lunedì 17 marzo 2014

La  Crimea sceglie la Russia
Modesta proposta per prevenire…



Come previsto, la Crimea, con percentuali “bulgare” ha scelto la Russia.  Ovviamente,  reazione  altrettanto prevedibile,  Stati Uniti e alleati europei  definiranno  il risultato del  voto  privo di qualsiasi valore.  Di qui, probabilmente l’adozione di sanzioni politiche ed economiche nei riguardi della Russia.
Non siamo esperti di geopolitica, né fanatici sostenitori di improbabili alleanze euro-russe in funzioni antiamericana, ma riteniamo che la questione ucraina sia, fin dall’inizio, di pertinenza russa.  Putin,  come ci piacerebbe leggere,  si muove lungo le linee storiche non solo della politica sovietica ma di quella zarista, politica estera. Parliamo di una politica estera  che è sempre consistita, dal consolidamento della Russia, come stato e potenza,  nel tenere più lontano possibile dalle sue frontiere i possibili nemici, a Ovest come a Est.
Anche se a dire il vero,  resta difficile, soprattutto dal punto vista concreto  stabilire il giusto equilibrio, tra difensivismo (piccolo russo) ed espansionismo (grande russo). Ovviamente,  il nostro giudizio di analisti  sarebbe ben diverso se ora  fossero  in gioco i destini della Polonia, dell’Ungheria, della Romania, solo per fare alcuni esempi, anche piuttosto facili. Dal momento che quel che geopoliticamente vale per la Russia - tenere lontano dai propri confini  possibili nemici,  non può non valere anche per l’Europa e di riflesso per gli Stati Uniti, suo  principale alleato.
Certo,  non è così semplice in concreto  indicare con precisione  i confini, considerate le infiltrazioni culturali,  tipiche di tutte  i territori limitrofi. Ma, in genere, i diversi attori politici,  dovrebbero sapere  fin dove spingersi, almeno per due ragioni
La prima,  è che i conflitti, in tutte le loro forme, sono molto  costosi. Il che significa che di regola vince  l’unità politica, meglio organizzata, capace di sostenere più a lungo il confronto. Di qui, la necessità,  di valutare con precisione i rispettivi di livelli di “sostenibilità”  di una possibile escalation politico-militare.
La seconda, è che  le guerre disturbano il tranquillo svolgersi degli affari e del pacifico sviluppo economico e civile dei popoli. Ciò implica che, alla fin fine, “perdono” tutti. Insomma, pur non escludendola guerra,  perché è un mezzo politico come tanti altri, si dovrebbe sempre  fare il possibile per evitarla.
Naturalmente le nostre sono osservazione di tipo teorico, dal punto di vista di chi osserva i fatti usando il metro della razionalità.  Mentre, come la storia insegna, gli osservati privilegiano le motivazioni irrazionali,  dettate dalla boria, dall’avidità, dalla paura.  Sono sentimenti di cui  - piaccia o meno - si deve tenere conto, dal momento che la politica è al tempo stesso regno degli interessi e della passioni. 
Tuttavia, dal nostro punto di osservazione, molto limitato, perché in fondo la razionalità è solo una delle chiavi per comprendere l’agire umano,  consiglieremmo alla Russia di accontentarsi e a Europa e Stati Uniti di chiudere un occhio.

Carlo Gambescia

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