Chi è disposto a morire
per l’Ucraina e la Crimea ?
Francamente, non scorgiamo nulla nuovo sul piano del processo politico
- dei mezzi usati e delle
finalità perseguite - nella contesa in
corso tra Stati Uniti, Ue e Russia sulla sorte dell’Ucraina ( e della
Crimea).
Dando per scontata la debolezza
politica dell’Ucraina, pura e semplice
comparsa in uno scontro per il controllo del territorio, Putin sembra aver
puntato sull’opzione militare, basata sulla regola - semplificando - che l’occupazione determina la
proprietà. Principio, per fare un
esempio recente, che per Saddam
non funzionò: l’occupazione del Kuwait, accelerò la sua fine.
Ovviamente, la Russia
non è l’Iraq… Il che spiega la cautela di Stati Uniti e Unione Europea. Infatti, al di là della debolezza della
leadership di Obama e dei notevoli interessi tedeschi in Russia e Ucraina, l’Occidente sembra puntare, per ora, sul mix trattative-sanzioni.
Del resto, le crisi
internazionali, sono vere e proprie partite a scacchi, dove, a differenza del
gioco più antico del mondo (forse), va messa in conto la distruzione della
scacchiera stessa. Fuor di metafora, va
considerata l’opzione bellica, come sempre possibile.
Naturalmente, alle misure
concrete (occupazione militare e
sanzioni economiche), anche in questa contesa
non manca il ricorso alla
retorica politica come strumento di delegittimazione dell’avversario. Putin ha parlato di interessi nazionali
(categoria quanto mai vaga), estendendoli alle minoranze russe in
Crimea e Ucraina. Obama ha
accusato Putin di essere fuori della storia ( utilizzando una categoria
ancora più vaga: quella del senso della storia). La Merkel , a sua volta,
ha invocato il senso della realtà
(altra “coperta” concettuale molto
elastica), di cui Putin sarebbe privo.
Crediamo invece che Putin, dal
punto di vista del processo politico - certo,
assumendosi tutti i rischi del
caso come un vero giocatore - sia un
realista da manuale. E che quindi
conosca benissimo l’importanza della posta in gioco: la retrocessione della
Russia a potenza di secondo ordine.
Di qui, la necessità per Stati Uniti e Unione Europea di tenere i nervi
ben saldi e di non forzare troppo la
situazione, anche se per il momento può sembrare il contrario, cioè che sia
Putin a condurre il gioco. Il che in parte è vero.
In fondo, la domanda è sempre la
stessa. E purtroppo, per ora, non c’è risposta: chi degli attori in gioco
(Stati Uniti, Unione Europea, Russia) è realmente disposto a morire per
l’Ucraina e la Crimea ?
Carlo Gambescia
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