I libri della
settimana: Antonio Dentice d’Accadia, Giuseppe
Palomba. Tra scienza ed esoterismo, pref. di Luigi Braco, Tipheret,
Acireale-Roma 2013, pp. 160, euro 15,00; Id., L’economista
Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia,pref. di Angelo Calabrese,
grafica di Antonio Orlando , Bonanno Editore, Acireale-Roma 2013,
pp. 112, euro 10,00 -http://www.bonannoeditore.com/it/libri_autore.php?id=1338
Habemus Papam! Anzi, se il lettore ci perdona latino
maccheronico e caduta di stile, Habemus Palombam!
Nel senso che, finalmente, Giuseppe Palomba (1908-1986), metaeconomista,
geniale e dimenticato, ha trovato il suo biografo. Parliamo di Antonio
Dentice d’Accadia, laureato in economia, poco più di trent’anni,
con spiccati interessi sociologici, storici, linguistici, antroposofici,
grafologici, tendenzialmente creativo e poliedrico quanto
Palomba.
I volumi sono
addirittura due: Giuseppe
Palomba. Tra scienza ed esoterismo eL’economista
Giuseppe Palomba. Metafisica dell’economia. Dimenticavamo: anche Dentice d’Accadia
è casertano come Palomba. Il che come vedremo ha la sua
importanza. Ma lasciamo che sia proprio l'autore a spiegarlo:
«Ho conosciuto
questo particolare personaggio qualche anno fa, per puro caso, in un fortuito
incontro, trovandomi per tutt’altra ricerca, nella biblioteca di San Nicola la Strada , in provincia di Caserta, Giuseppe Palomba
nacque nel paese dove attualmente risiedo e tempo dopo la sua scomparsa la
famiglia donò alcuni libri della collezione privata alla biblioteca del
Comune (da allora porta il suo nome). Ed è stata proprio la collezione di
Palomba ad aprirmi una finestra interessante nel suo universo: quasi una
cinquantina di testi trattavano in varie lingue lascienza occulta, senza
farsi mancare numerose e precise annotazioni per mano dello stesso professore;
accurate dediche dei discepoli al loro carissimo maestro, a testimonianza
dell’affetto e della considerazione di cui godeva nell’ambiente
iniziatico» (Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo , p. 13, d’ora in poi GP-TSE, il corsivo è nel
testo).
A proposito di
quest'ultimo aspetto, va segnalato il ricco corredo iconografico: il
lettore potrà verificare da sé, visivamente, il valore delle
dediche e della annotazioni. Una meraviglia.
|
Alcuni esempi di dediche e annotazioni
( Antonio Dentice d'Accadia, Giuseppe Palomba. Tra scienza ed esoterismo, cit., pp. 43, 44, 85) |
Entriamo nel merito.
Lo scopo principale dei due lavori - come dire, concatenati -
è di provare come dietro il pensiero economico
palombiano (cosa inconsueta nel curriculum di un economista) si celi un
consistente fondo filosofico-esoterico. Non per niente abbiamo definito Palomba
metaeconomista, perché riteniamo che egli parta dall'economia per andare oltre
l'economia. Quindi la nostra sintonia con la tesi di Dentice d'Accadia è
assoluta.
Parliamo però di un cammino che avrà bisogno di qualche anno per sedimentarsi. Il Palomba degli anni Trenta, giovane professorino, per sua stessa ammissione, non si discosterà dal materialismo medio dell’economista tipo, di ieri come di oggi. Va detto subito che la ricostruzione biografica e critica, pur con accenni al periodo successivo e comunque abilmente condotta da Dentice d’Accadia, si arresta, grosso modo, alla prima metà degli anni Cinquanta.
Parliamo però di un cammino che avrà bisogno di qualche anno per sedimentarsi. Il Palomba degli anni Trenta, giovane professorino, per sua stessa ammissione, non si discosterà dal materialismo medio dell’economista tipo, di ieri come di oggi. Va detto subito che la ricostruzione biografica e critica, pur con accenni al periodo successivo e comunque abilmente condotta da Dentice d’Accadia, si arresta, grosso modo, alla prima metà degli anni Cinquanta.
Il che non è un
male, perché il momento di svolta del pensiero palombiano -
l'economia che deve farsi metaeconomia, come punto non di ritorno -
crediamo risalga alla catastrofe del Secondo Conflitto Mondiale.
Come del resto sembrano comprovare i volumi, in
particolare il primo, pubblicati da Palomba nel 1946: La crisi della civiltà moderna e Pagine
di un economista (cfr. L’economista Giuseppe Palomba.
Metafisica dell’economia, passim,
d’ora in poi EGP-ME). Sui quali Dentice d’Accadia concentra,
in modo ammirevole, tutto il fuoco analitico a sua disposizione.
Ma quali sono, per
così dire, queste “attività” extra-curricolari? La parola a
Dentice d’Accadia:
« Gli interessi del
professor Giuseppe Palomba andavamo ben oltre l’economia, la matematica e la
sociologia, esprimendosi in un singolare ed eccentrico ecletticismo che lo
arricchiva di: alchimia spirituale, magia, taoismo, antroposofia steineriana,
cabala ebraica, buddhismo, Tutte dottrine che si finalizzavano nella
comprensione della natura divina dell’essere umano e nella sua trascendenza e
santificazione, oltre ad avere sviluppato una forma molto personale e
particolare di cristianesimo
iniziatico. Tra gli interessi figurano anche: il templarismo, l’arte della
divinazione (astrologia, tarocchi, ecc.) e la storia della religioni (GP-TSE,
p. 21, il corsivo è nel testo).
Un variopinto e non
comune mosaico di predilezioni dell’anima (almeno per un economista
accademico) che darà vita a una serie di fasi
e incontri, in cui
«troviamo
esoteristi, filosofi, gnostici di fama mondiale. Con alcuni di loro avrà
modo di relazionarsi direttamente e di riceverne anche le lodi: Oswald
Spengler, Julius Evola, René Guénon e Frithjof Schuon, che lo inizierà [nel
1948, ndr] all’islamismo mistico a Losanna. Tornerà cristiano
nel 1953, vivendone comunque una profonda dimensione personale e
probabilmente pessimista. Ricordiamo inoltre la sua appartenenza a una
Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato di Napoli » (Ibidem) .
Oswald Spengler e
Giuseppe Palomba! Relazione a dir poco sorprendente, considerando
la scontrosità manifestata dal pensatore tedesco negli ultimi anni di
vita. Vorremmo veramente saperne di più.
Ma torniamo ai
volumi. Quale leggere per primo? Il nostro consiglio, che poi è lo
stesso dell’autore, è di iniziare con Giuseppe
Palomba. Tra scienza ed
esoterismo. Perché in questo modo si possono subito cogliere le
influenze esoteriche, occultistiche e magiche, tra l’altro esposte in
maniera molto dettagliata, diremmo esaustiva, anche dal punto di vista delle
dottrine stesse, e quindi della possibilità per il comune lettore di addentrarsi
in una una materia che a prima vista può apparire ostica.
Il centro analitico
è rappresentato dalla teoria dei quattro universi, che Palomba mutua (e
reinventa) dall’estetica dell’arte di Stanislao de Guaita, « tra i giganti
dell’occultismo dell’Ottocento e maestro del noto Oswald Wirth», come osserva
Dentice d’Accadia (GP-TSE ,
pp. 109-113). Uno schema (ma considerarlo tale forse è riduttivo) grazie
al quale Palomba distilla in chiave analogica un processo di
regressione verticale nelle sfere della metafisica, della
politica, dell’economia. Processo che si sviluppa attraverso
quattro fasi: solare (di perfezione), lunare (di accettabile riduzione
della perfezione), venerea (di deformazione della fase precedente),
saturnina (nichilista).
Tematica molto
affascinante, ben approfondita da Dentice d’Accadia in Giuseppe Palomba. Metafisica
dell’economia (libro che
quindi va letto dopo). Ma
leggiamo le sue osservazioni.
«In coda al trattato
di sociologia [La crisi della civiltà moderna, ndr] Palomba dopo aver
descritto il modularsi dell’umanità tra i quattro universi, trae
delle conclusioni e definisce una soluzione al problema della crisi
moderna servendosi di una tabella riassuntiva della codificazione. Nella colonna
di sinistra compaiono i quattro universi, dal superiore all’inferiore (Sole,
Luna, Venere, Saturno), nell’ultima colonna a destra vi sono i riferimenti ai
metalli (Oro,Argento, Rame, Ferro) allo scopo di mostrare la
corrispondenza archetipica (…). Sul piano metafisico, gli universi agiscono
oscurando gradualmente il principio etico: sul piano politico, oscurando quello
libertario e su quello economico oscurando il principio utilitario»( GP-TSE, p. 82-83 ).
|
Schema riassuntivo dei "quattro
universi" e delle sfere di ricaduta
(Antonio Dentice d'Accadia, Giuseppe Paolomba. Metafisica dell'economia, cit., p. 84) |
Principio
utilitario, sanamente inteso, ossia non traviato dall'avidità. Quadratura del
cerchio? Diciamo che, negli anni a venire, intorno alla questione si
articoleràl'intero pensiero
metaeconomico di Palomba, quale gigantesco tentativo epistemico di
spiritualizzare la dionisiaca e magmatica materia di cui si compone
l' economia. Riuscirà nell'impresa? La risposta esula dalla
recensione. Servirebbero parecchi tomi... Comunque sia, torneremo
sull'argomento nella chiusa. Altra domanda: come uscire dalla gabbia
d’acciaio della ciclicità? Come evitare che ogni volta il mondo
che ci circonda si trasformi in macerie ? Le conclusioni di Palomba, anno
di grazia 1946, non lasciano molte speranze. Come osserva Dentice d’ Accadia,
«per l’economista
l’intera società è già finita, per differenti motivi storici e non, nell’Opera
al nero rappresentata dalla morte, dalla putrefazione e
dall’annichilimento. È cosa terribile, ma necessaria per poter procedere oltre,
verso successive forme, esattamente come il bruco, che morendo nella crisalide,
risorge farfalla. (…). La necessità prima è riuscire ad agire sullo
spirito dell’umanità, per mutarne la carne e solo allora gli interventi
istituzionali d’ogni genere avranno un reale e rigenerante effetto» (Ibidem,
p. 86).
Per ragioni di
sintesi, abbiamo dovuto usare il machete, privilegiando l'analisi-esposizione
dell’approccio filosofico-esoterico palombiano. E per due ragioni:
innanzitutto per fornire ai lettori il significato complessivo
della mission euristica di Dentice d’Accadia; in
secondo luogo, per evidenziare, a nostra volta, l’originalità filosofica
di Palomba, aperta a sfrenate galoppate nelle verdi praterie dell’assoluto e
della metaeconomia, nonché, per ricaduta, costretta ad avanzare
faticosamente, pur di illuminarlo, nell' arido e polveroso terreno dell’
economia e della sociologia. Sotto quest’ultimo aspetto, Metafisica dell’economia è ricchissimo di informazioni e
intelligenti spunti critici: dall’ originale collegamento tra
Palomba e Max Weber alle sue critiche a Pareto, Nietzsche, Freud, per
citare i maggiori, critiche che si fanno ancora più dure nei riguardi di
nazismo e fascismo. In quest’ultima (dis-)avventura politica Palomba per sua
stessa ammissione, aveva in qualche modo creduto, confondendo, e quindi
sbagliando, come si legge, l’universo solare con quello saturnino: una
tragedia. E di quelle che segnano per tutta la vita.
A proposito di quegli anni - anni di formazione - suggeriremmo un approfondimento del rapporto intellettuale tra Palomba ed Enrico Leone, sindacalista rivoluzionario, mente fervida ma tormentata (un Renato Caccioppoli delle scienze sociali napoletane), morto in manicomio, autore di quel monumento alla scienza politica, noto (a pochi) con il titolo di Teoria della politica (1931): i “tipi ” studiati da Leone ( politici, appropriatori, produttori), tramite Pareto, si ritrovano anche in Palomba, anch’egli di formazione paretiana (via Amoroso). Ferma restando la diversa concezione della politica: in Palomba, «arte del governo» (come del resto nota giustamente anche Dentice d’Accadia,EGP-ME, p.48), in Leone ( e Pareto) conflitto, o se si preferisce continuazione delle guerra con altri mezzi.
Inoltre, quel che ora andrebbe fatto - non è una critica ma un modestissimo consiglio - è mettere in cantiere un terzo volume (se non addirittura un quarto) sull’incidenza di tutta questa complessa filosofia nello sviluppo di tutta l’opera del Palomba. Si pensi a lavori fondamentali, post 1946, che hanno avuto più edizioni, addirittura fino all’inizio degli anni Settanta (di qui, l’importanza anche di uno studio attento delle diverse e successive prefazioni), come, Morfologia economica(1956), Fisica economica (1959), L’espansione capitalistica (1960). Senza dimenticare le numerose raccolte di saggi sociologici che giungono persino agli anni Ottanta. E, ovviamente, la cospicua serie di titoli dedicati all’economia di impresa, al credito, al bilancio contabile, all’economia matematica tout court (tema quest’ ultimo cui accenneremo nelle conclusioni), ai rapporti tra termodinamica, economia, entropia.
A proposito di quegli anni - anni di formazione - suggeriremmo un approfondimento del rapporto intellettuale tra Palomba ed Enrico Leone, sindacalista rivoluzionario, mente fervida ma tormentata (un Renato Caccioppoli delle scienze sociali napoletane), morto in manicomio, autore di quel monumento alla scienza politica, noto (a pochi) con il titolo di Teoria della politica (1931): i “tipi ” studiati da Leone ( politici, appropriatori, produttori), tramite Pareto, si ritrovano anche in Palomba, anch’egli di formazione paretiana (via Amoroso). Ferma restando la diversa concezione della politica: in Palomba, «arte del governo» (come del resto nota giustamente anche Dentice d’Accadia,EGP-ME, p.48), in Leone ( e Pareto) conflitto, o se si preferisce continuazione delle guerra con altri mezzi.
Inoltre, quel che ora andrebbe fatto - non è una critica ma un modestissimo consiglio - è mettere in cantiere un terzo volume (se non addirittura un quarto) sull’incidenza di tutta questa complessa filosofia nello sviluppo di tutta l’opera del Palomba. Si pensi a lavori fondamentali, post 1946, che hanno avuto più edizioni, addirittura fino all’inizio degli anni Settanta (di qui, l’importanza anche di uno studio attento delle diverse e successive prefazioni), come, Morfologia economica(1956), Fisica economica (1959), L’espansione capitalistica (1960). Senza dimenticare le numerose raccolte di saggi sociologici che giungono persino agli anni Ottanta. E, ovviamente, la cospicua serie di titoli dedicati all’economia di impresa, al credito, al bilancio contabile, all’economia matematica tout court (tema quest’ ultimo cui accenneremo nelle conclusioni), ai rapporti tra termodinamica, economia, entropia.
Si pensi infine
a quel capolavoro di sintesi, un autentico gioiello teorico,
di erudizione e capacità didattica, dove sembrano tornare tutti i
principali temi della metaeconomia palombiana, rappresentato dalle Lezioni di Economia Politica (s.d. ma 1975), testo che andrebbe
ristampato immediatamente.
Un volume prezioso
che consente, seppure a volo d'uccello, di scoprire il cammino percorso dal
1946. E in qualche misura di trovare una risposta circa gli esiti della
fervida ricerca palombiana. Siamo al cospetto di un
professore, di un Accademico dei Lincei, che a differenza di tanti altri
suoi colleghi, non ha mai tirato i remi barca, magari per pontificare su tutto
e tutti: Palomba non ha mai smesso di studiare. Sotto questo
profilo sarebbe interessante proporsi una sintetica opera di comparazione tra
le Lezioni (1975), Introduzione all'Economica (1950) e il Corso di economia corporativa, 2 voll.(1940).
Per tornare alle Lezioni (tra l' altro "dantescamente" dedicate a François Perroux, altro economista poliedrico e dimenticato, attentissimo studioso delle relazioni fra potere ed economia) non si non può notare, sempre a proposito del punto di arrivo della ricerca palombiana, la notevole attenzione verso una « terza dimensione storica», quale conquista definitiva e non più semplice fase di un eterno processo ciclico, segnato dal ferreo declino di ogni civiltà. Un sentiero - certo, in salita - le cui tracce salvifiche Palomba sembra scorgere nell’opera di un pensatore cristiano oggi altrettanto dimenticato: Teilhard de Chardin. La citazione è lunga, ma merita un’attenta lettura. Scrive Palomba:
Per tornare alle Lezioni (tra l' altro "dantescamente" dedicate a François Perroux, altro economista poliedrico e dimenticato, attentissimo studioso delle relazioni fra potere ed economia) non si non può notare, sempre a proposito del punto di arrivo della ricerca palombiana, la notevole attenzione verso una « terza dimensione storica», quale conquista definitiva e non più semplice fase di un eterno processo ciclico, segnato dal ferreo declino di ogni civiltà. Un sentiero - certo, in salita - le cui tracce salvifiche Palomba sembra scorgere nell’opera di un pensatore cristiano oggi altrettanto dimenticato: Teilhard de Chardin. La citazione è lunga, ma merita un’attenta lettura. Scrive Palomba:
L’opera di
Teilhard supera l’idea dei cicli cosmici, quasi compartimenti stagni, che
secondo la tradizione indù, si ripeterebbero con estenuante monotonia […] . Per
Teilhard cotesta cronologia non significa assolutamente nulla […]. La dottrina
dei cicli storici indù diventa un particolare pessimistico, ma è
irrilevante; la storiografia moderna fonda il suo ottimismo sull’idea di
un’evoluzione puramente umana, che - per il cristiano - acquista valore
efficiente solo se pensabile come riflesso dell’evoluzione dello spirito,
evoluzione - nel pensiero di Teilhard - quasi necessaria e (diremo)
fatale, che lascia all’uomo l’unica scelta di compierla attivamente
nella durata della sua esistenza o passivamente in quella dell’esistenza
cosmica; la storiografia cristiana alla Teilhard abbattendo fittizie separazioni
fra scienza e fede e fornendo la possibilità di immergere la prima nella
seconda, senza tuttavia confonderle ( come una conica qualsiasi, che risulta
una specie particolare di sezione del cono e che non può mai assimilarsi al
cono stesso), apre la strada alla conferma scientifica del dogma, come
all’orientamento dell’assiomatizzazione scientifica stessa, e ciò per rendere
meno aspro e meno lungo il cammino che separa lo stato umano dallo stato divino
e dal Dio-Persona, cioè dal Figlio, dal Salvatore, dalla Luce increata. Defunctus adhuc loquimur! È questa la restituzione
della scienza economica ai dionisiaci spiritualizzati (Giuseppe Palomba, Lezioni di Economia Politica, Veschi, s.d. ma Roma 1975, pp.
410-411, grassetto nel testo.)
C’è veramente di che
riflettere… La "terza dimensione storica", come esito di quel
processo economico di spiritualizzazione dell'economia e quindi del concetto di
utile. Ecco, forse, il punto di approdo: non ciclicità assoluta ma
evoluzione spiritualizzata, frutto di un cristianesimo al tempo stesso privato
e pubblico, iniziatico e collettivo. E per questo sempre solare e
capace di andare oltre la vita e al tempo stesso in grado, pur non essendo del
mondo, di continuare a parlare al mondo... Chissà, potrebbe essere questo
il senso del siracideo Defunctus adhuc loquimur! La nostra,
inutile ripeterlo, è una pura e semplice ipotesi di ricerca.
Molto interessante, infine, l’inciso sulla conica. Palomba, di formazione economista matematico, si cimentò, come osserva Dentice d’Accadia «con le geometrie non euclidee, la meccanica quantistica, i gruppi di trasformazione, gli operatori hermitiani, ecc.» (GP-TSE, p. 24).
Molto interessante, infine, l’inciso sulla conica. Palomba, di formazione economista matematico, si cimentò, come osserva Dentice d’Accadia «con le geometrie non euclidee, la meccanica quantistica, i gruppi di trasformazione, gli operatori hermitiani, ecc.» (GP-TSE, p. 24).
Il che però
non significa che l’opera di Palomba, studioso refrattario ai
confini disciplinari, debba essere ricondotta e studiata solo
nell’ambito delle discipline economiche a sfondo matematico, come ci è capitato
di leggere (Enrico Petracca, Giuseppe
Palomba, dalle radici ai confini dell’eterodossia economica, 2013,
reperibile in Pdf - www.sturzo.it/files/agenda/petracca-enrico.pdf ).
È più che lecito designare Giuseppe Palomba tra i padri fondatori
dell’ «econofisica», ma a patto di non restringerne il raggio
d’azione disciplinare ai soli studiosi che, pur meritoriamente, si sono
adoperati a relazionare, sotto il profilo epistemologico, fisica ed
economia. Insomma, facendo a meno del surplus metaeconomico: quel vasto e
affascinante background filosofico indagato da Dentice d’Accadia.
Un universo culturale in cui, come mostra la metaeconomia palombiana, la logica
dei numeri e delle cifre rinvia sempre, seguendo un percorso
scalare e bidirezionale dal basso verso all’alto - dall’essoterico all’esoterico e viceversa - a una
realtà assoluta, trascendente e di altissimo valore simbolico.
Agli occhi di certo neoscientismo bibliometrico tutto ciò sarà
pure lontanissimo dal seminato scientifico, disciplinare e soprattutto
concorsuale, ma il buon biografo non può tenere conto,
anzi non deve, dei soffocanti "compartimenti stagni"
epistemologici, accademici e tabellari.
Concludendo, non possiamo non esprimere tutto il nostro apprezzamento per due libri, dai quale i futuri studiosi di Palomba - si spera a tutto tondo - non potranno prescindere.
Carlo Gambescia
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