Il libro
della settimana: Gianluca Ferrara Derubati
di sovranità, Ed. Il punto d’incontro, Vicenza 2014, pp. 128, € 6,90
(recensione a cura di Teodoro Klitsche
de la Grange ).
http://www.edizionilpuntodincontro.it/6032-derubati-di-sovranit%C3%A0-9788868201371.html |
Questo agile pamphlet
fa parte di quella produzione editoriale minoritaria, ma agguerrita, che si
ostina a non credere alle verità ufficiali, distribuite con dovizia dai mezzi
di comunicazione di massa, spiritosamente denominati da Ferrara armi di distrazione di massa.
Scrive Ferrara che “con la caduta del muro di
Berlino e la nascita del WTO la dottrina neoliberista è dilagata in tutto il
mondo sino a diventare pensiero unico”; ciò “ha prodotto povertà estreme per
gli Stati del sud del mondo e guadagni per le multinazionali, guadagni tali da
vantare bilanci maggiori dell’intero PIL di molti Stati. Il trasferimento di
Sovranità dai popoli a questi grumi
di potere ha fatto ammalare il mondo”;
al contrario il “pensiero debole” che va per la maggiore, ritiene la sovranità
quasi una parolaccia. Prosegue l’autore che la dottrina dell’economia corrente
“ha depauperato la Sovranità
degli Stati, ma in realtà questa è solo l’ultima fase di un processo
degenerativo più articolato e complesso”; quello che stiamo vivendo “non è un
ciclo economico ma un terremoto epocale che sta scuotendo i pilastri politici,
culturali, spirituali e ambientali… a questo sistema non è sufficiente una
revisione o un tagliando”; con la finanziarizzazione dell’economia “è in corso
la fine di un’epoca”.
Il fatto più dannoso è che non lo si è (non lo
si vuole) capire “la storia ci insegna che quando termina un ciclo e non si ha
la capacità di comprenderlo o la volontà di cambiare, l’antagonismo è
inevitabile”. Per cui sono d’attendersi nuove guerre (oltre a quelle già
scoppiate dopo il crollo del muro).
Ferrara ritiene che la piramide della sovranità
nella globalizzazione compete alla “finanza
internazionale che, in un Sistema in sovrapproduzione e godendo di
Sovranità monetaria, esercita un potere assoluto”. Dove però è difficile
seguire l’autore è quando passa alla parte propositiva, scrivendo che “Questa
piramide va rovesciata, ma non è sufficiente: va sostituita con una figura
geometrica orizzontale e questo può essere realizzato solamente con la presa di
consapevolezza di coloro che si trovano alla base”; perché “la visione leninista
e quella capitalista hanno in comune, a prescindere dagli obiettivi, l’idea che
deve essere un’élite a governare”; e per evitarlo “Occorre estendere al popolo
la massima partecipazione attraverso gli strumenti dei referendum propositivi
senza quorum, del bilancio partecipato e attraverso l’uso della rete come mezzo
di consultazione”.
E no: che l’élite governi e che i governanti
siano sempre una modesta minoranza dei governati non è un accidente della
storia ma una regolarità (Miglio),
quella della classe politica, “scoperta” da Mosca e da Pareto. E non revocabile
in dubbio almeno finché non si vedrà una società umana governata dalla
maggioranza (che, peraltro non è tutti).
Così se si vuole cambiare strada occorre sperare
(e promuovere) l’emergere di élite che erano quelle attuali in Italia – ma non
solo – palesemente decadenti.
Può non essere il partito leninista, può essere
un’altra forma di organizzazione sociale ma alla regola della minoranza
organizzata (per la conquista e la gestione del potere) non è in vista
l’eccezione.
Teodoro Klitsche de la Grange
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore
del trimestrale di cultura politica“Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi
libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il
Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003),
L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2013).
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