sabato 20 dicembre 2014

A proposito del post di Carlo Pompei
Mano visibile o invisibile?



Ha  un qualche  senso  parlare ancora  di comunismo e fascismo?  A questo pensavo leggendo il notevole post di  Carlo Pompei (che non intendiamo qui criticare, anzi...). 
Crediamo però che il problema debba essere  posto in maniera diversa e  radicale, principalmente sul piano cognitivo.   Esiste la possibilità di costruire un ordine sociale e politico "a tavolino"? Insomma  ex ante ?   Dietro i fenomeni sociali c’è un’ intelligenza sociale collettiva?  E se esiste è visibile, cumulabile, gestibile?  Oppure, esiste sì,  una qualche mano, che però resta   invisibile e insondabile, perché  frutto delle imponderabili  micro-decisioni di milioni di uomini,   micro-scelte che acquisiranno senso soltanto nel tempo: non prima ma dopo "l'evento storico" . Ex post, per riparlare difficile...  
Ad esempio,  il capitalismo, piaccia o meno,  non è stato inventato a tavolino da nessuno. Si è sviluppato nel corso di alcuni secoli interagendo con una letteratura di riflessione  a posteriori. Parliamo di un sistema economico che si è formato  attraverso un  lento  e complicato processo di evoluzione-selezione. Comunismo e fascismo invece sì.  Soprattutto il primo  resta il prodotto di una riflessone a priori.  Il fascismo invece  ha saccheggiato la  letteratura esistente ( comunque  ex ante)  in corso d’opera. Mentre  il nazismo aveva la  sua bibbia, quella  hitleriana.  Infine,  il discorso "costruzionista" potrebbe essere  esteso anche alle democrazie di welfare, dove  sembra  dettare  legge  la  modellistica sociale.  
Ovviamente, il costruttivismo non va confuso con le forme di organizzazione derivanti da libere convenzioni, patti  e contratti,  quali singole risposte  a singoli  problemi organizzativi, come nel caso di un’impresa, di un ente caritativo, di una società di studiosi, di una cassa professionale. Il costruttivismo, invece, si presenta sempre come la risposta organizzativa  collettiva  a tutti i problemi.  Insomma, c’è una bella differenza… Il convenzionalismo, piaccia o meno,  rinvia agli uomini liberi, il costruttivismo ai burocrati.  
Naturalmente, sulla bontà dei processi sociali  a mano  visibile  e invisibile,  possono essere dati giudizi politici diversi se non del tutti opposti…  Però il problema cognitivo rimane:  i processi di costruzione politica e sociale possono essere diretti oppure no?

Carlo Gambescia



2 commenti:

  1. Se è così come tu dici, il capitalismo si configura come il regno della necessità, mentre il resto...In ogni caso mi sembra che fra capitalismo e libero mercato ci sia una bella differenza. Qualcuno dice che il capitalismo è nato a Firenze alla fine del medioevo; io non sono d'accordo: il modo capitalistico di produzione è impensabile senza l'Inghilterra e la rivoluzione industriale...eventi che certo non sono deducibili dalla natura dell'uomo e per i quali è stato indispensabile un certo pensiero. Mi sembra che in questo ambito l'orientamento marxiano colga nel segno: l'"ideologia" del capitale tende a naturalizzare ciò che è storico.Massimo Maraviglia

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  2. Massimo, innanzitutto grazie per essere tornato al commento :-) Per quel che mi consta le polemiche anche sferzanti (come talvolta certi miei giudizi...) non alterano mai la valutazione della persona che ho davanti e, soprattutto, delle sue qualità intellettuali, elevate, come nel tuo caso. Vengo al punto: possibile che non si riesca a capire il senso del post! (vedi anche su Fb): In discussione non c'è il capitalismo, ma una questione sociologica riguardante la struttura profonda dei processi sociali e politici, a prescindere dalle diverse scansioni temporali. Ad esempio, come mostra ottimamente il grande Ferrabino (ma anche il De Francisci) gli antichi Romani, teorizzarono "dopo" l'Impero, non prima... Se proprio hegeliano regno della necessità deve essere :-) la questione riguarda il mio approccio sociologico... o se vuoi metapolitico... ;-) Ma questa è un'altra storia...

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