Il Dopo-Referendum
Forza Renzi!
Il
No ha prevalso, come prova la puntuale analisi dell’Istituto Cattaneo, riguardante l’area bolognese (ma non solo), nelle “sezioni relativamente più povere” e “più
giovani” ( con età mediana più bassa), ma anche, attenzione, dove “la quota di immigrati
è più alta” . Inoltre Forza Italia, ha
perso un trenta per cento di elettori in
favore del Sì, e il Pd un venti per cento verso il No. Invece granitico e in costante espansione il blocco elettorale pentastellato che
potrebbe aver raggiunto il Pd, fino forse a superarlo (oltre il trenta per cento quindi), grazie al voto dei
giovani e dei delusi della sinistra dei Bersani e dei D’Alema (*).
Il
senso politico del Referendum è che Renzi ha guadagnato al centro e cresce
rispetto al Pd del 2013 (politiche), ma
perde a sinistra rispetto alle Europee (2014), mentre le opposizioni di destra, globalmente prese, Fi, Lega e FdI, restano numericamente tali. Infine,
prosegue l’ascesa vittoriosa del M5S. Gli altri, inclusi gli orfani del comunismo,
non contano elettoralmente nulla. Del
resto, perché votare, nel reame dell’antipolitica, dominato dai "piagnoni", la copia falce-e-martello invece dell’originale a-cinque-stelle ?
Renzi,
dovrebbe ripartire dalle politiche giovanili e sull’immigrazione. E in economia,
lasciar fare al mercato, magari
tagliando, dove possibile, le tasse. Quest’ultima è forse la cosa più difficile per lui, dal momento che
non è un liberale… Non deve sottrarsi invece - perché ne va della sopravvivenza dell’Italia - alla ricerca di un accordo con chiunque sia disponibile a fare una legge
elettorale in grado di rendere inoffensivo il “non partito” di Grillo; non
importa se proporzionale o maggioritaria: ciò che conta è che
la nuova legge sia in grado di mettere
fuori gioco l’antipolitica, rappresentata per eccellenza dal M5S. In questo momento, il nemico
principale - ed è ciò che dovrebbero avere a cuore i moderati italiani - è l’antipolitica: una situazione di emergenza, assai vicina allo stato di eccezione, che invece il Presidente
Mattarella sembra sottovalutare, come prova la sua esaltazione della partecipazione: il Capo dello Stato, almeno in apparenza, pare ignorare quel "problemino", ben studiato dai
politologi, noto come “sovraccarico
della domanda politica”. Nei sistemi politici contemporanei, più la partecipazione si fa alta,
più le richieste dei cittadini divengono contraddittorie ed economicamente gravose. Di conseguenza, il sistema politico e sociale, non potendo
accontentare tutti (dal momento che la crescita dei tributi e del debito pubblico ad infinitum, implica la distruzione di ogni spirito di intrapresa), rischia il corto circuito dell' ingovernabilità per eccesso di domanda. In tale contesto, l'antipolitica, con il suo gioco al rialzo, si insinua, come una pianta velenosa e selvatica, tra le crepe della politica welfarista e redistributiva, allargandole fino a provocare pericolose fratture sociali e politiche. Per contro, più la partecipazione è
bassa (il che però non significa vicina allo zero), più un sistema politico di tipo
democratico ( nel senso che si regge sulle libere elezioni) è
governabile e al sicuro dai rischi della demagogia e da qualsiasi gioco al tanto peggio tanto meglio: il famoso "juego del gallina" di cui giustamente parla Jorge Sánchez de Castro (**).
Renzi, ne sarà capace? Difficile rispondere. Per riuscire, in primo luogo, dovrebbe conservare il potere sia sul governo sia sul partito. Cosa che i suoi avversari interni ed esterni non sembrano auspicare. E che possono impedire. A cominciare dalla riunione di oggi del direttivo Pd. Sul piano esterno, istituzionale, molto dipenderà da Mattarella e (rieccolo!) da Berlusconi. In secondo luogo, Renzi dovrebbe provare di saper lottare fino all’ultimo respiro: essere capace di tramutarsi all'occasione in volpe o leone. Leggevamo di un suo possibile ritiro, perché stanco, eccetera. Che dire? Auguriamoci, che sia solo il passo indietro, retorico, prima di sferrare la zampata finale. Forza Renzi!
Renzi, ne sarà capace? Difficile rispondere. Per riuscire, in primo luogo, dovrebbe conservare il potere sia sul governo sia sul partito. Cosa che i suoi avversari interni ed esterni non sembrano auspicare. E che possono impedire. A cominciare dalla riunione di oggi del direttivo Pd. Sul piano esterno, istituzionale, molto dipenderà da Mattarella e (rieccolo!) da Berlusconi. In secondo luogo, Renzi dovrebbe provare di saper lottare fino all’ultimo respiro: essere capace di tramutarsi all'occasione in volpe o leone. Leggevamo di un suo possibile ritiro, perché stanco, eccetera. Che dire? Auguriamoci, che sia solo il passo indietro, retorico, prima di sferrare la zampata finale. Forza Renzi!
Carlo Gambescia
(*) http://www.cattaneo.org/press_release/referendum-sociale-o-costituzionale-torna-il-problema-delle-periferie-per-il-pd/
(**) http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2015/01/il-libro-della-settimana-jorge-sanchez.html
(**) http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2015/01/il-libro-della-settimana-jorge-sanchez.html
Hola Carlo.
RispondiEliminaConsidero que aciertas plenamente cuando identificas la situación italiana (y europea) dominada por el "juego del gallina".
Lo anticipaba en un artículo de hace un año: http://elunicoparaisoeselfiscal.blogspot.com.es/2015/12/en-que-se-parecen-mas-y-rajoy.html
En el caso de Italia, Renzi fracasó porque no supo tejer una Gran Coalición, pues el "juego del galllina" sólo se puede neutralizar de las siguientes formas:
a) Gran Coalición.
b) Intervención de un ente supraestatal (Unión Europea con la Grecia de Tsipras)
c) Enfrentamiento civil (posiblemente Francia si Fillon fracasa)
d) Imposición de la técnica contra las resistencias del pueblo.
Un fuerte abrazo.
Gracias Jorge Sánchez de Castro, sobre todo por el libro, gran libro: "El único paraíso es el fiscal" ( http://www.edicionesisabor.com/ ).Estoy de acuerdo. El problema (conceptual ) - yo creo - es que la demagogia está "conectada" con el ciclo político- electoral, y el ciclo político- electoral con la gestión del gasto público...Gran "tentación" para cada político: dinero público equivale a poder... Insoluble problema, si no es gracias a la introducción de la democracia censitaria (y cultural). ¿Cómo introducir la democracia censitaria en un sistema donde se celebra el sufragio universal ? Con un dictador.... Pero no es democrático ... y (mucho menos) liberal... La cuadratura del círculo. :-), Quizás, quizás, quizás... :-)
RispondiEliminaCaro Carlo, non so in realtà perché appoggi quel pischello di toscano. A scuola odiavo i saputelli, gli sbruffoni, i leccacalzini, sentivo nelle loro moine qualcosa di finto, di superficiale. Renzi incarna l'archetipo dello scolaretto paraninfo, pronto a far piedino con te per poi tradirti quando sta con gli altri. Così ha fatto quando il Tayllerand de noantri ha sbaraccato il vecchio del suo partito e ha preso il potere (potere risicato, prendendo ordini da Berlino). Le categorie della politica oggi valgono poco o niente. C'è un pensiero unico, deformante, indistinto, vacuo, che domina sul resto. Il resto è agli scampoli di fine stagione e mi riferisco alla dottrina sociale della Chiesa e al pensiero liberale. Il NO è un ultimo, fallo da frustrazione del popolo, che magari non possiede titoli accademici, ma che ha la "panza" vuota, schiacciato da tasse e balzelli e invaso da fankazzisti africani che si ciondolano per le nostre strade e chiedono più paghetta, più case popolari, più diritti. Se permetti, Carlo, io sarei alquanto inc****** e con me milioni di italiani. Populista? perché no o è una nuova parolaccia che il polit-corr decreta su due piedi, tanto per demonizzare ogni opposizione al verbo unico?
RispondiEliminaI bizantinismi del Palazzo ci scipperanno la vittoria, come è solito fare quel potere sovrastrutturale che opera dal dopogruerra. Una cosa è certa: se colpiamo uniti facciamo male. Chi si contenta...