente grande che minaccia di provocare, più prima che poi, una
implosione/disgregazione totale del progetto federale, in modi e con effetti
imprevedibili e potenzialmente catastrofici.
Come sentenziato dal Bardo, insomma, l’Unione Europea è un usurpatore,
un falso Re.
Ma come è giunto a conquistare il trono questo usurpatore,
questo falso Re? Quali grandi Casate nobiliari l’hanno sostenuto nella sua
impresa, e perché?
Le grandi Casate nobiliari che hanno posto la corona sul capo
del falso Re (“uneasy lies the head that
wears a crown”, dice Bolingbroke nell’Enrico
IV) sono le classi dirigenti europee e statunitensi: liberals, cattolici, socialdemocratici; gli eredi legittimi delle
classi dirigenti antifasciste che hanno vinto, sul campo di battaglia o nelle urne
elettorali, la Seconda
Guerra Mondiale e il dopoguerra. Dalla grande alleanza
antifascista mancano solo i comunisti sovietici, ma sono rappresentati dai loro
eredi: eredi legittimi anche loro, anche se dopo l’estinzione del ramo
principale è un ramo cadetto (i maligni dicono, un ramo bastardo) a portare il
titolo.
Dopo la grande vittoria comune di settant’anni fa, queste
grandi Case si sono aspramente combattute per decenni. Oggi governano insieme
il Consiglio della Corona del (falso) Re e la Camera dei Lord dell’Unione Europea. Come hanno
fatto ad accordarsi? Per il potere, si dirà. Certo, per il potere: ma questa
risposta, che è sempre vera, non spiega tutto, e anzi forse non spiega niente.
Qual è il minimo comun denominatore che ha consentito alle grandi Case, un
tempo in lotta per il potere, di trovare un durevole accordo, e così porre la
corona sul capo del falso Re?
Il minimo comun denominatore delle grandi Casate americane ed
europee che sostengono il falso Re (l’Unione Europea) è l’universalismo politico.
L’universalismo è una cosa sul piano delle idee, dei valori,
della spiritualità (nella cristianità europea, l’istituzione delegata a
incarnarlo era la Chiesa ,
il primo “sole” del De Monarchia
dantesco). Se tradotto sul piano politico, però, l’universalismo non può
che incarnarsi in forze inevitabilmente particolaristiche: perché esistono solo
quelle, nella realtà effettuale.
Volendo, chiunque se ne senta all’altezza può parlare in nome
dell’universale umanità; ma non può agire politicamente in nome dell’universale
umanità senza incorrere in una contraddizione insolubile, perché l’azione
politica implica sempre il conflitto con un nemico/avversario.
Senza conflitto, senza nemico/avversario non c’è alcun
bisogno di politica, basta l’amministrazione: “la casalinga” può dirigere lo
Stato, come Lenin diceva sarebbe accaduto nell’utopia comunista. A questa
contraddizione insolubile si può (credere di) sfuggire solo postulando come
certo e autoevidente l’accordo universale, se non presente almeno futuro, di
tutta l’umanità: "Su, lottiamo! l'ideale/ nostro alfine
sarà/l'Internazionale/ futura umanità!" (il "governo mondiale" è
un surrogato o avatar della "futura umanità" dell'inno comunista).
Lenin, e in generale il movimento comunista (o anarchico)
rivoluzionario, vuole risolvere la contraddizione con la forza. Nella
classificazione machiavelliana, Lenin è un “leone”.
L’universalismo politico delle grandi Casate nobiliari nordamericane
ed europee che sostengono l’UE non è meno radicato di quello leniniano, perché
discende dalla stessa radice illuminista. Esse però vogliono/devono risolvere
la contraddizione con l’astuzia; Machiavelli le definirebbe “volpi”. Scrivo
“devono”, perché a prescindere dalle intenzioni soggettive, le grandi Case non
potrebbero essere altro che “volpi”: entrambi i “federatori a metà”, USA e
Germania, non possono portare a compimento con la forza la loro opera.
Come l’URSS comunista, anche l’UE postula l’accordo
universale, se non presente almeno futuro: accordo anzitutto in merito a se
medesima, e in secondo luogo in merito al governo mondiale legittimato
dall’umanità universale, che ne costituisce lo sviluppo logico, e giustifica
eticamente sin d’ora l’obbligo di accogliere un numero indeterminato di
stranieri, da dovunque provenienti, sul suolo europeo. Per questa ragione
è impossibile definire definitivamente i confini territoriali dell’Unione
Europea, che qualcuno pretende di estendere alla Turchia, e persino a Israele:
perché ha diritto di far parte dell’UE chi ne condivide i valori universali (cioè
virtualmente tutti, dal Samoiedo al Gurkha al Masai), non chi ne
condivide i confini storici e geografici.
Il passaggio tra il momento t1 in cui l’accordo universale è
soltanto virtuale, e il momento t2 in cui l’accordo universale sarà effettuale,
non avviene con il ferro e il fuoco della “volontà rivoluzionaria”. Le volpi
oligarchiche UE introducono invece nel corpo degli Stati europei, il più
possibile surrettiziamente, dispositivi economici e amministrativi - anzitutto
la moneta unica - che funzionano, secondo la celebre definizione di Mario
Draghi, come “piloti automatici”. Questi piloti automatici provocano crisi
politiche e sociali, previste e premeditate, all'interno degli Stati e delle
nazioni, ai quali impongono o di insorgere in aperto conflitto contro la Corona , o di addivenire a
un accordo universale in merito al “sogno europeo”: per il bene degli europei e
dell’umanità, naturalmente, come per il bene dei russi e dell’umanità Lenin
ricorreva al terrore di Stato, alle condanne degli oppositori per via
amministrativa, etc.
A quest’opera va associata, inevitabilmente, una
manipolazione pedagogica minuziosa e su vasta scala, in altri termini una
lunghissima campagna di guerra psicologica. La dirigenza UE conduce questa
campagna di guerra psicologica da una posizione di ipocrisia strutturale
formalmente identica a quella della dirigenza sovietica, perché non è bene e
vero quel che è bene e vero, è bene e vero quel che serve alla UE o alla
rivoluzione comunista: in quanto Bene e Verità = accordo dell’intera umanità,
fine dei conflitti, pace e concordia universali. Le élites, necessariamente
ristrette, di “pneumatici” e di “psichici” che conoscono questo arcano della
Storia, hanno il diritto e anzi il dovere morale di ingannare e manipolare,
per il loro bene, le masse di “ilici” che invece lo ignorano.
Il leone Lenin accetta solo provvisoriamente il
conflitto politico, e anzi lo spinge a terrificanti estremi di violenza, in
vista dell’accordo universale futuro: dopo la “fine della preistoria”, quando
diventerà reale il “sogno di una cosa” comunista e ogni conflitto cesserà nella
concordia, prima in URSS poi nel mondo intero. Le volpi UE celano l’esistenza
effettuale del conflitto (in linguaggio lacaniano lo forcludono), e da parte loro lo conducono, solo provvisoriamente,
con mezzi il più possibile clandestini, in vista dell’accordo universale
futuro, quando diventerà reale il “sogno europeo” e ogni conflitto cesserà
nella concordia, prima in Europa poi nel mondo intero.
In questo grande affresco romantico proposto alla nostra
ammirazione con la colonna sonora dell’Inno
alla Gioia (forse non è un caso che il Beethoven delle grandi sinfonie
fosse anche il compositore preferito di Lenin) c’è solo una scrostatura: che
nella realtà, l’accordo universale di tutta l’umanità non si dà effettualmente mai.
Ripeto e sottolineo due volte: mai, never, jamais, niemals,
jamàs, etc.
E’ questa cosa, l’usurpatore, il falso Re: il Re del Mondo di
Domani che non ha né la forza, né l’autorità, né la legittimità per governare il
suo regno di oggi.
E il Matto? Il Matto Movimento
5 Stelle? In che modo ci rivela la verità sul suo e nostro falso Re?
Il M5S è un caso esemplare di universalismo politico spinto
fino alle estreme conseguenze dell’assurdità, del ridicolo, insomma del grottesco.
La sua scelta di non allearsi con alcuna forza politica se non su singoli
provvedimenti definiti “tecnici” o “concreti” consegue, infatti, direttamente
dal rifiuto pregiudiziale e preliminare del conflitto politico: dire che tutti
sono avversari o nemici è identico a dire che nessuno lo è;
dall’individuazione del nemico/avversario, infatti, consegue quali siano gli
amici politici, che non si scelgono in base alla comunanza dei valori o
all’affinità intellettuale e sentimentale, ma ci vengono imposti dalla
comune inimicizia.
E chi è il nemico o l’avversario del Movimento 5 Stelle? La
destra? La sinistra? Il centro? Il PD? La Lega ? L’Unione europea? I nemici dell’Unione
Europea? L’ISIS? L’America? Il sistema
solare? Il riscaldamento climatico? I corrotti? I bugiardi? I ricchi? I poveri?
Il Resto del Mondo finché non si converte e non s’iscrive alla piattaforma
Rousseau?
Il M5S rinvia tutto al momento magico in cui, da solo,
prenderà il 51% dei voti, metterà in opera un progetto di democrazia diretta
elettronica totale, e gradualmente persuaderà tutti della bontà e verità della
propria azione, che non si caratterizza per la rispondenza a interessi ben
definiti di ceti, classi, istituzioni, etc., ma per qualità d’ordine
prepolitico come l’onestà, la trasparenza, la freschezza, etc.: qualità in
merito alle quali tutti saranno costretti ad accordarsi, se non vogliono
autodefinirsi corrotti, bugiardi, marci, etc.: “… honesty coupled to beauty is to have honey a sauce to sugar.” (il Matto Touchstone, As You Like It, Atto III, Scena III)
Una posizione simile condurrebbe, per sua logica interna, al
Terrore giacobino; se non fosse che a) il M5S è sprovvisto dei mezzi per
metterlo in opera b) il M5S agisce in un quadro di sovranità nazionale limitata
(dalla UE) c) il M5S è un Matto, e il Matto può impugnare lo scettro e la
spada, ma lo scettro è di cartone e la spada di gomma: più piccoli, ma per il
resto identici al (finto) scettro e alla (finta) spada del suo (falso) Re.
Il M5S è, insomma, è un microcosmo che rispecchia il
macrocosmo UE: un Matto buffo, piccolo, gobbo, sguaiato, vestito come il Re, e
che parla, gesticola, si atteggia, promette e minaccia (a vuoto) come il Re. Come
l’Unione Europea, è un organismo politico affatto disfunzionale, ispirato a un
universalismo politico che non ha la forza di imporre, e il contenuto delle sue
proposte politiche si autodefinisce come “la miglior soluzione tecnica,
oggettiva, per il bene di tutti, di problemi concreti”. Poi, certo: il Re ha un vasto stuolo di tecnici professionisti ben
pagati che sfornano impeccabili soluzioni tecniche a tonnellate, 24/7, mentre
il Matto ha una squadretta parrocchiale di geometri, ragionieri, laureati per
corrispondenza che lavorano nei ritagli di tempo e fanno quel che possono. Ma
la somiglianza - anzi, diciamolo col Bardo: la parodia c’è tutta.
Come l’UE in grande, cioè in Europa, così il M5S in piccolo,
cioè in Italia, sortisce principalmente due effetti: neutralizza politicamente
l’Italia, che a causa dell’ “elefante nel salotto” M5S si impaluda nella
paralisi politica; e non pronunciandosi mai chiaramente in merito alla UE - perché
per esistere, il Matto ha bisogno del Re, anche se può punzecchiarlo - gioca e
fa giocare agli italiani un incessante ping-pong mentale tra la UE realmente esistente (falsa e
cattiva) e la UE
possibile (vera e buona); tra il Re com’è oggi, e il Re come sarà in futuro, in
quel mondo migliore che i Matti chiamano Paese
di Cuccagna, Schlaraffenland, Terra di Jaunja, Land of Plenty, Pays de Cocagne,
etc.
Concludo. Rispondendo alla mia domanda sul Movimento 5 Stelle, il Bardo mi ha
bonariamente rimproverato, invitandomi a disturbarlo solo quando devo fargli
domande veramente difficili. “Aiutati che io t’aiuto”, m’ha detto
scherzosamente. Ci ho riflettuto un attimo, e arrossendo gli ho presentato le
mie scuse. In effetti, ci potevo arrivare anche da solo. Non c’è forse un Matto
di professione, alla guida del Movimento
Cinque Stelle? Non reca forse cinque stelle, la bandiera del Matto, come ne
reca dodici la bandiera del Re (proposta dall’Araldo capo d’Irlanda)? Il
dodici, che nella Cabala simboleggia “Il bene sopra tutto. La virtù non è solo
pensiero ma anche azione. L'agire senza lucro e senza calcolo." E il
cinque, che simboleggia: “Fugate le nere ombre della notte, l'alba porta con sé
i colori vivi della primavera e prepara l'arrivo del sole."
Che sciocco sono stato, a non accorgermene subito. E’ proprio vero che
“The fool doth think he is wise, but the wise man knows himself to be a
fool.” (il Matto Touchstone, As You Like
It, Atto I, Scena 5).
Roberto Buffagni
Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il
suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo
fondamentalista,
musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e
Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la
fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...
Grazie Roberto Buffagni della sua analisi che condivido totalmente, vorrei solo aggiungere un pensiero.
RispondiElimina“ E chi è il nemico o l’avversario del Movimento 5 Stelle?”
Come l’universale è il nemico del particolare* e l’UE è nemica delle Nazioni, il M5S è nemico dei partiti.
La democrazia diretta costringe i cittadini a essere tuttologi (e chi é qui sa quanto tempo occorra e si spenda ad informarsi anche solo su un aspetto di un qualsiasi problema), cosa impossibile, in soldoni ad affidarsi, cioè, una volta tolti di mezzo i partiti la cui credibilità è sempre piu’ minata, ai media di comunicazione che dirigeranno l’opinione pubblica.
I partiti che tutelano appunto una «parte » della nazione e gli interessi « particolari » di gruppi di cittadini verranno spazzati via in nome del BENE COMUNE –UNIVERSALE
A proposito del «bene comune » segnalo un ottimo atrticolo de Il Pedante
http://ilpedante.org/post/la-dittatura-degli-intelligenti-del-bene-comune-e-del-cadavere-della-dialettica