lunedì 12 dicembre 2016

Ha giurato  il Governo Gentiloni
 Quattro sberle




Sessantaquattro governi in settant’anni di storia della Repubblica, non sono pochi:  più o meno uno all’anno.  Inutile,  però ragionare sul nostro frazionismo politico.  L’Italia è così. Andiamo avanti.
Diciamo che il  Governo Gentiloni, varato in tempi rapidissimi, è in perfetta linea di continuità, come dicono i cronisti parlamentari, con il Governo Renzi.  
E questa è una prima sberla al variopinto fronte del No, che si  ritrova con un bel pugno di mosche in mano.
La secondo sberla, la riceverà a breve  la sinistra del Pd,  dalle  idee ancora meno chiare (notare il silenzio di D'Alema), da un Renzi tornato a occuparsi a tempo pieno del suo partito. Ottime notizie per i rottamatori.
La terza sberla, ci auguriamo la riceva, quanto prima,  il M5S  grazie a una legge elettorale, in grado di metterlo in condizioni di non nuocere. 
La quarta sberla, la riceveranno, tutti insieme, i signori di cui sopra (quelli del No),  quando  Verdini (l'odiato Verdini, che non vuole andare a votare), estenderà l'aiutino anche a Gentiloni. 
Come concludere?  Auguri Presidente!


Carlo Gambescia        

4 commenti:

  1. Chiedo umilmente scusa, ma nell'articolo sembra operare una sorta di indebito "post hoc, ergo propter hoc".
    Gli esiti descritti si sarebbero verificati comunque, anche con la vittoria del "SI".
    Ci troviamo infatti di fronte, e la riprova sono gli esiti stessi, ad un dispositivo di potere con i propri sudditi, ma in sudditanza palese di altri poteri con i loro dispositivi.
    Un potere che, invece di trarre lezione dalla distanza irreversibile con i propri sudditi, verificata anche in termini numerici, non esibisce altra risposta che quella di replicare se stesso, magari in modo minore invece che maggiore.
    Così replicando la propria sudditanza ed il proprio rendere sudditi.
    Del resto, è il medesimo meccanismo che gli stessi poteri, di cui il potere di casa nostra è suddito, applicano globalisticamente, refrattari a qualunque disconferma della realtà: plastico esempio, l'accusa di post-verità...
    Luigi Puddu

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  2. Post hoc, ergo propter hoc, partendo dalla SUE premesse: che il potere contemporaneo è un monolite, che occultamente eccetera, eccetera... Caro Luigi ma di che parla? Sudditi. Ma dove vive? Non faccia il Cinquestelle con il crocifisso sul petto... "Dispositivo di potere"? Parla come un comunista di sacrestia... Un Esposito (il filosofo napoletano) che prende la comunione tutti i giorni... :-) Ma quale distanza irreversibile? Le persone non sono mai state libere, come ai nostri giorni... O forse il problema, per lei è proprio questo? Dimenticavo - c'è anche la biopolitica cattolica (o presunta tale): è il potere che permette tutto questo per controllarci meglio... :-)

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  3. Della risposta del prof. Gambescia, condivido una cosa: aver dato impressione di sostenere l’idea di un POTERE MONOLITICO avverso.
    Mi rammarico, dato che per me, in realtà, il potere/i poteri “di questo mondo” (mi scuso del linguaggio da sacristia) sono in radice un insieme o un agglomerato di impotenze e sudditanze reciproche, alla lunga ed in ultimo “apoptosiche”.
    Il che però non toglie che, queste apoptosiche IMPOTENZE, non abbiano tempi e spazi – più o meno lunghi – di PREPOTENZE nei confronti dei “sudditi”.
    Se così è, non mi faccio certo una colpa di averne evidenziato un caso particolare, a mio esclusivo parere facilmente individuabile, anche se meno facilmente (…) sanzionabile.
    Per il resto, è chiara la differenza di prospettive, differenza che spiega gli sfottò di cui vengo onorato.
    Porto pazienza, quanto meno perché, dall’accusa di grillismo, mi assolve la totale adesione al post scespiriano di Roberto Buffagni, qui lodevolmente ospitato.
    L. Puddu

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  4. Caro dottor Puddu, non deve scusarsi, il punto non è il “linguaggio da sacristia”, ma del “comunista di sacrestia”. E nel caso di specie (“di questo mondo”), non noto contaminazioni. Quindi, se vuole, ha facoltà di continuare.
    Gli “sfottò”, come li chiama lei, se li è cercati: tra persone abituate a spaccare il capello in quattro (penso a noi due) bisogna essere prudenti. E lei non lo è stato. Vede, a me interessano proprio quei “tempi e spazi più o meno lunghi”, perché, come lei ben sa da lettore delle mie cose, sono il terreno della metapolitica, come studio delle forme, quali regolarità, eccetera, eccetera, e nel quale le “impotenze” (perché tutti dobbiamo morire) e le prepotenze” (di chi vive come non dovesse morire mai), c’entrano, sociologicamente parlando, come cavoli a merenda. Però capisco: lei osserva le cose da altezze irraggiungibili, almeno per chi sia “di questo mondo” e si sforzi di vivere come non dovesse morire mai. Però ricordi - piaccia o meno - questa è molla della libertà umana. Che lei invece sfigura a conflitto tra “impotenze” e “prepotenze”. Salvo poi l’arrivo finale dei “nostri”, anzi dei "vostri”.
    Il che però spiega ( e giustifica) la sua pazienza nei miei riguardi, che è la pazienza, non di chi si pone umilmente in ascolto dell’altro, ma di chi, presuntuosamente, ritiene di possedere le chiavi metafisiche della storia umana e - scusandomi per l’italiano approssimativo - lascia che gli scemi, quelli della metapolitica, parlino, parlino, tanto poi vinciamo noi…
    Perfetto. Se questa scelta (perché di scelta si tratta, almeno in “questo mondo”), l’aiuta a vivere meglio, ne sono felice per lei.

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