Berlusconi, la tragedia politica della destra e... degli italiani
Una pancia così
Berlusconi, con la conferma
dell’interdizione, sembra essere arrivato al capolinea, per dirla
sbrigativamente. Ora, ammesso che sia
così, si
tratta di una tragedia politica ?
No. In realtà la tragedia della destra italiana ha origini strutturali e rinvia a un atteggiamento
collettivo, ben consolidato. Ci spieghiamo meglio.
Innanzitutto, per quale ragione
parlare di tragedia? Una ragione esiste.
Perché, come hanno mostrato fior di ricerche storiche e sociologiche, gli italiani non sono un popolo spiccatamente
rivoluzionario, come i francesi ad esempio, né conservatore e amante dell’ordine a tutti i
costi come i tedeschi.
Si pensi al Risorgimento e alla sua distanza dal radicalismo sociale della Rivoluzione francese, soprattutto nella
fase giacobina. Oppure al fascismo, che
si autodefinì rivoluzionario, per poi
“concordare” con la Chiesa Cattolica
e blandire industriali e lavoratori introducendo il protezionismo
economico e sociale. O alla Democrazia partito dell' ordine che però andava verso sinistra.... Oppure ai comunisti all'emiliana. Cosicché chi
governa in Italia (Renzi stia attento…) tende sempre a parlare alla
“pancia” degli italiani, a un atavico e
transpolitico (per usare una parola difficile) bisogno di sicurezza. Per farla
a breve: a prescindere dal regime
politico chi governa non può evitare di marciare in direzione del centro Insomma, se ci si perdona l’espressione,
gli italiani non sono né carne né pesce: né destra né sinistra, ma
centro, e nell'accezione peggiore, quella, ripetiamo, di pancia… È qui
la tragedia collettiva, di cui sopra. Riguarda la materia prima: il popolo. E dispiace dirlo.
Il che però spiega la difficoltà - spesso però utilizzata dalle
stesse forze politiche come scusa - di "organizzare" schieramenti politici
chiaramente definiti, a destra come a sinistra. Inutile qui rifare la storia politica dell’Italia
unita, sempre gravitante -
“sempre”, perché anche il
fascismo mediò parecchio al suo interno -
intorno al centro politico,
magari, di volta di volta, caratterizzato da vaghe aspirazioni di poter marciare verso destra o sinistra…
In questo quadro, appena
delineato, la sinistra tuttavia ha sempre cercato di contrastare la “panciuta” indifferenza politica degli
italiani e di conseguenza la naturale
gravitazione verso il centro. In
qualche misura - si pensi all’esperienza socialista e comunista - ha sempre mostrato maggiore compattezza.
Mentre la destra no. Si pensi alle molteplici correnti liberali
postrisorgimentali, conservatrici, moderate, radicali, legate però più che all’idea a questo o quel notabile. Oppure alla
Democrazia Cristiana, sorta di
contenitore delle correnti politiche più diverse. Infine, a fascisti e neofascisti, relegati a
destra, anche se ipnotizzati dall’
immaginosa idea di poter andare al di là
della destra e della sinistra, fiduciosi
di non dover pagare alcun tributo determinante al centro
politico. Detto altrimenti: alla pancia
degli italiani.
Pertanto, non sarà l’uscita di
scena del Cavaliere a mutare il quadro sociologico delineato, come del resto prova il
fallimento del tentativo berlusconiano di ricomporre la destra, tradottosi in
ripetute scissioni al centro (ultima, quella di Alfano). Di qui la tragedia, di
cui
Qualche lettore si chiederà. E Grillo? Il suo movimento, in qualche misura, ricorda il fascismo delle origini: si evoca la rivoluzione mentre in realtà si parla alla pancia degli italiani, cercando di catturare, proprio come il fascismo, consensi a destra e sinistra. Qualcuno ha parlato di populismo. Ma che cos’è il populismo? Se non un immenso movimento politico di pance, pardon di centro…
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