La sentenza di un giudice argentino
Per favore, non prendete
in giro gli
animali…
Certe notizie fanno saltare sulla
sedia. Un giudice argentino ha esteso l’habeas corpus a Sandra un simpaticissimo orango
femmina dello zoo di Buenos Aires, dichiarandolo “soggetto non umano” con “sentimenti
e capacità di prendere decisioni”. Sicché a breve, probabilmente, verrà
liberato (*).
Sul fatto che vedere un animale vivere in cattività non sia un bello spettacolo non ci piove. Qui però
cominciano i problemi. C’è chi , come il giudice argentino, ritiene che dal un punto
vista procedurale, l’unico sistema per liberarlo, sia dichiararlo titolare di diritti soggettivi. Ragionamento che dal punto di vista legale non farebbe una grinza. Se non che
sul fatto che un animale oltre a
una capacità giuridica, per così dire, attribuita dall’alto (e non conquistata
intenzionalmente dal basso come prova la storia politica dell’habeas corpus), possa poi disporre, come per incanto, anche
di una capacità d’agire, sono in molti a nutrire dei dubbi. Anche perché, come prevede la legge, per Sandra sarebbe allora necessario un tutore… Però, ecco il punto, quel che può valere per un essere umano, che
con la maggiore età, conquista la piena capacità d’agire, può valere per un animale? Sul piano giuridico, quando si parla di capacità
decisionale, ci si riferisce alla capacità di porre in essere atti giuridici
validi (comprare, vendere, eccetera). Che alcuni soggetti, come
anticipato, acquisiscono con la maggiore età, altri invece mai, per ragioni di deficit intellettivo, di
salute, eccetera.
Quindi dal punto di vista
strettamente giuridico un animale, per quanto dolce, simpatico e fedele, sembra destinato a restare (ed essere legalmente considerato) un minus habens per tutta la vita. Insomma, la decisione del giudice argentino di
attribuire a Sandra una condizione di soggettività giuridica suona come una
presa in giro. Certo, gli animali non se ne accorgono, ma non è bello stesso...
Perché allora, non fare un passo
indietro e chiamare il tutore, padrone?
Ed eventualmente, continuare a proteggere gli animali
dai maltrattamenti, per semplici ragioni umanitarie (dipendenti dall’uomo) dei cattivi
proprietari? Che c’entra l’habeas
corpus?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento