La democrazia dei Forconi
La democrazia liberale poggia su un equilibrio di pesi e contrappesi. E basta poco per mandarla all’aria. Si
dirà, banalità da vecchi professori con barbetta e in marsina... Eppure, in Italia siamo prossimi alla soglia di non ritorno. Si pensi all’episodio di ieri dei
cosiddetti Forconi, che hanno aggredito un ex deputato in nome del "popolo
sovrano". Potrebbe essere il primo di una serie. Del resto che
cosa aspettarsi dopo venti anni di campagne politiche,
giudiziarie e mediatiche, di stampo populista, contro un’intera
classe politica presentata sistematicamente come una casta indù?
Il sistema liberal-democratico (non semplicemente
democratico, attenzione) si regge sulla legittimazione reciproca ( gli
avversari non possono essere considerati nemici da distruggere), sulla
divisione dei poteri (la magistratura non è un’arma politica da usare contro il
nemico di turno), sul senso di responsabilità dei mezzi di comunicazione
sociale (la caccia alle streghe, di qualsiasi tipo, va sempre evitata).
Ora, non è che esista (o sia mai esistito) un
livello perfetto di democrazia liberale, esistono "gradi" di
avvicinamento, con alti e bassi, "gradi" che tuttavia, rispetto
ad altre forme di regime politico, sono riusciti a garantire un certo
livello di libertà. Tra l’altro, la democrazia liberale è il
presupposto delle libertà di mercato e di tutte le altre forme di libertà,
perché presuppone un individuo libero, capace di decidere del proprio bene,
quindi libero da ogni forma di tirannia, a cominciare da quella
della maggioranza. Dal momento che un voto democratico ( per l'appunto a
maggioranza) può condurre a soluzioni antidemocratiche. Perché
fondate sul pericoloso principio che una maggioranza, solo perché
tale, sia in grado di conoscere (e stabilire) ciò che è bene per il
singolo, meglio del singolo stesso.
E qui veniamo al nodo fondamentale della questione,
perché come ogni buon liberale sa, una decisione della maggioranza che
può essere legale, sotto il profilo della procedura tecnica, e perfino legittima
sotto quella del principio della sovranità popolare, può essere
altrettanto nociva sotto l’aspetto della conservazione delle libertà
individuali. Insomma, ciò che è legale (dal punto di vista tecnico) e
legittimo (in linea di principio), perché sancito da una maggioranza non è
detto che sia anche giusto per il singolo. Di qui, la necessità liberale
(non democratica) di garantire il dissenso politico. Semplificando: una
maggioranza democratica, può sopprimere legalmente e legittimamente
l’esercizio delle libertà individuali e la libertà di dissentire. Quindi, proprio per evitare questo, ogni vera democrazia non può non essere liberale.
Ora, dopo venti anni di campagne mediatiche e
giudiziarie all'insegna del populismo che cosa è rimasto in Italia della
democrazia liberale? Nulla, o quasi. Siamo giunti al punto che si
dà la caccia ai politici per strada. Si dirà, che abbiamo toccato il
fondo per colpa dei corrotti e che la “casta se l’è andata a cercare”.
E sia. Ma la questione non cambia: della colpevolezza decide,
secondo le leggi, il giudice, non decidono i facinorosi. Chiamasi stato di diritto (altra invenzione, perfezionata dei liberali "continentali"). Purtroppo
il debunking populista, se ci si passa
l’espressione, è andato ormai così oltre, che il puro e semplice principio di
maggioranza, viene ritenuto socialmente giusto. Di
conseguenza, oggi, in nome della presunta o meno rappresentanza della legittimità popolare,
qualsiasi gruppo di facinorosi può sentirsi autorizzato ad eseguire un arresto.
E magari anche una condanna. A morte. E in nome del popolo sovrano.
Come uscirne? Servirebbero senso di
responsabilità politica, per ora latitante, e determinazione,
anch’essa quasi scomparsa, nel contrastare la deriva demagogica e
antiliberale impadronitasi dell’Italia. Ma come? Se tutti i
politici giocano al tanto peggio tanto meglio e quei pochi che tentano di
risalire la corrente sono trattati da nemici del popolo?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento