lunedì 17 marzo 2014

Berlusconi,  la tragedia politica della destra  e... degli italiani
Una pancia così



Berlusconi, con la conferma dell’interdizione, sembra essere arrivato al capolinea, per dirla sbrigativamente. Ora,  ammesso che sia così,  si  tratta di una tragedia politica ?  No.  In realtà la tragedia  della destra italiana  ha origini strutturali e rinvia a un  atteggiamento collettivo, ben consolidato. Ci spieghiamo meglio.    
Innanzitutto, per quale ragione parlare di  tragedia? Una ragione esiste.  Perché, come hanno mostrato fior di  ricerche storiche e sociologiche,  gli italiani non sono un popolo spiccatamente rivoluzionario, come i francesi ad esempio,  né conservatore e  amante  dell’ordine a tutti i costi come i tedeschi.  
Si pensi al Risorgimento e alla  sua distanza dal radicalismo sociale  della Rivoluzione francese, soprattutto nella fase giacobina.  Oppure al fascismo, che si autodefinì rivoluzionario, per poi  “concordare” con la Chiesa Cattolica e blandire  industriali  e lavoratori introducendo il protezionismo economico e sociale.  O alla Democrazia partito dell' ordine che però andava verso sinistra.... Oppure ai comunisti all'emiliana. Cosicché chi  governa in Italia (Renzi stia attento…) tende sempre a parlare alla “pancia” degli italiani, a  un atavico e transpolitico (per usare una parola difficile) bisogno di sicurezza. Per farla a breve:  a prescindere dal regime politico chi governa non può evitare di  marciare in direzione del centro    Insomma, se ci si perdona l’espressione, gli italiani  non sono  né carne né pesce: né destra né sinistra, ma centro, e nell'accezione peggiore, quella, ripetiamo, di  pancia…  È qui la tragedia collettiva, di cui sopra.  Riguarda la materia prima:  il popolo. E dispiace dirlo.
Il che però  spiega  la difficoltà -  spesso però utilizzata dalle stesse forze politiche come scusa -   di "organizzare"  schieramenti politici chiaramente definiti,  a destra come a sinistra.  Inutile qui rifare la storia politica dell’Italia unita, sempre gravitante -  “sempre”,  perché anche il fascismo mediò parecchio al suo interno -   intorno al  centro politico, magari, di volta di volta, caratterizzato da vaghe aspirazioni di poter  marciare verso destra o sinistra…   
In questo quadro, appena delineato,   la sinistra  tuttavia  ha sempre cercato di contrastare la  “panciuta” indifferenza politica degli italiani e di conseguenza la naturale  gravitazione verso il centro.  In qualche misura - si pensi all’esperienza socialista e comunista -   ha sempre mostrato maggiore compattezza. Mentre la destra no. Si pensi alle molteplici correnti liberali postrisorgimentali, conservatrici, moderate, radicali,  legate però più che  all’idea  a questo o quel notabile.  Oppure alla Democrazia Cristiana, sorta di  contenitore delle correnti politiche più diverse.  Infine, a fascisti e neofascisti, relegati a destra, anche se ipnotizzati   dall’ immaginosa idea di poter  andare al di là della destra e della sinistra,   fiduciosi  di non  dover  pagare alcun tributo determinante al centro politico.  Detto altrimenti: alla pancia degli italiani.
Pertanto, non sarà l’uscita di scena del Cavaliere  a mutare il quadro sociologico delineato,  come del resto  prova  il fallimento del tentativo berlusconiano di ricomporre la destra, tradottosi in ripetute scissioni al centro (ultima, quella di Alfano). Di qui la tragedia, di cui
parlavamo all’inizio.
Qualche lettore si chiederà. E  Grillo? Il suo movimento, in qualche misura,  ricorda il fascismo delle origini:  si evoca la rivoluzione mentre in realtà si parla alla pancia degli  italiani, cercando di catturare, proprio come il fascismo, consensi a destra e sinistra. Qualcuno ha parlato di populismo. Ma che cos’è il populismo?   Se non un immenso movimento politico di pance, pardon di centro…  

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