A proposito di un “Cucù”
Venezianate…
Marcello
Veneziani ha osservato che “non si può
chiedere a quelli di destra l’eutanasia collettiva per espiare, facendo sparire
del tutto i temi della sovranità nazionale e della tradizione” (*). E dove è scritto che il monopolio della nazione
e del passato appartiene di diritto alla
destra neofascista?
“L’intellettuale
di destra per antonomasia” - secondo la definizione di un seguace
- commette due errori.
Il primo, riguarda, confucianamente, il corretto significato delle parole. La destra cui Veneziani fa immaginosamente
riferimento e da cui proviene è quella neofascista. Che a stretto rigore si è
sempre dichiarata al di là della destra e della sinistra. Basta fare un giretto on line per scoprirlo. Insomma, che c’entra il neofascismo con la destra
liberaldemocratica dei conservatori e
moderati? Veneziani andrebbe denunciato
per pascolo politico abusivo. Inoltre, è giustissimo,
visto il pessimo uso che ne hanno fatto nel Ventennio, chiedere ai neofascisti di non tornare a sproloquiare sulla sovranità
nazionale, confondendo, di regola in cattiva fede, idea di nazione
(risorgimentale e liberale) e nazionalismo (fascista).
Il secondo,
rinvia al concetto di tradizione. E qui
ci sbrighiamo subito. Di quale
tradizione parla Veneziani? Se è quella
moderna, si tratta di un patrimonio
comune a tutte le parti politiche, dalla destra alla sinistra. Quindi discorso chiuso. Se invece si tratta delle Tradizione, quella
con l’iniziale maiuscola, così cara a
Veneziani, si ricade di nuovo nel tradizionalismo di stampo neofascista
(Evola e dintorni, tanto per capirsi). Si penserà:
ma è proprio caso di chiosare le venezianate? Per citare, un pio uomo, “colui che parla chiaro, ha chiaro l’animo
suo”. E noi parliamo chiaro, sempre.
Veneziani no. E qualcuno deve pur dirglielo.
Carlo Gambescia
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