giovedì 20 marzo 2014

I libri della settimana: Antonio Dentice d’Accadia, Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo, pref. di Luigi Braco, Tipheret, Acireale-Roma 2013, pp. 160, euro 15,00; Id., L’economista Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia,pref. di Angelo Calabrese, grafica di  Antonio Orlando , Bonanno Editore, Acireale-Roma 2013,  pp. 112, euro 10,00 -http://www.bonannoeditore.com/it/libri_autore.php?id=1338




Habemus Papam!  Anzi, se il lettore ci  perdona  latino maccheronico e  caduta di stile,  Habemus Palombam!   Nel senso che, finalmente, Giuseppe Palomba (1908-1986), metaeconomista, geniale e dimenticato, ha trovato il suo biografo.  Parliamo di Antonio Dentice d’Accadia,  laureato in economia,  poco più di trent’anni, con spiccati interessi sociologici, storici, linguistici,  antroposofici, grafologici, tendenzialmente  creativo e  poliedrico  quanto Palomba.           
I volumi  sono addirittura due: Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo eL’economista Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia. Dimenticavamo: anche Dentice d’Accadia è casertano come Palomba.  Il che come vedremo ha la sua importanza. Ma lasciamo  che sia proprio l'autore a spiegarlo:

«Ho conosciuto questo particolare personaggio qualche anno fa, per puro caso, in un fortuito incontro, trovandomi per tutt’altra ricerca, nella biblioteca di San Nicola la Strada, in provincia di Caserta, Giuseppe Palomba nacque nel paese dove attualmente risiedo e tempo dopo la sua scomparsa la famiglia donò alcuni libri della collezione privata  alla biblioteca del Comune (da allora porta il suo nome). Ed è stata proprio  la collezione di Palomba ad aprirmi una finestra  interessante nel suo universo: quasi una cinquantina di testi trattavano in varie lingue lascienza occulta, senza farsi mancare numerose e precise annotazioni per mano dello stesso professore; accurate dediche dei discepoli al loro carissimo maestro, a testimonianza dell’affetto e della considerazione di cui godeva  nell’ambiente iniziatico» (Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo , p. 13, d’ora in poi GP-TSE,  il corsivo è nel testo). 

A proposito di quest'ultimo aspetto, va  segnalato il ricco corredo iconografico: il lettore potrà verificare  da sé, visivamente,  il valore delle dediche e della annotazioni. Una meraviglia.


Alcuni esempi di dediche e annotazioni 
( Antonio Dentice d'Accadia, Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo, cit., pp. 43, 44, 85)

Entriamo nel merito. Lo scopo principale dei due lavori -  come dire, concatenati -  è  di  provare come  dietro il pensiero economico palombiano (cosa inconsueta  nel curriculum di un economista) si celi un consistente fondo filosofico-esoterico. Non per niente abbiamo definito Palomba metaeconomista, perché riteniamo che egli parta dall'economia per andare oltre l'economia. Quindi la nostra sintonia con la tesi di Dentice d'Accadia è assoluta. 
Parliamo però di un cammino che  avrà bisogno di qualche anno per sedimentarsi. Il  Palomba degli anni Trenta, giovane professorino, per sua stessa ammissione,  non si discosterà dal materialismo  medio dell’economista tipo, di ieri come di oggi.  Va detto subito che la ricostruzione biografica e critica, pur con accenni al periodo successivo e comunque  abilmente condotta da Dentice d’Accadia,  si arresta, grosso modo, alla prima metà degli anni Cinquanta.
Il che non è un male, perché  il  momento  di svolta del pensiero palombiano -  l'economia che deve farsi  metaeconomia, come punto non di ritorno -   crediamo risalga alla catastrofe del Secondo Conflitto Mondiale.  Come del resto  sembrano  comprovare i  volumi,  in particolare il primo, pubblicati da Palomba nel 1946: La crisi della civiltà moderna e Pagine di un economista (cfr. L’economista Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia, passim, d’ora in poi  EGP-ME).  Sui quali Dentice d’Accadia concentra, in modo ammirevole, tutto il fuoco analitico a sua disposizione.
Ma quali sono, per così dire,  queste “attività” extra-curricolari?  La parola a  Dentice d’Accadia:

« Gli interessi del professor Giuseppe Palomba andavamo ben oltre l’economia, la matematica e la sociologia, esprimendosi in un singolare ed eccentrico ecletticismo che lo arricchiva di: alchimia spirituale, magia, taoismo, antroposofia steineriana, cabala ebraica, buddhismo, Tutte dottrine che si finalizzavano nella comprensione della natura divina dell’essere umano e nella sua trascendenza e santificazione, oltre ad avere sviluppato una forma molto personale e particolare di cristianesimo iniziatico. Tra gli interessi figurano anche: il templarismo, l’arte della divinazione (astrologia, tarocchi, ecc.) e la storia della religioni (GP-TSE, p. 21, il corsivo è nel testo).

Un variopinto e non comune  mosaico di  predilezioni dell’anima (almeno per un economista accademico)  che   darà  vita a una  serie di fasi e  incontri, in cui

«troviamo esoteristi, filosofi, gnostici di fama mondiale. Con alcuni di loro  avrà modo di relazionarsi direttamente e di riceverne anche le lodi: Oswald Spengler, Julius Evola, René Guénon e Frithjof Schuon, che lo inizierà [nel 1948, ndr] all’islamismo mistico a Losanna. Tornerà  cristiano   nel 1953, vivendone comunque  una profonda dimensione personale e probabilmente pessimista. Ricordiamo inoltre la sua appartenenza a una Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato di Napoli » (Ibidem) .

Oswald Spengler e Giuseppe Palomba!  Relazione a dir poco sorprendente, considerando  la scontrosità manifestata dal pensatore tedesco negli ultimi anni di vita. Vorremmo veramente saperne di più.
Ma torniamo ai volumi. Quale leggere per primo?  Il nostro consiglio, che  poi è lo stesso dell’autore, è di iniziare con Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo. Perché  in questo modo si possono subito cogliere  le influenze esoteriche, occultistiche e magiche, tra l’altro esposte  in maniera molto dettagliata, diremmo esaustiva, anche dal punto di vista delle dottrine stesse, e quindi della possibilità per il comune lettore di addentrarsi in una  una materia che a prima vista  può apparire ostica.
Il centro analitico  è rappresentato dalla teoria dei quattro universi, che Palomba mutua (e reinventa) dall’estetica dell’arte di Stanislao de Guaita, « tra i giganti dell’occultismo dell’Ottocento e maestro del noto Oswald Wirth», come osserva Dentice d’Accadia (GP-TSE , pp. 109-113). Uno schema (ma considerarlo tale forse è riduttivo)  grazie al quale Palomba  distilla  in chiave analogica  un processo di regressione verticale nelle sfere  della metafisica,  della politica,  dell’economia.  Processo che si sviluppa  attraverso quattro fasi:  solare (di perfezione), lunare (di accettabile riduzione della perfezione),  venerea  (di deformazione della fase precedente), saturnina  (nichilista).
Tematica molto affascinante, ben approfondita da Dentice d’Accadia  in Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia (libro che quindi va letto dopo). Ma leggiamo le sue osservazioni.

«In coda al trattato di sociologia [La crisi della civiltà moderna, ndr] Palomba dopo aver descritto il modularsi dell’umanità  tra i  quattro universi, trae delle conclusioni e definisce una soluzione al problema della crisi  moderna servendosi di una tabella riassuntiva della codificazione. Nella colonna di sinistra compaiono i quattro universi, dal superiore all’inferiore (Sole, Luna, Venere, Saturno), nell’ultima colonna a destra vi sono i riferimenti ai metalli (Oro,Argento, Rame, Ferro) allo scopo di mostrare  la corrispondenza archetipica (…). Sul piano metafisico, gli universi agiscono oscurando gradualmente il principio etico: sul piano politico, oscurando quello libertario e su quello economico oscurando il principio utilitario»( GP-TSE, p. 82-83 ).

Schema riassuntivo dei "quattro universi" e delle sfere  di ricaduta 
(Antonio Dentice d'Accadia, Giuseppe Paolomba. Metafisica dell'economia, cit., p. 84)


Principio utilitario, sanamente inteso, ossia non traviato dall'avidità. Quadratura del cerchio? Diciamo che, negli anni a venire,  intorno alla questione si articoleràl'intero pensiero metaeconomico  di Palomba, quale gigantesco tentativo epistemico di spiritualizzare  la dionisiaca e magmatica  materia di cui si compone  l' economia.  Riuscirà nell'impresa? La risposta esula dalla recensione. Servirebbero parecchi tomi... Comunque sia, torneremo sull'argomento nella chiusa.  Altra domanda: come uscire dalla gabbia d’acciaio della ciclicità?  Come evitare che ogni volta   il mondo che ci circonda si trasformi in macerie ?  Le conclusioni di Palomba, anno di grazia 1946, non lasciano molte speranze. Come osserva Dentice d’ Accadia,

«per l’economista l’intera società è già finita, per differenti motivi storici e non, nell’Opera al nero  rappresentata dalla morte, dalla putrefazione e dall’annichilimento. È cosa terribile, ma necessaria per poter procedere oltre, verso successive forme, esattamente come il bruco, che morendo nella crisalide, risorge farfalla. (…). La necessità prima è riuscire ad agire sullo spirito  dell’umanità, per mutarne la carne e solo allora gli interventi istituzionali d’ogni genere avranno un reale e rigenerante effetto» (Ibidem, p. 86).

Per ragioni di sintesi, abbiamo dovuto usare il machete, privilegiando l'analisi-esposizione dell’approccio filosofico-esoterico palombiano.  E  per due ragioni: innanzitutto per  fornire ai lettori  il significato complessivo della mission euristica di Dentice d’Accadia; in secondo luogo, per evidenziare, a nostra volta,  l’originalità filosofica di Palomba, aperta a sfrenate galoppate nelle verdi praterie dell’assoluto e della metaeconomia,  nonché, per ricaduta, costretta ad avanzare faticosamente, pur di illuminarlo,  nell' arido e polveroso terreno dell’ economia e della sociologia.  Sotto quest’ultimo aspetto, Metafisica dell’economia è ricchissimo di informazioni e intelligenti spunti critici:   dall’ originale  collegamento tra Palomba  e Max Weber alle sue critiche a Pareto, Nietzsche, Freud, per citare i maggiori, critiche che si fanno ancora più dure  nei riguardi di nazismo e fascismo. In quest’ultima (dis-)avventura politica Palomba per sua stessa ammissione, aveva in qualche modo creduto, confondendo, e quindi sbagliando, come si legge, l’universo solare con quello saturnino: una tragedia. E di quelle che segnano per tutta la vita.
A proposito di quegli anni - anni di formazione -  suggeriremmo  un approfondimento del rapporto intellettuale tra Palomba ed Enrico Leone, sindacalista rivoluzionario, mente fervida ma tormentata (un Renato Caccioppoli delle scienze sociali napoletane),  morto  in manicomio,  autore di quel monumento alla scienza politica,  noto (a pochi) con il titolo di Teoria della politica (1931):  i “tipi ”  studiati da Leone ( politici, appropriatori, produttori),  tramite Pareto, si ritrovano anche in Palomba, anch’egli di formazione paretiana (via Amoroso).  Ferma restando la diversa concezione della politica: in Palomba,  «arte del governo» (come del resto nota giustamente anche Dentice d’Accadia,EGP-ME, p.48),  in Leone ( e Pareto)  conflitto, o se si preferisce continuazione delle guerra con altri mezzi. 
Inoltre,  quel che  ora andrebbe fatto -  non è una critica ma un modestissimo consiglio -  è  mettere in cantiere  un terzo volume (se non addirittura un quarto)  sull’incidenza  di  tutta  questa  complessa filosofia  nello sviluppo di tutta l’opera del Palomba.  Si pensi a  lavori  fondamentali, post 1946,  che hanno avuto più edizioni, addirittura  fino all’inizio degli anni Settanta (di qui, l’importanza anche di uno studio attento delle diverse e successive prefazioni),  come, Morfologia economica(1956), Fisica economica (1959), L’espansione capitalistica (1960). Senza dimenticare le numerose  raccolte di saggi sociologici che giungono  persino  agli anni Ottanta.  E, ovviamente, la cospicua  serie di titoli dedicati all’economia di impresa, al credito, al bilancio contabile, all’economia matematica tout court (tema quest’ ultimo  cui accenneremo nelle conclusioni), ai rapporti tra termodinamica, economia, entropia.
Si pensi infine  a quel capolavoro di sintesi,  un autentico  gioiello teorico, di erudizione  e capacità didattica, dove sembrano  tornare tutti i principali temi  della metaeconomia palombiana, rappresentato dalle Lezioni di Economia Politica (s.d. ma 1975), testo che andrebbe ristampato immediatamente.

Copertina e Indice di Giuseppe Palomba, Lezioni di Economia Politica, cit. pp.413-415) 


Un volume prezioso che consente, seppure a volo d'uccello, di scoprire il cammino percorso dal 1946. E in qualche misura di trovare una risposta circa gli esiti  della  fervida  ricerca palombiana. Siamo  al cospetto di un professore, di un Accademico dei Lincei,  che a differenza di tanti altri suoi colleghi, non ha mai tirato i remi barca, magari per pontificare su tutto e tutti: Palomba  non ha mai smesso di studiare.  Sotto questo profilo sarebbe interessante proporsi una sintetica opera di comparazione tra le Lezioni (1975), Introduzione all'Economica (1950) e il Corso di economia corporativa, 2 voll.(1940).   
Per tornare alle Lezioni (tra l' altro "dantescamente"  dedicate a François Perroux, altro economista poliedrico e dimenticato, attentissimo studioso delle relazioni fra potere ed economia) non si non  può notare, sempre  a proposito del punto di arrivo della ricerca palombiana, la notevole attenzione verso una « terza dimensione storica», quale  conquista definitiva e non più  semplice fase di un eterno processo ciclico, segnato dal ferreo declino di ogni civiltà.  Un sentiero -  certo,  in salita -  le cui tracce salvifiche Palomba sembra scorgere  nell’opera di  un  pensatore cristiano oggi altrettanto dimenticato: Teilhard de Chardin.  La citazione  è  lunga, ma merita un’attenta lettura.  Scrive Palomba:

L’opera di  Teilhard supera l’idea dei cicli cosmici, quasi compartimenti stagni, che secondo la tradizione indù, si ripeterebbero con estenuante monotonia […] . Per Teilhard cotesta cronologia non significa assolutamente nulla […]. La dottrina dei cicli storici indù diventa  un particolare  pessimistico, ma è irrilevante; la storiografia moderna fonda il suo ottimismo sull’idea di un’evoluzione puramente umana, che - per il cristiano - acquista valore efficiente solo se pensabile come riflesso dell’evoluzione dello spirito, evoluzione -  nel pensiero di Teilhard -  quasi necessaria e (diremo) fatale, che lascia all’uomo l’unica  scelta  di compierla attivamente nella durata della sua esistenza o passivamente in quella dell’esistenza cosmica; la storiografia cristiana alla Teilhard abbattendo fittizie separazioni fra scienza e fede e fornendo la possibilità di immergere la prima nella seconda, senza tuttavia confonderle ( come una conica qualsiasi, che risulta una specie particolare di sezione del cono e che non può mai assimilarsi al cono stesso), apre la strada alla conferma scientifica del dogma, come all’orientamento dell’assiomatizzazione scientifica stessa, e ciò per rendere meno aspro e meno lungo il cammino che separa lo stato umano dallo stato divino e dal Dio-Persona, cioè dal Figlio, dal Salvatore, dalla Luce increata. Defunctus adhuc loquimur!  È questa la restituzione della scienza economica ai dionisiaci spiritualizzati (Giuseppe Palomba, Lezioni di Economia Politica, Veschi, s.d. ma Roma 1975, pp. 410-411, grassetto nel testo.)

C’è veramente di che riflettere… La "terza dimensione storica", come esito di quel processo economico di spiritualizzazione dell'economia e quindi del concetto di utile. Ecco, forse,  il punto di approdo: non  ciclicità assoluta ma evoluzione spiritualizzata, frutto di un cristianesimo al tempo stesso privato e pubblico, iniziatico e collettivo. E per questo sempre solare e capace di andare oltre la vita e al tempo stesso in grado, pur non essendo del  mondo, di continuare a parlare al mondo... Chissà, potrebbe essere questo il senso del siracideo Defunctus adhuc loquimur! La nostra, inutile ripeterlo,  è una pura e semplice ipotesi di ricerca.
Molto interessante, infine, l’inciso sulla conica.  Palomba, di formazione economista matematico, si cimentò, come osserva Dentice d’Accadia «con le geometrie non euclidee, la meccanica quantistica, i gruppi di trasformazione, gli operatori hermitiani, ecc.» (GP-TSE, p. 24).  
Il che  però non  significa che l’opera di Palomba, studioso  refrattario ai confini disciplinari,  debba  essere ricondotta e studiata solo  nell’ambito delle discipline economiche a sfondo matematico, come ci è capitato di leggere (Enrico Petracca, Giuseppe Palomba, dalle radici ai confini dell’eterodossia economica, 2013, reperibile in Pdf - www.sturzo.it/files/agenda/petracca-enrico.pdf ).   È  più che lecito  designare Giuseppe Palomba tra i padri fondatori  dell’ «econofisica»,  ma a patto di  non restringerne il raggio d’azione disciplinare ai soli studiosi che, pur meritoriamente,  si sono adoperati  a relazionare,  sotto il profilo epistemologico, fisica ed economia. Insomma,  facendo a meno del surplus metaeconomico: quel vasto e affascinante  background filosofico  indagato da Dentice d’Accadia. Un universo culturale in cui, come mostra la metaeconomia palombiana, la logica dei numeri e delle cifre  rinvia sempre, seguendo un percorso   scalare e bidirezionale dal basso verso all’alto  - dall’essoterico all’esoterico e viceversa -   a una realtà  assoluta, trascendente  e di altissimo valore simbolico.  Agli occhi di certo neoscientismo bibliometrico   tutto ciò sarà pure lontanissimo dal seminato scientifico, disciplinare e soprattutto concorsuale,   ma  il  buon biografo non  può tenere conto, anzi non deve, dei soffocanti  "compartimenti stagni"  epistemologici, accademici e tabellari.  

 Dedica di Palomba a François Perroux 
(G. Palomba. Lezioni di Economia Politica cit., p. 3)

Concludendo, non possiamo non esprimere tutto il nostro apprezzamento per due libri,  dai quale i futuri studiosi di Palomba - si spera a tutto tondo -   non potranno prescindere.   

Carlo Gambescia





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