giovedì 11 dicembre 2014

Il libro della settimana: Gianluca Ferrara Derubati di sovranità, Ed. Il punto d’incontro, Vicenza 2014, pp. 128, € 6,90 (recensione a cura di  Teodoro Klitsche de la Grange). 





http://www.edizionilpuntodincontro.it/6032-derubati-di-sovranit%C3%A0-9788868201371.html


Questo agile pamphlet fa parte di quella produzione editoriale minoritaria, ma agguerrita, che si ostina a non credere alle verità ufficiali, distribuite con dovizia dai mezzi di comunicazione di massa, spiritosamente denominati da Ferrara armi di distrazione di massa.
Scrive Ferrara che “con la caduta del muro di Berlino e la nascita del WTO la dottrina neoliberista è dilagata in tutto il mondo sino a diventare pensiero unico”; ciò “ha prodotto povertà estreme per gli Stati del sud del mondo e guadagni per le multinazionali, guadagni tali da vantare bilanci maggiori dell’intero PIL di molti Stati. Il trasferimento di Sovranità dai popoli a questi grumi di potere ha fatto ammalare il mondo”; al contrario il “pensiero debole” che va per la maggiore, ritiene la sovranità quasi una parolaccia. Prosegue l’autore che la dottrina dell’economia corrente “ha depauperato la Sovranità degli Stati, ma in realtà questa è solo l’ultima fase di un processo degenerativo più articolato e complesso”; quello che stiamo vivendo “non è un ciclo economico ma un terremoto epocale che sta scuotendo i pilastri politici, culturali, spirituali e ambientali… a questo sistema non è sufficiente una revisione o un tagliando”; con la finanziarizzazione dell’economia “è in corso la fine di un’epoca”.
Il fatto più dannoso è che non lo si è (non lo si vuole) capire “la storia ci insegna che quando termina un ciclo e non si ha la capacità di comprenderlo o la volontà di cambiare, l’antagonismo è inevitabile”. Per cui sono d’attendersi nuove guerre (oltre a quelle già scoppiate dopo il crollo del muro).
Ferrara ritiene che la piramide della sovranità nella globalizzazione compete alla finanza internazionale che, in un Sistema in sovrapproduzione e godendo di Sovranità monetaria, esercita un potere assoluto”. Dove però è difficile seguire l’autore è quando passa alla parte propositiva, scrivendo che “Questa piramide va rovesciata, ma non è sufficiente: va sostituita con una figura geometrica orizzontale e questo può essere realizzato solamente con la presa di consapevolezza di coloro che si trovano alla base”; perché “la visione leninista e quella capitalista hanno in comune, a prescindere dagli obiettivi, l’idea che deve essere un’élite a governare”; e per evitarlo “Occorre estendere al popolo la massima partecipazione attraverso gli strumenti dei referendum propositivi senza quorum, del bilancio partecipato e attraverso l’uso della rete come mezzo di consultazione”.
E no: che l’élite governi e che i governanti siano sempre una modesta minoranza dei governati non è un accidente della storia ma una regolarità (Miglio), quella della classe politica, “scoperta” da Mosca e da Pareto. E non revocabile in dubbio almeno finché non si vedrà una società umana governata dalla maggioranza (che, peraltro non è tutti).
Così se si vuole cambiare strada occorre sperare (e promuovere) l’emergere di élite che erano quelle attuali in Italia – ma non solo – palesemente decadenti.
Può non essere il partito leninista, può essere un’altra forma di organizzazione sociale ma alla regola della minoranza organizzata (per la conquista e la gestione del potere) non è in vista l’eccezione.

Teodoro Klitsche de la Grange

Teodoro Klitsche de la Grange è  avvocato, giurista, direttore del trimestrale di cultura politica“Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009),  Funzionarismo (2013).


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